L’instabilità in mostra, le opere degli allievi scultori dell’Accademia di Belle arti

L'opera di Jessica Pelucchini nella mostra dell'Accademia
di DANIELE ERLER

URBINO – C’è un’installazione che – dice chi l’ha ideata – “mette in polemica il concetto di realtà”. Una lastra di acciaio è sorretta da una piuma. Appeso a un muro c’è un preservativo colmo d’acqua che quasi tocca un cactus. Sono interpretazioni diverse del concetto di instabilità, nella mostra che ha aperto nei sotterranei dell’Accademia di Belle Arti di Urbino. Le opere sono quelle degli studenti del corso di scultura, guidati dall’insegnante Giancarlo Lepore.

“La vera domanda che si sono posti i ragazzi – spiega il curatore dell’esposizione, Angelo Capasso – è come interpretare la scultura oggi. Hanno studiato la tradizione del passato, cercando di capire come potrebbe essere adattata alla contemporaneità”. Collaborando anche con gli studenti di “nuove tecnologie” e di “decorazione”, altri percorsi formativi dell’Accademia. “Siamo un laboratorio d’idee – dice il direttore Umberto Palestini – la mostra è un modo per far sì che linguaggi diversi possano contaminarsi. L’arte produce sempre qualcosa d’inaspettato, il fatto che provenga dai giovani ne aumenta la vitalità”.

“Il vantaggio di una piccola Accademia come Urbino – spiega Giancarlo Lepore, insegnante di scultura – è che si può instaurare un rapporto alla pari con gli allievi. Si può lavorare con ognuno di loro, di anno in anno, come fossero un patrimonio da coltivare”. I ragazzi, alcuni sono allievi altri sono tutor, hanno così avuto l’opportunità di mettersi in gioco, declinando in maniera autonoma la loro interpretazione dell’instabilità.

L’installazione di Noa Pane

“Tutti i miei ultimi lavori sono su questo tema – dice al Ducato la tutor Jessica Pelucchini –. Mi sono concentrata sulle situazioni utopiche che vengono rese reali attraverso la magia”. È così che sul retro di una lastra d’acciaio si trova una piuma, che sembra il perno sul quale l’intera installazione si regge. “Le mie opere hanno sempre una forte impronta poetica, in questo caso è la leggerezza che si può far carico dei grandi pesi”.

Nell’installazione dell’allievo Matteo Costanzo – intitolata “Hyperlink#1 Nepenthes Auctoritas” – in una stanza rossa ci sono due televisori, che trasmettono frammenti di video, immagini e audio. Il centro di tutto è però una pianta. “La mia opera – dice Costanzo – mette in polemica il concetto di reale. Sono partito dalla convinzione che la verità sia un errore che sfugge nel dubbio e si ritrova nel fraintendimento”.

In un angolo dei sotterranei dell’Accademia, la tutor Noa Pane ha appeso la sua opera, che sembra dialogare con l’aria che la circonda. Come se anche il vuoto fosse d’improvviso materia. “C’è un contrasto fra ciò che è materiale e la tensione nell’aria – spiega l’artista – Ciò che m’interessa è lavorare riempiendo il vuoto, utilizzando alcune strutture che ho recuperato in un’autorimessa”.

La mostra è stata inaugurata ieri, martedì 6 giugno. Sarà visitabile fino al 12 giugno (dal lunedi al venerdì, dalle 9 alle 18. Il sabato solo fino alle 12).