“Troppe informazioni e attenti ai falsi”: le idee delle redazioni sul giornalismo d’emergenza all’hackathon

Foto: Nicolas Magand social media editor per Gen
di OLGA BIBUS e MARTINA MILONE

Frenare il circolo delle fake news, aiutare chi ha la sfortuna di trovarsi in una situazione d’emergenza come un terremoto, filtrare il gigantesco flusso di informazioni che ne deriva. Sono alcune delle idee che i team che partecipano all’hackathon organizzato da Global editors network a Roma vogliono trasformare in progetti.

Un evento organizzato da Gen in collaborazione con il Gruppo Espresso, due giorni in cui le più importanti redazioni italiane si sfidano sul tema ‘disaster reporting’. Ogni team – composto da un giornalista, uno sviluppatore e un grafico, per mettere insieme competenze e sensibilità diverse -cerca di ideare un prototipo (piattaforma, applicazione per lo smartphone, sezione del sito) che aiuti a coprire in maniera efficace eventi disastrosi.

I temi della giornata. Ma non si è solo lavorato ai progetti. Nella stanza dove le redazioni sono all’opera hanno preso la parola anche alcuni ospiti. Marco Laudonio che si occupa di comunicazione al Ministero dell’Economia e delle Finanze (ed è uno dei tre giudici della competizione) raccomanda alle redazioni partecipanti di dare sempre informazioni chiare e precise, ma senza creare allarmismi. Elisabetta Tola, esperta di data journalism e media trainer del Google News Lab, ha sottolineato l’importanza di verificare anche le immagini quando si parla di eventi disastrosi. E ha ricordato come un’immagine della famosa serie televisiva Lost sia finita sui giornali al posto dell’aereo della Malaysia Airlines abbattuto nel 2014.

Perché il mondo delle fake news negli ultimi anni ha invaso i social e il web ed è al centro di un ampio dibattito sui media di tutto il mondo.

Proprio un’informazione consapevole e fatta di verifica delle fonti è uno degli obiettivi principali di Hackaton. Evento che è anche un momento di confronto tra giornalisti. Così Tola sottolinea come ruolo del giornalismo sia quello di mediare, controllare ed evitare che queste fake news prendano campo nell’immenso bacino della rete, dove è poi impossibile recuperarle.

Fake news, ma anche notizie imprecise o provvisorie. Come il tema delle magnitudo ribassate che segue ogni sisma in Italia. Come il 24 agosto 2016 all’3,36 un terremoto di magnitudo 6,0 con epicentro ad Accumoli ha sconvolto il centro Italia. Ma le prime notizie parlavano di 6,5: in pochi minuti il popolo dei social era in rivolta. Per ore hanno girato su Facebook e Twitter post disinformati, falsi e tendenziosi su possibili complotti per abbassare la magnitudo.
Il 30 ottobre 2016, ore 7,40, il disastro si ripete. La notizia viene lanciata sui primi social con una magnitudo di 7,1. È la Reuters la prima a scriverla su Twitter. Poco dopo l’Ingv (Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia) comunica la reale magnitudo, 6.5. Prime approssimazioni lanciate come definitive che hanno alimentato il dibattito.

Le idee presentate. App, piattaforme e sistemi di monitoraggio dei contenuti presenti sui social sono tra i progetti principali che le squadre hanno proposto alla fine della prima giornata di Hackathon. Al bando, quindi, misinformazione e disinformazione. Contenuto generato dagli utenti sì, ma sempre mediato da un team di esperti.

Il data journalism nelle redazioni è stato uno dei temi che è emerso più di frequente durante la prima giornata dell’hackathon. Raccogliere i dati è importante. Saperli divulgare è fondamentale. Anche questo è giornalismo.

Molte redazioni hanno ritenuto importante sottolineare il lavoro del giornalista che agisce come filtro tra la mole di informazioni che circola quando si verificano delle calamità. E hanno concentrato su questo i loro progetti. Altri, come la Repubblica e Umbria24, hanno pensato prima di tutto a chi l’emergenza la vive e hanno ideato un’app per loro.

Gli Informatici di Ondata International pensano al dopo e vogliono creare uno strumento di monitoraggio degli appalti pubblici per aiutare a ricostruire. Ma non sfugge nemmeno l’immediatezza dei messaggi audio quando succede qualcosa di terribile. “L’audio è lo strumento di comunicazione ideale nei momenti critici” è l’idea del Corriere della Sera.

Il progetto più innovativo verrà scelto nella seconda giornata da una giuria. La redazione vincitrice andrà a Vienna per la finale di EditorsLab 2017.