Dacia Maraini: “I giornalisti devono parlare con le persone, interrogare i fatti” – VIDEO

La scrittrice Dacia Maraini
di SIMON PIETRO TURA E LORENZO PASTUGLIA

URBINO – Consigli da una grande scrittrice ed ex giornalista a giovani cronisti in rampa di lancio: per Dacia Maraini è “fondamentale andare sul campo, parlare con le persone e verificare le notizie”. Oggi si trovava a Urbino per un incontro con gli studenti del liceo classico “Raffaello”. Prima di recarsi a Palazzo Battiferri, sede dell’evento, ha scambiato due parole con Il Ducato, affrontando temi come il ruolo della cultura nella società attuale e il futuro della letteratura italiana. Abbandonandosi anche ai ricordi, ricordando il piacere di conversare con Pasolini, Sciascia o Moravia.

Il giornalismo oggi, secondo la scrittrice, è ancora quello che “fa consumare le suole”: “Tutto nasce dalle cose reali, la realtà va interrogata e non vista da lontano, per sentito dire. Dovete  interrogare i fatti nei dettagli, è la prima onestà dell’intellettuale” ha concluso la scrittrice nativa di Fiesole.

Dopo questi consigli tra ‘colleghi’ la sua attenzione si è spostata sugli studenti: alla scrittrice non piacciono i troppi luoghi comuni sulle nuove generazioni, accusate di essere svogliate e senza passioni. Un ruolo fondamentale lo giocano i professori che devono trasmettere le proprie conoscenze con competenza e passione, oltre a porsi con un atteggiamento di scambio nei confronti dei giovani, “agli studenti si insegna ma da loro si può anche imparare” afferma la vincitrice del Premio Strega ’99. Per le nuove generazioni è importante leggere libri su libri, in primis per espandere le proprie conoscenze ma anche perché la lettura ha un altro ruolo “fondamentale”, quello di riuscire a mettere in moto l’immaginazione che è “la forza più grande e potente del nostro corpo, dalla quale nasce poi anche l’etica”.

Maraini, che è stata tra i protagonisti del Festival del giornalismo culturale nel 2016, a Fano, si interroga anche sul ruolo della cultura nella società di oggi: “È un peccato che abbia un ruolo un po’ sacrificato, da sola non riuscirà a salvarci da questo momento di crisi che stiamo vivendo, ma può essere uno stimolo per una maggiore consapevolezza e responsabilità”. L’importante è ripartire dalle idee che devono essere alla base di tutto, anche della politica, un mondo dove oggi vince chi insulta di più e alza maggiormente la voce. Maraini si concede anche una breve riflessione sul suo passato, alle amicizie con alcuni tra i più importanti autori del ‘900 italiani (Pasolini, Sciascia, Moravia) con i quali era solita incontrarsi “senza avere un vero e proprio scopo ma solamente per il piacere di discutere”.

Chiusura dedicata al futuro della letteratura italiana, un avvenire che la scrittrice definisce “fertile”, con due filoni di scrittura principali: uno di denuncia dei problemi della società attuale mentre l’altro approfondisce “l’io”, il rapporto dell’uomo che si sente solo, impotente nei confronti del mondo senza ideologie e senza futuro. Tra gli autori preferiti della Maraini Silvia Vallone e Roberto Saviano.