Umberto Piersanti: “Urbino una ‘imperfetta città ideale’, non è quella del quadro”

di DANIELE ERLER

URBINO – “Né marmi né cornicioni, a Urbino l’eleganza è sempre nella misura, a volte quasi nella povertà. Agli urbinati il barocco non piace”. È una lettura da poeti, non da storici dell’arte. E ha fatto uscire il lato sentimentale di un quadro, non i suoi aspetti tecnici. L’ha fatta lo scrittore e poeta urbinate Umberto Piersanti, “in un modo assolutamente libero e diverso”, durante l’incontro dei ‘mercoledì dell’arte’, organizzati in via del Popolo a Urbino.

Il quadro è forse il più celebre fra quelli conservati a palazzo Ducale, ‘La città ideale’. Piersanti lo ha riletto con uno sguardo onirico, coinvolgente nella capacità di spaziare fra la dimensione ideale e artistica – quella del quadro – e quella reale di Urbino.

Ma Piersanti non crede che la città del quadro, come ha supposto qualcuno, sia la traduzione idealizzata su tela di Urbino. “L’Urbino reale – ha detto – è più magica e fluttuante, meno perfetta. Ma allo stesso tempo è una città che risente di un tono che la città ideale non ha. La città ideale ha un aspetto che qualcuno può leggere come inquietante o drammatico. Qualcun altro invece come luogo di perfezione”.

Nel quadro c’è un rapporto “metafisico” fra la prospettiva geometrica della città e l’assoluto del cielo. “La perfezione della ‘città ideale’ si perde in un cielo altrettanto assoluto. È una città in un tempo remoto, immobile, che attraversa la storia. È un luogo emblematico, un altrove diverso, sospeso nel tempo”.

Urbino è invece una città che vive, anche nel rapporto con la natura (le Cesane) che la circonda. Ma è anche “una fantasia”, con i torricini di palazzo Ducale “che ricordano il castello di una fiaba”. “Alla ‘città ideale’ del quadro non spetta invece questa dimensione fiabesca”. È una città che non ha persone, in cui ci si è illusi “che il tempo potesse attraversare indenne la storia”.

“La ‘città ideale’ è Urbino come poteva essere, ma per fortuna non è stata – ha concluso Piersanti – quello del quadro rimane un modello, una suggestione, un sogno che ci continua a seguire nei secoli”.