Il presepe è una Urbino immaginaria di polistirolo e das

di MAURO TORRESI

URBINO – Ogni anno Luciano Biagiotti aggiunge un pezzo alla sua Urbino di polistirolo e das. Ha iniziato nel 2006 con una riproduzione della scalinata con gli archi del retro del Palazzo Ducale e ha finito, per ora, con il Mausoleo dei Duchi. Al centro della sua città in miniatura c’è la Natività. E’ il modello di presepe che l’artista urbinate condivide con il pubblico nella chiesa di San Domenico, una delle 44 tappe delle Vie dei Presepi. La rassegna, organizzata dalla Pro Urbino, si estende per tutto il centro storico, con esposizioni in vetrine, palazzi, chiese, cortili e vicoli.

Nel presepe di Luciano Biagiotti i monumenti della città non rispondono a un ordine prestabilito: sono posizionati in modo diverso rispetto alla realtà e tra l’originale e il modellino non tutti i dettagli sono fedeli. Così l’obelisco di piazza Rinascimento lo troviamo al posto della statua di Raffaello e il pittore rinascimentale è davanti all’orto botanico di via Bramante. “Volevo creare la mia Urbino”, spiega l’artista. In 26 metri di perimetro i punti più importanti della città ci sono tutti. Alcuni si riconoscono subito, altri bisogna cercarli. A prima vista l’effetto è un po’ straniante. C’è anche una parte nascosta che si può vedere solo inserendo la macchina fotografica in un buco nel presepe: è una riproduzione di una delle cappelle della cripta del Duomo, con altare, calice e crocifisso.

Biagiotti è un insegnante di educazione artistica ora in pensione. “Alle scuole medie facevo sempre lavorare i ragazzi con materiali da manipolare – racconta -, a Carnevale costruivamo le maschere e a Natale il presepe”. Anche in pensione, la passione è rimasta e l’esposizione della sua opera è ormai appuntamento fisso per gli urbinati.

“Quando vengono a visitare il presepe mi chiedono sempre quale sia la nuova aggiunta – continua Biagiotti – ‘Cercatelo’, rispondo io. La gente dà letteralmente i numeri una volta qui. E mi riempie di complimenti. Questo mi carica e mi spinge a creare per l’anno successivo”. Il lavoro a ogni nuova parte dura pochi giorni, dall’inizio delle feste fino a qualche settimana dopo l’Epifania. Oltre a polistirolo e das, l’artista si serve di materiali di scarto, come nel caso dei lampioni della vecchia fonte al Mercatale. “Questo sono io che aiuto mia madre a piegare il bucato – dice indicando due statuine vicino alla fonte”. “Il presepe è tutto nella mente umana. Non esiste prospettiva, dimensione o una regola fissa. Esiste la poesia e la religiosità che portano a crearlo. Osservarlo serve a tornare bambini”.

LA URBINO TRASFORMATA IN PRESEPE
(video di Martina Nasso e Mauro Torresi)

Sempre in centro, nel deposito di una vecchia osteria in via dei Fornari, c’è un presepe particolare ambientato nella Roma dell’800. Alle 20,45 del 21 ottobre 1897 al Teatro Dal Verme danno la prima della Bohème di Giacomo Puccini. Lo si legge in un mini manifesto incollato alla parete di uno degli edifici in polistirolo e cartone. In questo caso, tutti i personaggi sono meccanizzati. La Madonna si avvicina a Gesù bambino per accudirlo, il falegname è occupato nelle riparazioni e la sarta tesse dentro alla sua casa. Ma “il ciabattino ogni tanto si blocca e bisogna toccarlo per farlo ripartire”, spiega Attilio Fini, segretario della Pro Urbino, mentre ci accompagna nella visita.

Il presepe romano è stato donato anni fa da Giovanni Montanari, armatore fanese. Si trovava nel deposito di un convento di frati, sempre a Fano. “Era molto più grande – racconta una delle persone che ha aiutato a recuperarlo -, si dice che avesse un perimetro di 80 metri. Abbiamo recuperato quel che si poteva, il resto è marcito”. Quel che rimane è una riproduzione di edifici romani, con tanto di rovine vicino alle case abitate. Gli interni delle abitazioni sono arredati, nel dettaglio. “Mentre lo osservano, le persone rimangono incantate”, dice Attilio Fini, da 10 anni impegnato nell’organizzazione delle Vie dei Presepi.

Per la quindicesima edizione le riproduzioni della Natività sono più di 100, distribuite nei 44 punti del centro storico. Per visitarli c’è tempo fino al 6 gennaio 2016.