Chiude la storica legatoria di Urbino Renova Libris: “Schiacciate da crisi e concorrenza sleale”

Francesca e Simonetta Buratti
DI ADRIANO DI BLASI

URBINO – Nella piccola legatoria di via Bramante 51 si sente ancora l’odore della colla. Decine di fogli e copertine sono sparsi per la stanza tinta di rosa, in attesa di essere inscatolati. In un angolo la vecchia tagliacarte della Herold racconta il passato di un mestiere rivoluzionato dal digitale. Simonetta e Francesca Buratti sono indaffarate per mettere in ordine tutto e concludere gli ultimi lavori. La legatoria che per vent’anni è stata la loro seconda casa e un punto di riferimento per tanti studenti di Urbino, sta chiudendo.

“È anche colpa della crisi – spiega Simonetta, la maggiore delle due sorelle – ma il vero problema è che c’è troppa offerta rispetto alla domanda e alcuni lavorano anche in nero. Noi facciamo pagare 20 euro per una tesi ma c’è chi, a discapito della qualità, la vende a metà prezzo e se lo studente si accorge di un errore non ottiene neanche la correzione. Poi ci sono tanti fuori sede che tornano a casa nel weekend e la fanno rilegare lì”. Una situazione difficile da affrontare ma loro non hanno mai perso il sorriso: “Non ci si può mica ammazzare”.

Dal 1997, quando Simonetta e Francesca hanno acquistato la legatoria da un conoscente e una tesi costava 40mila lire, è cambiato molto: “Ricordo – dice Francesca – che c’erano sessioni d’esame in cui rilegavamo anche 100 tesi. Negli ultimi anni non facevamo neanche lontanamente questi numeri”. A rimanere immutato è stato il rapporto con gli studenti: “Ogni tanto qualcuno si dimentica di pagare – continua con un sorriso – ma non abbiamo mai avuto grandi problemi con loro, anzi. Quando ancora c’erano le lire un ragazzo genovese ci ha riportato 5000 lire dalla Liguria pur di saldare il debito. Cose da pazzi”.

Qualche problema in più c’è stato con i docenti: “Qualche tempo fa – spiega Simonetta mentre pressa alcuni documenti – una professoressa è entrata in negozio per farsi rilegare un libro. Gli abbiamo detto che sarebbe costato 10 euro e lei ce lo ha lasciato. Dopo cinque minuti però è rientrata e ha detto che prima si sarebbe fatta fare un preventivo da un’altra parte”.

Con la loro chiusura, dalla prossima settimana resterà aperta solo una delle quattro legatorie storiche della città: quella di Gabriele Dondi alla Piantata. Loro però non hanno intenzione di ricominciare: “L’unica certezza è che non riapriremo, stiamo vendendo anche le macchine. Meglio fare le casalinghe disperate – dicono in coro ridendo – e magari fare le nonne a tempo pieno, quando sarà il momento”. Nel negozio entra un cliente, forse l’ultimo di sempre.

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Adriano DiBlasi