“Anche queste 100 donne possono essere intervistate”: l’iniziativa contro il maschilismo dei media

di ANTONELLA MAUTONE

URBINO – Cento nomi per ricordare ai media italiani che le donne in determinati settori ne sanno quanto o più degli uomini, solo che i giornalisti non lo sanno o fingono di non saperlo. Perché in Italia, ma non solo, la donna ha sempre dovuto lottare per vedere riconosciuto il proprio lavoro e la propria bravura in ambiti diversi da quelli in cui siamo tradizionalmente abituati a vederla.

Il convegno 100 donne contro gli stereotipi

Il convegno 100 donne contro gli stereotipi

Anche di questo si è discusso durante il convegno “100 donne contro gli stereotipi” che si è tenuto ad Ancona. Alla presenza di giornaliste e docenti universitarie arrivate da tutta Italia e con la partecipazione del presidente dell’Ordine dei Giornalisti delle Marche Franco Elisei è stato illustrato un progetto nato grazie alla collaborazione tra l’Associazione Gi.u.li.a. e l’Osservatorio di Pavia, ente di ricerca specializzato nell’analisi dei media, e la Fondazione Bracco e con il supporto della rappresentanza in Italia della Commissione europea.

All’indirizzo online www.100esperte.it è possibile trovare un elenco di 100 esperte femminili dei settori Stem: scienza, tecnologia, ingegneria (in inglese engineering) e matematica.

L’iniziativa, pensata per i giornalisti, è nata perché le disuguaglianze di genere continuano ad esistere in molti campi, incluso il mondo dell’informazione.

Ad esempio per intervenire nei programmi televisivi o radiofonici sono chiamati in qualità di esperti principalmente gli uomini: in otto casi su dieci per la precisione, come dimostra una ricerca del 2015 su base nazionale del Gmmp (Global media monitoring project). Eppure il nostro Paese ha avuto e ha tuttora delle personalità importantissime proprio nell’ambito medico-scientifico, basti pensare al premio Nobel Rita Levi Montalcini o alla senatrice Elena Cattaneo.

È stata quindi creata una banca dati online dove sono raccolti 100 nomi e curriculum di scienziate provenienti sia dalla comunità accademica e della ricerca sia dal privato.

L’iniziativa gode del patrocinio della Rai, del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e della Consigliera nazionale di Parità del ministero del Lavoro e delle politiche sociali.

Che le donne siano competenti quanto è più degli uomini lo confermano anche le ultime statistiche del Miur: aumenta sempre di più il numero delle studentesse nelle università italiane rispetto agli studenti. Infatti è il 55,1 la percentuale delle neodiplomate che decidono di iscriversi all’università contro il 44,9% dei ragazzi. Le ragazze hanno anche migliori risultati: le donne laureate in Italia con il voto di 110 e lode sono oltre 40mila, rispetto ai 22mila uomini che conseguono il titolo di studio con lo stesso voto, quasi il doppio.

Secondo Monia Azzalini, responsabile del settore Media e Genere dell’Osservatore di Pavia, il problema è che “chi fa informazione di solito cerca fonti esperte, prestigiose e autorevoli rivolgendosi a chi ricopre ruoli apicali, nella maggior parte dei casi svolte ancora dai soli uomini. Quindi le donne sono svantaggiate”.

“Il problema – continua Azzalini – è anche culturale. In generale non si crede che la donna possa essere brava in materie finora affidate solo agli uomini: ad esempio ricordo un articolo del 16 ottobre 2016 di Piergiorgio Odifreddi dove si sosteneva che le donne non sono portate per l’astrazione”.

Sulla stessa linea la docente di sociologia dell’Università di Urbino Lella Mazzoli, intervenuta al convegno per parlare del ruolo della donna nella pubblicità e nella fiction: “È un problema culturale ma anche politico e istituzionale. Non solo le donne non hanno il giusto riconoscimento dal punto di vista lavorativo ma anche nella pubblicità e nelle fiction viene vista solo in maniera stereotipata. Ad esempio nelle serie televisive la donna ha sempre il ruolo di madre o di infermiera. Non siamo pronti a vederla diversamente. Penso ad esempio alla prima volta che i pubblicitari hanno provato con ironia a giocare sul ruolo materno con lo spot di una marca di merendine. La mamma nella pubblicità viene colpita da un asteroide. Si sono sollevate le proteste indignate del pubblico ed è stato addirittura chiesto il ritiro dello spot”.