Crisalidi e corpi in pellicola: a palazzo Ducale arriva la Ri-nascita di Nobili

di MATTEO DE RINALDIS

URBINO – Donne vestite solo di vernice sgargiante ritratte in fotografie dal sapore contemporaneo, plastica, vetro frantumato, pezzi di ferro riutilizzati e trasformati in installazioni, persone avvolte nella pellicola come crisalidi. Anzi una, Crisalide. Quella che Leonardo Nobili porterà a Palazzo Ducale, nell’appartamento della Jole, dall’8 aprile all’8 maggio insieme ad altre due installazioni: Urlo e Prigioniera nello spazio.

Negli anni le sue opere, sempre rivolte al contesto sociale contemporaneo, sono state apprezzate in tutto il mondo: da Pesaro a New York, da Monaco a Parigi. Ora l’artista, originario di Montelabbate e formatosi a Pesaro e all’accademia Raffaello di Urbino, torna a esporre nella città ducale a quindici anni di distanza dall’ultima volta, nel 1992, al Collegio Raffaello: “Una delle mostre più importanti della mia vita artistica”.  La mostra sarà aperta sabato da una performance di danza contemporanea, sempre sulla tema della Ri-nascita, di Michele Giovannelli e Alessandra Zanchi.

Danza, pittura, installazioni: nelle sue opere si fondono varie espressioni artistiche.
Sì, il direttore di Palazzo Ducale Peter Aufreiter ha capito perfettamente il connubio tra arte rinascimentale e arte contemporanea. È una mostra completa, ma con un unico fil rouge: la Ri-nascita. L’idea che voglio trasmettere è quella di una sorta liberazione da una crisalide, un venir fuori da un involucro per liberasi e cercare uno spazio infinito, di luce. E lo faccio attraverso tutti i metodi espressivi: pittura, scrittura, foto, performance.

Ma soprattutto attraverso un materiale inusuale: pellicola trasparente che avvolge dei corpi umani.
Suggestivo e provocatorio. Volevo che le mie opere smuovessero e suscitassero un interesse intimo.

L’appartamento della Jole

Non è la prima volta che utilizza materiali poveri.
Mi affascina dare nuova vita a cose che l’uomo usa e getta. Sono in una fase di arte informale, se così possiamo definirla: prendo un oggetto che normalmente sarebbe spazzatura, di cui non rimarrebbe nulla e lo faccio diventare protagonista. Penso, ad esempio, ai vetri frantumati. Se l’artista riprende quelle frantumazioni dietro c’è una storia, la storia dell’uomo. Il vetro rivive nell’opera e nell’opera rivive la storia dell’uomo. Tutto ciò grazie all’arte.

La sua opera spazia tra pittura, scultura, fotografia.
C’è la voglia di sperimentare e soprattutto la voglia di esprimersi al meglio. Nel tempo capisci che un’artista deve lavorare a trecentosessanta gradi. Con la pittura non riesci a dire certe cose, allora passi al video, alla fotografia. Ho lavorato come fotografo e con i video, un’esperienza molto importante per me, che mi ha segnato molto, come i tanti viaggi e le esperienze fuori dai confini italiani.

Tra queste New York. Com’è stato esporre durante le manifestazioni di protesta di “Occupy Wall Street”?
Era il tempo degli indignados nel mondo. Ci siamo ritrovati davanti a una banca, il simbolo delle banche mondiali. Ho messo la pellicola attorno a una persona in ginocchio davanti alla banca. Era una provocazione contro il sistema dei soldi in generale.

Ha esposto anche a Parigi e Monaco. Che differenza ha trovato con l’Italia?
All’estero sono più attenti, si rendono conto di trovare di fronte un artista serio, che fa ricerca e ha voglia di fare. Anche le istituzioni lo sono, aiutano e incentivano i giovani. Da noi questa cosa accade ma in maniera molto minore. Negli anni ’70-’80 le cose funzionavano abbastanza bene, ora le cose sono un po’ cambiate.

C’è qualche artista che l’ha particolarmente ispirata in questi anni?
Nella vita di un’artista è facile imbattersi in personalità che esprimono le nostre stesse inquietudini, le nostre stesse angosce. Quando ero più vicino alla figurazione un esempio è stato Gregorio Sciltian, almeno dal punto di vista tecnico. Strada facendo, quando il mio lavoro è diventato più informale e astratto, non potevo non rifarmi ad Alberto Burri.

Cosa rende un artista tale?
La capacità di guardarsi dentro, di scavare, senza mai inchinarsi al sistema del mercato. L’importante è guardare dentro di sé con le proprie esperienze di vita. Io ho preferito rimanere sempre così, per far in modo che l’arte divenisse parte della mia anima. La mia espressione deve raccontare la vita, deve farmi stare bene.

Un consiglio agli artisti più giovani?
Girate il mondo, fate esperienze, conoscete il mondo! Solo così si può raccontare la propria vita. Se uno rimane sempre nel proprio Paese, c’è poco da raccontare. Puoi essere uno dei più bravi al mondo, ma la tua opera non sarà degna di nota.