Anno accademico, il discorso del rettore: “Investiamo in giovani e ricerca. Urbino seconda in Italia per assunzioni” – VIDEO

Il rettore di Urbino, Vilberto Stocchi
di STEFANO GALEOTTI

URBINO – Serve più università per non rimanere indietro. Il messaggio del rettore dell’Università di Urbino Vilberto Stocchi,  lanciato durante la cerimonia di inaugurazione del nuovo Anno accademico, è diretto al governo: “Se non investiamo sui giovani saremo in ritardo”. Come sul tema della sostenibilità ambientale, che Stocchi prende come riferimento per ricordare l’importanza della conoscenza scientifica. Ma Urbino continua ad attirare studenti e i conti in regola permettono di investire nella ricerca.

Quello inaugurato dal rettore è l’anno accademico che segna la metà del suo mandato, un’occasione per tracciare un bilancio dell’andamento dell’Ateneo dopo tre anni. L’ultimo dato in ordine di tempo è quello degli immatricolati nel 2017 : 4023, un aumento dell’8,9% rispetto all’anno precedente. Anche il numero totale degli iscritti cresce: + 16,1%. Stocchi ha messo in evidenza una gestione delle risorse che ha permesso di ridurre l’indebitamento: “È grazie a queste condizioni di bilancio che quest’anno potremo assumere dieci nuovi ricercatori, 102 docenti e 23 dipendenti amministrativi. Siamo al secondo posto tra le università italiane per nuove assunzioni”.

Eccellenza e internazionalizzazione

Quello che manca in Italia non è la materia prima: “Il nostro paese si colloca al primo posto per numero di pubblicazioni, formiamo laureati apprezzati nei maggiori centri internazionali di ricerca”. Un esempio l’Università di Urbino lo ha avuto tra i propri banchi: “I fisici di Urbino sono al primo posto in Italia per numero di citazioni anche grazie alla sensazionale scoperta sulle onde gravitazionali alla quale parteciparono anche dieci nostri ricercatori”, ha ricordato Stocchi. Tra le iniziative annunciate dal Rettore anche un incremento dei fondi destinati ai dipartimenti e la messa a norma dei collegi universitari”. Non è mancato un passaggio sull’importanza di guardare oltre i confini nazionali: “Il Times higher education ci colloca, con il 9% di studenti stranieri subito dopo Bologna”. In questo contesto di crescente internazionalizzazione, Stocchi ha confermato la decisione, anticipata al Ducato, di istituire una cattedra Unesco all’Università di Urbino.

Risultati che fanno onore agli studenti italiani ma non sempre si traducono in un efficiente ritorno nel sistema economico: “Per ogni euro investito in Italia, al nostro paese tornano solamente 75 centesimi”. Il confronto con gli altri paesi europei è impietoso: “Francia e Inghilterra hanno il doppio dei ricercatori, la Germania il triplo. E Stocchi cita un dato che li spiega tutti: Italia all’ultimo posto nella classifica dei paesi Ocse per percentuale di laureati: solo il 18% rispetto a una media del 37%.

Il ruolo della politica

“C’è una sproporzione evidente tra il sistema universitario italiano e quello di paesi paragonabili al nostro per numero di abitanti. Bisogna favorire l’accesso alla formazione, anche se la priorità rimane quella di ringiovanire: l’età media di ingresso di un ricercatore in Italia è 39 anni, il governo deve fare qualcosa”. Stocchi ha anche sottolineato quanto detto dal presidente del Consiglio durante l’incontro “L’Università italiana nell’Europa di domani” dello scorso 10 novembre a Roma: “In quella sede, forse per la prima volta, un presidente del Consiglio ha affermato che il nostro paese ha bisogno di più università. Si tratta di un’affermazione in controtendenza rispetto agli ultimi anni che non posso che intendere in modo positivo”.

Serve più universitàserve al paese ma anche alle imprese: “La sfida del lavoro si gioca sulla qualità della formazione. L’università dovrà essere in grado di mettere insieme conoscenze e capacità strategiche, oltre a fornire competenza per i nuovi lavori. Le imprese che hanno superato la crisi sono quelle che hanno investito di più nella formazione del capitale umano”.

Stocchi ha voluto concludere il suo discorso parlando di cambiamento climatico: “E’ un aspetto che riguarda la nostra società, la nostra cultura, la nostra economia. Su questo scontiamo gravi ritardi: non abbiamo ancora compreso che la sostenibilità ambientale può condurre a ottimi risultati di crescita. Risultati che vanno valutati secondo un progetto di qualità della vita che, come afferma Joseph Stiglitz, deve essere sempre più parametro dell’anima”. Dall’economista americano è passato subito alle parole dell’attuale pontefice: “Un corretto uso della scienza è stato suggerito anche da Papa Francesco, che nella sua enciclica “Laudato Sii” ha chiamato tutti a mettere a frutto la migliore conoscenza scientifica. E a farci toccare in profondità da esso”.