Protozoi e petrolio: a Urbino la summer school dei micropaleontologi

di LORENZO CIPOLLA

URBINO – Fino al 30 giugno Urbino ospita la decima International School of Foraminifera (Isf), una summer school di tre settimane dedicata a 40 studiosi stranieri dei foraminiferi, organismi pluricellulari fossili che vivono sia in ambienti marini sia in quelli terrestri e che sono in grado di fornirci informazioni sull’età delle rocce sulle quali si trovano i depositi di questi organismi e sull’evoluzione dell’ambiente circostante.

“Fa parte di una lunga tradizione di brevi corsi sulla micropaleontologia all’Università di Urbino, un centro conosciuto nel nostro settore a livello globale”, spiega uno dei docenti dell’Isf, il micropaleontologo Michael Kaminski, che lavora come professore presso la King Fahd University of Petroleum and Minerals in Arabia Saudita.

Il territorio della nostra città, insieme a Gubbio, è infatti uno dei più importanti “giacimenti” a livello mondiale di questi protozoi e per questo dal 2006 Urbino è diventata sede di questo corso estivo dedicato a ricercatori – principalmente esperti di micropaleontologia – e dipendenti di grandi industrie del settore petrolifero.

Un campione di foraminiferi

“I foraminiferi sono infatti molto utili da studiare sia sotto il profilo scientifico, sia per l’industria del greggio”, spiega un altro dei docenti dell’Isf, Antonino Briguglio dell’Università Darussalam del Sultanato del Brunei. “Questi protozoi, grandi come un granello di sabbia – afferma Kaminski – sono studiati in diversi campi perché sono dei precisi indici fossili e, grazie alle loro modalità evolutive, permettono di capire le condizioni e lo stato di salute dell’ambiente che li ospita”.

I foraminiferi sono oggetto di studio anche per gli esperti di storia dell’evoluzione perché possono essere considerati dei “testimoni” dei cambiamenti del nostro pianeta. La loro analisi permette, ad esempio, di risalire ai fossili del periodo Cambriano, quando avvenne quella che è definita “l’esplosione evolutiva”, cioè la comparsa, 534 milioni di anni fa, di tutte le specie di organismi antenate delle forme di vita odierne.

“Sessantacinque milioni di anni fa – racconta ancora il professor Kaminski – un asteroide cadde in Messico e la polvere sollevata dall’impatto coprì l’intero pianeta, causando l’estinzione di massa dei dinosauri. Quella polvere, ricca di foraminiferi, è arrivata anche fino a questa zona, tra Gubbio e Urbino, che all’epoca era sommersa dalle acque. Per questo oggi il territorio ne è così ricco. A Gubbio, per esempio, ho estratto un campione di foraminiferi e persino di minuscoli diamanti da una parete rocciosa in cui avevo scoperto uno strato ‘di passaggio’ tra il Cretaceo e il Paleocene, ovvero tra 540 e 65 milioni di anni fa”.

I docenti Antonino Briguglio e Michael Kaminski

Ci sono anche interessi economici dietro lo studio di questi fossili: attraverso rilevamenti e analisi dei foraminiferi, infatti, si può capire se in un dato luogo esiste la possibilità di individuare giacimenti di petrolio. “C’è chi si guadagna da vivere sulle piattaforme petrolifere o negli impianti di perforazione nel deserto o nel Mare del Nord studiando i foraminiferi”, spiega Kaminski.

Nel 2006 l’Isf partì proprio dagli studi di scienze del petrolio, branca della geologia, prima di allargare lo sguardo a temi come i cambiamenti climatici, le variazioni di temperatura e la paleoceanografia, lo studio della storia degli oceani. Oggi il corso, che è suddiviso in quattro moduli – uno introduttivo e tre specialistici -, accoglie studenti provenienti da Stati Uniti, Russia e Cina. “Ogni studente può portare il suo materiale – afferma Briguglio – e, in questo modo, abbiamo campioni da tutto il mondo. Ed è un’occasione unica per ascoltare gli studiosi migliori su questo argomento”.