Il mega santuario “voluto da Gesù” e abbandonato da 20 anni: “Presto ripartiranno i lavori”

Il Santuario del Sacro Cuore di Gesù a Urbino
di MATTEO DE RINALDIS

URBINO – Il Santuario del Sacro cuore potrebbe finalmente vedere la luce. La sua costruzione, cominciata nel 2002, è bloccata da molti anni e per completarla servono 3 milioni di euro. “I soldi ci sono, i lavori ripartiranno entro la fine dell’anno” fa sapere la Fondazione Opera del Sacro cuore di Gesù, l’ente voluto da don Elia Bellebono nel 1993, l’ex ciabattino divenuto sacerdote a 65 anni che presto potrebbe diventare beato. Il progetto iniziale prevedeva la costruzione della cappella, del Santuario, di un ampio parcheggio e di una Casa della spiritualità per gli studenti universitari. L’area dei lavori si estende su 22 ettari di terreno, a Ca’ Staccolo, a Urbino, comprati direttamente da don Elia e ora di proprietà della fondazione.

Un progetto imponente “voluto da  Gesù”, come ripeteva spesso il sacerdote. Durante la sua vita, il religioso raccontava di aver assistito a numerose apparizioni del Signore. In una di queste, avvenuta nella chiesa di San Francesco di Urbino, sarebbe avvenuta la richiesta: “Desidero che tu faccia costruire a Urbino un Santuario dedicato al mio Cuore Sacratissimo”. Così riporta il cartello che campeggia oggi davanti al cantiere del Santuario.

La prima pietra del Santuario venne posata nel 1998. Una pietra molto particolare benedetta da monsignor Ugo Donato Bianchi e che ora è custodita nella cappella. Al suo fianco, la foto di don Elia, scomparso 20 anni fa. L’intera opera è stata completamente finanziata dalle numerose donazioni che la Fondazione riceve da

La prima pietra dei lavori benedetta da monsignor Ugo Donato Bianchi

tutta Italia ma non dagli urbinati: “I residenti sono un po’ distanti – sostiene la Fondazione – forse perché siamo fuori dal centro”. Anche se le cose stanno cambiando, secondo l’arcivescovo Giovanni Tani, che a novembre ha partecipato a una tavola rotonda in ricordo di don Elia: “L’interesse sta crescendo anche se molto lentamente. L’estraneità dipende dal fatto che è una cosa che viene da fuori. Don Elia era della provincia di Bergamo e con Urbino c’entrava ben poco”.

Il progetto

Il progetto del Santuario – pensato dall’architetto giapponese Yasuo Watanabe con il supporto artistico degli artisti marchigiani Walter Valentini e Vincenzo Tiboni – non è stato affatto semplice e aveva fatto storcere il naso alla Provincia, che giudicò troppo grande la costruzione. Venne richiesta la riduzione del volume del 25%, poi diventata del 15% dopo un ricorso presentato dall’ex presidente della Fondazione Francesco Grianti. Ma anche dopo la richiesta, le dimensioni finali non sono cambiate molto grazie a un espediente della Interstudio di Pesaro, la società che coordina i lavori. “Il volume totale è calcolato a partire dal livello della strada. Invece di ridurre la costruzione, hanno pensato di abbassare il livello della chiesa di un metro e dieci sotto il livello stradale” dichiara Antonio Dal Ben, segretario per 20 anni della Fondazione fino allo scorso aprile. “Una soluzione inaccettabile, ora per entrare in chiesa bisogna scendere. Non si è mai vista una cosa del genere”.

Il piano dei lavori prevede anche alcune opere di urbanizzazione. Sulla strada che porta al Santuario dovrà infatti essere costruito un marciapiede. Terminato il Santuario dovranno partire i lavori per la Casa della spiritualità, una sorta di “alloggio per studenti dell’Università” secondo la visione di don Elia. A opera conclusa, la fondazione donerà l’intera struttura alla compagnia dei Gesuiti, come espressamente richiesto nel testamento lasciato dal sacerdote. Ma anche qui, le sue volontà seguono quelle del Signore, come ricorda lui stesso  in un suo scritto: “Mi appare Gesù e mi dice: ‘Siano i Gesuiti a prendere in mano tutto, perché sono più preparati a lavorare tra i giovani universitari'”.