Amarsi e lasciarsi a Urbino. Divorziati e single, giovani coppie e amori arcobaleno: così è cambiata la famiglia

Una rivisitazione del celebre doppio ritratto di Piero della Francesca

URBINO – Le famiglie italiane sono cambiate e anche quelle di Urbino. Ne è prova la recente sentenza della Cassazione, che reinterpreta il principio su cui si basa l’assegno di mantenimento tra coppie divorziate. Se prima, infatti, gli ex coniugi rimanevano in parte comunque legati anche dopo il divorzio, perché quello economicamente più avvantaggiato aveva l’obbligo di sostenere l’altro, dallo scorso 11 maggio non è più così.

Ma mentre le ‘coppie istituzionali’ si ritrovano sempre più ‘scoppiate’, anche come conseguenza dell’introduzione del “divorzio breve”, altre hanno lottato duramente per farsi riconoscere come tali. È così che a maggio del 2016 è arrivata la legge sulle unioni civili: una vera rivoluzione per il nostro Paese. Cambiano i rapporti dentro le mura domestiche e, di conseguenza, anche l’idea stessa di cosa sia un nucleo familiare.
Il Ducato ha raccolto le storie di tante ‘famiglie diverse’ di Urbino.

C’è chi, divorziando, ha rinunciato alla famiglia per crearne un’altra e chi ha tentato di nascondere una nuova unione per non perdere l’assegno di mantenimento.

Un divorzio durato dieci anni

Quando la sua amante, Elisa, è rimasta incinta Luca aveva 35 anni, 2 figli piccoli ed era sposato già da 15 anni. Passato lo shock iniziale, Luca si è reso conto di trovarsi di fronte a un bivio: poteva cercare un accordo con Elisa tenendo tutto nascosto alla moglie oppure uscire allo scoperto, cambiare tutto per un’altra vita. Buttare tutto all’aria richiede coraggio, ma Luca si è guardato dentro e ha capito di volere a tutti costi una nuova famiglia da Elisa.

Allora ha chiesto il divorzio. Era il 1980 e la legge in Italia c’era solo da una decina d’anni. Divorziare faceva ancora tanto scandalo soprattutto se, come Luca, vivevi in un piccolo paesino poco fuori Urbino. Il divorzio di Luca dalla moglie non è stato un percorso semplice: è andato avanti dieci anni. La moglie voleva costantemente rivedere la cifra dell’assegno per lei e per i loro due figli. Spesso piombava in casa di Elisa, che all’epoca aveva soltanto 22 anni, per gridarle in faccia insulti di ogni sorta. A 46 anni Luca ha divorziato e a 50 si è sposato con Elisa, quando ormai erano nati tutti e tre i loro figli. La più piccola, Adele, ha portato gli anelli al matrimonio.

Lei vuole il divorzio, ma è già incinta di un altro

Quando si sposano Marina ha 27 anni e Francesco 34. Lui è un giovane imprenditore già di successo, lei non ha lavorato un giorno nella sua vita. Dopo qualche anno i due vogliono un figlio. Lo cercano, ma non arriva. Seguono visite, cure, e poi la scoperta della sterilità di lui. Allora ricorrono all’adozione. Mille cavilli burocratici, carte da compilare, redditi da dichiarare che per Francesco però non rappresentano un problema: la sua azienda fattura tanto da assicurare un tenore di vita alto a lui e alla moglie.

Dopo aver ottenuto l’adozione Marina chiede il divorzio. Dice che il marito l’ha tradita e pretende un assegno a quattro cifre per lei e per il figlio. A nulla serve il tentativo di riappacificazione da parte del marito. Marina vuole lasciarlo ‘a tutti i costi’. Francesco però si insospettisce e assume un investigatore. Il detective segue Marina e ciò che scopre ribalta totalmente le sorti del divorzio della coppia: lei ha da tempo una relazione con un altro uomo dal quale, addirittura, sta già aspettando un figlio. All’inizio Marina prova a negare e giustifica l’evidente stato di gravidanza come “gonfiore” causato dallo stress. Ma di fronte al pericolo di essere denunciata dal marito per truffa ammette la relazione e rinuncia infine al bramato assegno di mantenimento.

Oggi, dopo la sentenza della Cassazione, Marina probabilmente non avrebbe comunque diritto all’assegno in quanto si tratta di una donna giovane e sana in grado di lavorare.

Il divorzio dopo la sentenza

“L’assegno di mantenimento non smette di esistere – spiega l’avvocato Giuseppe Briganti – ma il parametro per fissarlo non è più il tenore di vita goduto nel matrimonio, ma l’autosufficienza economica che tiene conto anche del fatto che vi sia l’effettiva possibilità di trovarsi un lavoro”.  “Non si tratta però di una rivoluzione – precisa l’avvocato divorzista Cristina Di Donfrancesco – come l’hanno definita molti giornali. In realtà la sentenza è il culmine di un processo già intrapreso da qualche anno dalla Cassazione per riequilibrare i ruoli dei coniugi dopo il divorzio”.

La novità legislativa riguarda solamente i divorzi e non le separazioni ed è retroattiva. “Chi ha divorziato – spiega la Di Donfrancesco- e ritiene di dover versare all’ex un assegno ingiusto può rivolgersi al giudice per chiederne la revisione”. Nella maggior parte dei casi sono sempre le donne a chiedere il mantenimento. “Spesso le ex mogli – continua l’avvocato – vivono l’assegno come una rivalsa emotiva. E scherzando aggiunge: “Quando si sposano sanno che il marito fa l’operaio, ma quando divorziano pensano sia Berlusconi”. Rimane in sospeso la sorte di quelle ex mogli o ex mariti che hanno rinunciato alla carriera dopo il matrimonio. Persone che da divorziati sarebbero giudicati idonei dal punto di vista lavorativo, ma non potrebbero assumere la posizione che gli spetterebbe se non si fossero sacrificati per la famiglia. “Per chiarire questo punto non si può fare altro che aspettare che la Cassazione si esprima con nuove sentenze” convengono i due avvocati.

Le nuove famiglie della città ducale

A Urbino, poi, c’è chi invece è impaziente di far sapere al mondo che l’amore non ha sesso. Stanno insieme da 11 anni, nella città ducale hanno aperto un locale, la paninoteca Canyon, e il 22 luglio grazie alla legge Cirinnà diranno “sì”. Poi la luna di miele in Messico.

LA STORIA – Amore arcobaleno a Urbino, Claudio e Giuliano primi ‘sposi’ in città a luglio

E poi chi al matrimonio preferisce la convivenza, e per vivere insieme sceglie i collegi. Gli amministratori delle strutture per studenti infatti, danno la possibilità ai ragazzi fidanzati di poter occupare la stessa stanza. “Non è un’opzione aperta proprio a tutti – specifica il direttore dei collegi Giancarlo Ugoccioni – valutiamo caso per caso in base alle richieste e diamo disponibilità solo ai ragazzi degli ultimi anni di studio”. “A volte capita che si tratti di una coppia che aspetta un figlio, in quei casi li facciamo vivere insieme fino al parto, le nostre strutture non sono attrezzate per ospitare neonati”. Per ottenere questo permesso bisogna firmare una dichiarazione congiunta dove si certifica anche che i genitori sono informati e consenzienti: “Questa clausola è inutile dal punto di vista legale, ma serve a responsabilizzare i ragazzi – spiega Ugoccioni – comunque fino ad oggi non abbiamo mai avuto lamentele”. Se poi la coppia dovesse lasciarsi non ci sono problemi, basta comunicarlo e ai due vengono subito assegnate camere diverse.

L’amore ai tempi dei collegi

Quest’anno sono cinque le coppie di studenti che convivono ai collegi: tra queste ci sono Eleonora Delli Carri e Leonardo Manna: “Stiamo insieme da quattro anni, un mese e 23 giorni” racconta lei. Entrambi di Foggia, si sono conosciuti all’università, durante le lezioni di didattica della lingua italiana. Hanno deciso di iscriversi alla Carlo Bo per la laurea magistrale, ora sono all’ultimo anno: di filosofia, lui, e di lettere moderne, lei. “Siamo venuti a Urbino per costruire un futuro insieme, avevamo già pensato di convivere, ma il primo anno non ne abbiamo avuto la possibilità”. Quest’anno il permesso è stato accordato e Leonardo si è trasferito nella camera al collegio La Vela dove Eleonora viveva con la compagna di stanza.

“Il primo passo è stato unire i letti – raccontano – così possiamo guardare un film stando più comodi” hanno arredato insieme la camera: tende bianche ricamate, una cerata beige e blu come testata da letto. Sulle mensole, oltre ai libri, i regali scambiati negli anni: un peluche, un flauto irlandese, un vaso di fiori e una scatola porta-cravatta decorati col decoupage. Sul davanzale è fiorita una primula: “L’abbiamo piantata e la stiamo curando insieme”. “L’anno scorso questa era semplicemente una camera, ora la viviamo come casa nostra – afferma la studentessa – siamo entrambi prossimi alla laurea e ci dispiacerà lasciare questo nostro spazio”. Così hanno iniziato il loro percorso comune in previsione del matrimonio che avverrà, probabilmente, dopo il dottorato. “Il nostro sogno è restare insieme – dicono – al nostro primo anniversario abbiamo piantato un pesco: vogliamo vederlo crescere insieme anno per anno, finché i nostri figli potranno assaporarne i frutti”. Hanno iniziato a costruire la loro quotidianità sotto lo stesso tetto: “Ogni domenica Leonardo mi sveglia con i waffel appena sfornati e durante la mattinata insieme prepariamo il ragù, è un modo per sentirci a casa”. Quest’anno, per impegni di studio, non sono potuti tornare dalle famiglie durante le vacanze di Pasqua: “Abbiamo cucinato il pranzo e trascorso insieme la nostra prima festività”.

Per loro l’unione fa la forza anche nello studio: “Da quando siamo insieme la nostra media è lievitata: mentre siamo sui libri, fianco a fianco alla scrivania, ci sentiamo più sereni, perché ogni tanto possiamo alzare gli occhi e i nostri sguardi si incrociano”.

Come si suol dire, hanno messo il cuore nello zucchero, dal loro racconto emergono i lati romantici di un amore realizzato, puro e sincero. “Quando ha nevicato Leonardo mi preparava ogni giorno una cioccolata calda, stavamo per ore con gli occhi incollati alla finestra a guardare i fiocchi scendere”. Circa due mesi fa hanno festeggiato il loro primo anniversario da conviventi: “L’unico problema è stato che mi sono dovuta vestire in bagno per creare l’effetto sorpresa – scherza Eleonora – è stato bellissimo concludere la serata senza doverci salutare, ma rincasare insieme dopo una cena romantica”.

La famiglia,poi, diviene ancora di più un punto di riferimento per chi anche per i piccoli gesti quotidiani ha bisogno costantemente di un sostegno.

“Siamo genitori di ragazzi senza tempo”, le famiglie speciali del centro Francesca

Centro “Francesca” che accoglie i ragazzi disabili

Quaranta ragazzi con disabilità frequentano ogni giorno il centro Francesca, dove educatori e volontari organizzano per loro attività di svago, lavoro e sport.

Cosa faranno quando i genitori verranno a mancare? Per garantire loro una vita serena, il Governo è intervenuto l’anno scorso con l’approvazione di un disegno di legge chiamato “Dopo di noi”, in cui sono previsti dei fondi per le regioni da dedicare all’assistenza ai disabili privi di famiglia o che stanno per perderla. Alle Marche spettano più di due milioni per l’anno 2016, ma per la distribuzione ai territori si aspetta una delibera dalla giunta. Di questa legge si è parlato nel convegno organizzato per i 25 anni dalla nascita della cooperativa, che ha avuto luogo al Collegio Raffaello il 22 maggio.

Al termine dell’incontro Marcello Moretti, papà di Luca, uno degli utenti del centro, ha espresso preoccupazione per il futuro: “Ci impensierisce quello che succederà quando non ci saremo più, ma questi ragazzi non possono essere messi in strutture dopo la nostra morte, ci vuole un percorso per preparali al distacco”. Marcello parla da genitore, teme la separazione dal figlio: “Io non vedo l’ora di smettere di lavorare per poter passare più tempo con Luca”.

Ma com’è veramente la vita con un figlio disabile? Di certo non facile: “Si tratta di amore e schiavitù, le nostre giornate sono condizionate dalle necessità dei nostri figli – racconta Alberta Rossi, mamma di Lucio Tontini – ma si impara anche a gioire delle piccole cose, come quando un bambino pronuncia per la prima volta la parola ‘mamma’”. Sì, perché: “Sono eterni fanciulli, sembrano ragazzi senza età” afferma Elisabetta Cappelletto, ma il tempo passa anche per loro: gli utenti del centro Francesca hanno infatti tra i 20 e i 50 anni, per i genitori l’età avanza ed è sempre più faticoso gestirli e supportarli.

Una delle questioni fondamentali riguarda la residenzialità: le famiglie in questa situazione sentono il bisogno di strutture specifiche dove i figli possano vivere assistiti da educatori e operatori. Su questo punto, Lucio Cottini, coordinatore didattico del centro Francesca, ha presentato un progetto per la costituzione di strutture abitative a misura d’uomo: si tratta di appartamenti e complessi residenziali dove i ragazzi possano sentirsi a casa.

Ultimo ma non ultimo c’è un esercito di single: persone che sentono di bastarsi e pensano a loro stessi come a una ‘famiglia’.

“Non voglio scendere a compromessi”, Giuseppe racconta perché ha scelto di essere single

Giuseppe, 55 anni, è uno dei single di Urbino

Un uomo di poche parole, semplice e diretto. Giuseppe, 55 anni di Urbino, è fatto così: non ha peli sulla lingua, gentile e pronto ad aiutare gli altri, ma allo stesso tempo un po’ burbero. Fa l’addetto vendite in un supermercato del centro e per lui essere single non è un problema, anzi ne ha fatto uno stile di vita: “Non sono disposto a scendere a compromessi”. L’uomo arriva da una lunga storia: ha convissuto per dieci anni. Ma ora, dice, “sto bene da solo”.

Vivere a Urbino può essere complicato per un single, a cominciare dalla spesa, ma per lui non è così. “Beh, io sono fortunato, posso fare le cose a misura per me con il lavoro che faccio ma i supermercati in generale si sono attrezzati. Si trovano facilmente monoporzioni per chi vive da solo o cibi già pronti”.

La passione di Giuseppe da sempre è la radio. In passato aveva creato un’emittente locale e si divertiva a passare dischi e raccontare storie. E’ un tipo socievole, gli piace stare in compagnia e in questo Urbino non aiuta: per gli over quaranta praticamente non esiste vita notturna in città: “ La sera esco con gli amici, ma Urbino non ha molto da offrire. Quando ero più giovane avevo provato ad organizzare degli eventi ma è sempre stato molto difficile trovare un supporto tra locali e istituzioni per fare qualcosa che possa essere occasione di divertimento e condivisione”.  Giuseppe alla fine sorride, ricorda la prima domanda sulla sua vita da single, pensa a qualche vecchia fiamma e: “Ma sì in fondo sono un orso”. Simpatico, gentile e solo un po’ burbero.

Soddisfatta della sua vita da single, ama l’indipendenza

Partita molti anni fa dal Gargano, Adriana è una delle tante ragazze arrivata dal sud per studiare all’Università di Urbino e che poi ha deciso di restare. Single da poco tempo,  è contenta della sua vita: “Mi piace stare qui, soprattutto vivere da sola. Aver concluso una storia d’amore non è la fine del mondo: essere single è una mia scelta”.

Adriana è una donna piena di impegni: di giorno lavora come educatrice, la sera fa la barista in un locale del centro e nonostante questo non rinuncia alla sua vita privata: “Potrei avere delle storie – spiega – ma questa città non aiuta: la maggior parte della mia età sono andate via dopo l’Università e le occasioni di incontrare qualcuno sono davvero poche”. Urbino, del resto, è ‘regno’ degli studenti e, effettivamente, l’età media è più bassa rispetto a quella dei coetanei di Adriana. Da neo single ancora non ha ancora preso coscienza dei piccoli ‘problemi’ quotidiani del vivere da sola: “La spesa continuo a farla come se in casa ci fosse più di una persona”.

La vita notturna da barista porta Adriana a conoscere molte persone, ma qualsiasi siano nel bene o nel male i risvolti della scelta della trentaquattrenne, su una cosa non ha dubbi per il momento: “Ora preferisco non avere un partner e continuare a focalizzare la mia attenzione su me stessa e chissà  che poi qualcuno arrivi. Se non dovesse essere così, non è e non sarà un problema”.

“Urbino non è una città a misura di chi è solo”, Antonio single a 50 anni

Antonio, crede ancora nell’anima gemella anche se ha 50 anni. “Ho avuto una storia, ma ci siano lasciati da un anno”. Per nulla allarmato sembra essere felice della sua vita.

Bibliotecario da 27 anni nella facoltà di giurisprudenza dell’Università di Urbino, è una persona che mette allegria a tutti quelli che gli stanno intorno. La vita da single non lo spaventa. “Mi piace vivere così, a una certa età una persona ha le proprie esigenze ed è sempre più difficile scendere a compromessi”. Ma questo non preoccupa Antonio nella sua ricerca del partner ideale.

Quello che lo spaventa di più è la vita di single nella città ducale. “La sera non c’è molto da fare e di eventi, per una persona di 50 anni come me, non ce ne sono molti. Il single è il più penalizzato”.
Per il bibliotecario gli affitti nella città ducale sono cari, vanno dai 400 ai 500 euro per un appartamento. “Per i single a Urbino è difficile trovare una casa soprattutto quando non si è uno studente e si cerca un appartamento e non una stanza in affitto”. Le abitazioni, secondo l’uomo, non sono neanche tenute bene, “spesso sono molto umide”. “I primi anni che lavoravo all’università gli studenti erano trattati molto peggio” – ci racconta – “vivevano in case che somigliavano più a stalle. Oggi stanno meglio”. Cosa diversa per i single di Urbino, come Antonio, che faticano a trovare un punto di ritrovo.

La famiglia oggi è tutto questo e tanto altro. Alan Bennett diceva: “Ogni famiglia ha un segreto, e il segreto è che non è come le altre”. Andando a scovare i segreti degli uomini e delle donne di Urbino si scopre che c’è tanta voglia di condividere le proprie esperienze sentimentali, belle o brutte che siano.