In un libro la storia del “magnifico”, il vero padre del Duca Federico

di MAURO TORRESI

URBINO – Un artigiano e un vigile urbano in viaggio per l’Italia per scoprire la vera storia del padre del Duca Federico. Tutto è partito da un manoscritto seicentesco conservato a palazzo Ubaldini. Una “mappa del tesoro” che ha portato Leonello Bei e Stefano Cristini, due appassionati di Apecchio, in giro per il nostro Paese sulle tracce del condottiero Bernardino Ubaldini della Carda, il vero padre del duca Federico da Montefeltro.

Città di Castello, Gubbio e Firenze sono alcune delle tappe che i due appassionati di storia hanno percorso per arrivare a ricostruire la biografia di Bernardino, tra carte ingiallite dal passare dei secoli, traduzioni dall’italiano volgare e verifiche di fonti storiche. Per ogni citazione contenuta nel documento di partenza, i due hanno cercato una conferma, visitando di persona i luoghi a cui il manoscritto faceva riferimento. Dal loro lavoro, durato tre anni, è nato il libro “Vita e gesta del Magnifico Bernardino Ubaldini della Carda”, presentato a Urbino mercoledì 25 novembre.

copertina_ubaldiniIl condottiero, soprannominato “il magnifico” per il suo coraggio, nacque ad Apecchio intorno al 1390. Negli anni di vita militare ebbe a che fare con personaggi come il Conte di Carmagnola, il Duca di Milano Filippo Maria Visconti e, non ultimo, Guidantonio da Montefeltro. Con i conti urbinati Bernardino ebbe un rapporto stretto: sposò Aura, figlia di Guidantonio. Dalla loro unione nacque Federico da Montefeltro. Il bambino, però, fu legittimato da Guidantonio come frutto di una sua relazione extraconiugale. Su questa ricostruzione sembrano convergere le opinioni di più di uno studioso: il duca Guidantonio riconobbe il nipote Federico come figlio perché desiderava un maschio a cui far ereditare un patrimonio che altrimenti sarebbe andato perduto.

Quella di Bei e Cristini è “una ricostruzione precisa e documentata”, ha commentato il rettore dell’Università Carlo Bo, Vilberto Stocchi, durante la presentazione. Il libro, ultimo della collana dell’associazione Amici della storia di Apecchio, introduce anche novità in campo storico. Come nel caso della Battaglia di Maclodio del 1427 in cui gli eserciti fiorentino e veneziano si scontrarono con quello del Ducato di Milano. Bernardino, stratega per Firenze e Venezia al comando del Conte di Carmagnola, ebbe un ruolo di primo piano nel conflitto, secondo gli studiosi. Un ruolo molto più importante di quello che le cronache ricordino. “Il poeta Giovanni Cavalcanti documentò la battaglia – ha spiegato Leonello Bei, che nella vita di tutti i giorni lavora come artigiano – Noi ci siamo attenuti ai suoi scritti”.

Gli amanti dell’arte conoscono il trittico della Battaglia di San Romano, del pittore Paolo Uccello. In base alle ricerche dei due apecchiesi, la scena del disarcionamento di Bernardino Ubaldini della Carda (particolare nella foto di copertina) sarebbe, in realtà, l’immagine della sua caduta nella battaglia di Anghiari. Una scoperta, quella legata al quadro, che li porterà in udienza agli Uffizi dove illustreranno e motiveranno la loro posizione. “Trovare nuove conferme a ogni tappa del percorso è stato gratificante – ha raccontato Leonello Bei, alle spalle 20 anni di passione per la storia – E’ stato un piacere fare ricerca su un personaggio così importante per Apecchio”.