Violenze e minacce dall’ex marito, il racconto in tribunale: “Me lo trovavo in casa di notte”

di RICCARDO MARCHETTI

URBINO – Si è seduta al banco dei testimoni del tribunale di Urbino e ha raccontato delle botte, delle minacce e degli insulti subiti – durante e dopo il matrimonio – dall’ex marito, che ha denunciato ai carabinieri ad aprile 2015 . L’uomo, un cittadino turco che fino a poco tempo fa gestiva un’attività di ristorazione take away nel centro storico di Urbino, si era presentato per l’ennesima volta a casa sua senza preavviso. Ora è sotto processo per violenza domestica, stalking, minacce e ingiurie. Processo che si svolge in contumacia, visto che l’uomo è tornato nel suo Paese – dove in passato è stato implicato in un caso di omicidio – e dovrebbe restarci almeno fino a maggio. Il giudice avrebbe dovuto sentire la sua versione dei fatti nell’udienza fissata per il 2 febbraio, ma lui ovviamente non c’era. Così hanno parlato solo l’ex moglie, italiana, e alcuni testimoni.

La coppia viveva in uno dei tanti paesini tra Pesaro e Urbino. Un matrimonio complicato, ha spiegato lei in tribunale. “Una volta mi ha rotto l’orbita oculare con un pugno” ha raccontato al giudice. In quel caso decise di passarci sopra (ci fu comunque una denuncia d’ufficio per lesioni che però non ebbe seguito). Poi la separazione consensuale, seguita da un periodo di riavvicinamento durante il quale lei rimase incinta. Quindi la nuova rottura, che l’uomo non ha mai accettato. “Nonostante la separazione, essendo la madre di suo figlio per lui continuavo a essere sua moglie. Non concepiva che tra noi fosse finita” ha raccontato. Intervennero anche i servizi sociali e all’uomo fu tolta la patria potestà. “L’assistente sociale fissava degli incontri tra lui e il bambino, ai quali lei sarebbe stata presente – ha spiegato – ma lui non si presentava quasi mai. Quando ha deciso di andare in Turchia ha chiesto di vederlo, dovevano stare insieme dalle 16 alle 17  ma si è presentato alle 16:50. Gli ha detto solo che sarebbe stato via otto mesi”.

Considerandola ancora la sua donna, l’uomo continuava a presentarsi a casa di lei a proprio piacimento e a tutte le ore. “Non avendo cambiato la serratura me lo ritrovavo in casa all’improvviso, anche in piena notte – ha detto – a volte si presentava alle due dicendo che doveva vedere suo figlio. Fino a che non è tornato in Turchia non riuscivo più a dormire, anche quando ero sola mi sembrava di sentire la sua presenza”. Queste visite, racconta in tribunale la donna, spesso erano tutt’altro che tranquille: “Urlava, mi insultava davanti ai vicini”. “Una volta ho sentito un gran rumore e sono uscita sul pianerottolo – ha testimoniato una condomina – c’era lui che la tirava per i capelli e la insultava, la chiamava puttana. La signora aveva dei segni rossi sul collo. Gli ho urlato di smetterla e lui si è messo buono”.

Poi c’erano i messaggi. “Mi scriveva che sarebbe finita male – ha proseguito la vittima – io gli rispondevo che sarebbe finita male per lui se non l’avesse fatta finita. In più non voleva che lavorassi, minacciava il mio capo e per colpa sua sono stata licenziata. Pretendeva che restassi a dare una mano nel suo locale”. E l’ex datore di lavoro, pur attribuendo il licenziamento ad altri motivi, ha confermato in tribunale di essere stato minacciato dall’uomo. “Mandava messaggi anche a me, così gli dissi di venirmi a trovare nel mio locale e lui accettò – ha spiegato – quando arrivò era alterato, poi si calmò”.

Alla fine, esasperata dalla situazione e dall’ennesima visita indesiderata, la donna l’ha denunciato. “Lo trovammo che guardava la televisione, come fosse in casa sua – ha raccontato in tribunale il carabiniere che all’epoca intervenne – lui non oppose resistenza e ci consegnò le chiavi”. Ora la serratura è stata cambiata, l’uomo è lontano e la paura di denunciare i soprusi dell’ex marito è stata vinta. Un passaggio spesso difficile ma fondamentale affinché alle brutte storie come questa possa essere scritta la parola fine.