Il vigile gli sequestra le chiavi della moto, lui lo minaccia con un coltellino. Condannato per resistenza a pubblico ufficiale

di DANIELE ERLER

URBINO – “Non ti conviene metterti contro di me” è la frase minacciosa che un ragazzo di 29 anni ha rivolto, tenendo in mano un coltellino, a un vigile urbano che gli aveva sottratto le chiavi della moto per impedirgli di andarsene. Per questo motivo il giovane è stato condannato a cinque mesi di reclusione, pena sospesa, per resistenza aggravata a pubblico ufficiale e per aver rifiutato di dichiarare le sue generalità.

Nell’udienza di questa mattina, il giudice del tribunale di Urbino non ha sposato la tesi dell’avvocato difensore, Alessandra Repaci. Il legale sostiene che tutte le azioni del giovane – comprese le presunte minacce con un coltellino – fossero motivate da un eccesso del vigile. “Sicuramente ricorreremo in appello”, dice l’avvocato.

Facciamo un passo indietro. È un pomeriggio in un bar di Vallefoglia. Il giovane ha lasciato la sua moto da cross, sporca di fango e forse parcheggiata male, all’esterno del locale. “Di chi è questa moto?”, chiede il vigile entrando nel bar. “È mia – risponde prontamente il giovane – me ne vado subito”.

“Lo ha confermato anche l’agente – spiega l’avvocato Repaci – l’atteggiamento del ragazzo inizialmente era gentile e collaborativo”. Tutto cambia quando il pubblico ufficiale vede che il ragazzo sta per salire in sella. Per impedirne l’avvio gli porta via le chiavi.

È questo il momento in cui tutto cambia. Il giovane reagisce: “Non ti conviene metterti contro di me” è una delle frasi contestate. Una reazione definita “incivile” dal pubblico ministero, aggravata dall’utilizzo di un coltellino, che il ragazzo aveva recuperato nel bar.

“Nelle testimonianze – replica l’avvocato difensore – non è in realtà chiaro se si trattasse di un coltellino o di un cucchiaino, ma è importante sottolineare che lo ha preso dal bar, non se lo è portato da casa. E comunque il mio assistito voleva utilizzarlo solo per avviare la moto dato che gli erano state prese le chiavi”.

Il pubblico ministero ha ritenuto le minacce del ragazzo troppo gravi, chiedendo una pena di otto mesi. Il giovane è stato quindi condannato dal giudice a cinque mesi di reclusione, pena sospesa, e al pagamento delle spese.