Andrea Cangini all’Ifg di Urbino: “Il giornale ‘vicino di casa’, così il Carlino è diventato un riferimento per il territorio”

di GIACOMO BARDUCCI

URBINO – Andrea Cangini, direttore del quotidiano nazionale Il Resto del CarlinoQuotidiano.net ha visitato giovedì mattina la sede della Scuola di giornalismo di Urbino e poi ha tenuto una lezione sullo stato della cronaca locale nei quotidiani e sul rapporto tra web e carta stampata.

Parlando del giornale che dirige, Cangini ha anche spiegato agli allievi della scuola il paradosso de Il Resto del Carlino: talmente popolare da essere letto in quasi tutti i bar di Marche ed Emilia Romagna, creando però un problema di introiti per la testata. Tutti lo leggono, molti meno lo acquistano in edicola. La storica testata, fondata nel 1885, è ormai per molti lettori del centro Italia “un’istituzione, qualcosa che c’è sempre stato”.

Web e social 

“Mai come in quest’epoca la credibilità di giornali e giornalisti è stata così bassa, sembra essere diventato popolare parlare male dei giornalisti, questo significa che c’è un problema tra i professionisti dell’informazione”. Cangini parte da questo punto, il quarto potere travolto dalla critica popolare e dai social media. “Io non ho profili social – dice Cangini – secondo me meriterebbero tempo per essere usati al meglio che non riesco ad avere”. Con internet tutti siamo informati in tempo reale su ciò che accade nel mondo e rende – nella percezione di tanti – superfluo affidarsi a un giornale. “Le persone che si informano su internet – continua Andrea Cangini – tendono ad escludere le fonti diverse da quelle che sono abituati a leggere, inserendosi in un percorso che porta a confermare tutti i loro giudizi”.

“Il grosso problema di Facebook è l’anonimato – continua il direttore – la facoltà che tutti possono scrivere ciò che vogliono senza essere riconoscibili e il fatto che il social stesso non rende responsabili di quello che viene pubblicato”.

Il web, secondo il direttore, ci ha proiettati anche in un’idea di “eterno presente” in cui si va a perdere la memoria, un esempio che fa è la riunione di redazione alla mattina: “Quando si leggeva su carta la memoria visiva aiutava molto, con il passaggio alla lettura sul digitale le riunioni di redazione sono diventate grottesche. Nessuno si ricorda cosa o dove aveva letto” quella notizia. Cangini aggiunge però di non bocciare la Rete, ma di voler stimolare una riflessione su un suo utilizzo intelligente. “Le persone devono capire che le fonti da cui prendono le notizie non sono tutte uguali. Online ci sono siti, notizie, su cui basarsi ma bisogna capire quelli su cui si può fare più affidamento”.

La realtà del Carlino

Il Resto del Carlino non è solo un giornale, è un istituzione. Qualcosa che c’è sempre stato”. La nostra forza, spiega Andrea Cangini, è la presenza nel territorio. Questo ci permette di intercettare le notizie allo stato nascente e portare alcuni casi dall’ambito locale all’ambito nazionale”. Il caso Fatima, la ragazzina di origini bengalesi alla quale la madre aveva rasato i capelli perché non voleva portare il velo ne è un esempio, racconta Cangini: “Questa radicalizzazione nel territorio, di essere informati sul fatto che avviene a poca distanza da casa dei lettori è la nostra forza”.

L’altro vantaggio che ha il gruppo del Carlino è l’avere un editore che fa solo l’editore. “Tradizionalmente i giornali -dice Cangini – sono in mano a persone che hanno altri interessi e questo è un forte condizionamento per un direttore, da noi fortunatamente non accade”.

Cangini spiega anche come un punto di forza – la grande popolarità sul territorio – si sia trasformato in un problema: “Dai risultati di un’indagine abbiamo notato come molte persone si dichiarano lettori del Resto del Carlino, ma molte meno sono quelle che lo comprano. Gran parte del nostro pubblico lo legge al bar e ciò crea un introito molto minore per il giornale. Abbiamo anche pensato di fare come Sky: un abbonamento dal costo più elevato per i bar, ma non penso verrà creato”.