Matematica di Urbino tra i ricercatori più citati al mondo. “Niente formule a memoria, bisogna ragionare”

Raffaella Servadei, professore associato di Analisi matematica all'università "Carlo Bo" di Urbino
di GIOVANNI BRUSCIA

URBINO – È l’unica donna italiana a essere stata inserita tra gli studiosi di matematica più citati a livello mondiale nel decennio 2005-2015. Raffaella Servadei, nata a Cagli e professore associato di analisi matematica al Dipartimento di Scienze Pure e Applicate (Dispea) dell’Università di Urbino è nella lista dei ricercatori più citati al mondo lo scorso anno, secondo quanto reso noto da Clarivate Analytics, piattaforma web che raggruppa informazioni sulle pubblicazioni citate in oltre 30.000 riviste scientifiche. Il riconoscimento prende in considerazione le produzioni e le citazioni scientifiche tra il 2005 e il 2015. A farla conoscere a livello internazionale è il suo lavoro nel campo della ricerca di base in ambito matematico, lo studio delle equazioni alle derivate parziali e di problemi non lineari non locali di tipo frazionario.

La lista dei ricercatori

La lista comprende 3400 persone i cui articoli sono stati citati maggiormente a livello mondiale in 21 diversi ambiti delle scienze e delle scienze sociali. Ogni anno Clarivate Analytics elenca i ricercatori più citati al mondo, pari a circa l’1% del totale, e che hanno un grande impatto sulla comunità scientifica internazionale. Sono cinque i matematici italiani presenti nella lista: una sola donna, Raffaella Servadei. Nel suo curriculum ci sono una cinquantina di articoli pubblicati, oltre a un libro edito da Cambridge University Press.

Professoressa, come si sente dopo questo riconoscimento?
“Sono molto orgogliosa, per me si tratta della prima volta. Ma sono felice anche per l’università di Urbino. In questa lista ci sono 3400 ricercatori e solo cinque matematici italiani, tra cui, per la prima volta, una donna”.

Può spiegarci in cosa consiste il suo lavoro?
“Mi occupo dello studio di equazioni differenziali alle derivate parziali. Nella descrizione di una gran parte dei fenomeni nelle scienze applicate e in molti aspetti in campo tecnico e industriale si fa uso di modelli matematici, che sono un insieme di equazioni che considerano le caratteristiche di una situazione specifica e ne descrivono lo sviluppo. Nella maggior parte dei casi queste equazioni sono le equazioni differenziali a cui mi interesso”.

In quali campi trovano applicazione i suoi studi?
“In tutti gli ambiti in cui possono essere applicati i modelli matematici. In particolare, i problemi nonlineari nonlocali di cui mi interesso hanno applicazioni in fisica, biologia, finanza, ingegneria e molti altri settori”.

La sua passione per la matematica com’è nata? Di solito gli studenti la vedono come una materia poco amata o difficile da capire…
“Mi ha sempre affascinato, fin da piccola. Non a caso ho frequentato un liceo scientifico, il “Torelli” di Pergola. Ai miei studenti dico che la matematica non è una serie di formule da imparare a memoria, ma serve ragionamento e capacità di astrazione: se ragioniamo sulle cose, tutto diventa più semplice”.

Qual’è il suo rapporto con Urbino? Lei ha frequentato qui l’università?
“Vivo a Serra Sant’Abbondio, un paese dell’entroterra vicino a Pergola a circa quaranta chilometri da Urbino. Sono arrivata all’università di Urbino a marzo 2015 come professore associato: prima ho studiato a Perugia, poi ho fatto un dottorato di ricerca in Matematica a Roma, all’università di Tor Vergata, e poi sono stata assegnista di ricerca alla Sapienza e a Perugia. Prima di arrivare a Urbino, ho lavorato otto anni e mezzo all’università della Calabria come ricercatore universitario”.

I suoi studi l’hanno portata anche all’estero…
“Sì, sono stata con una borsa di studio a Magdeburgo, in Germania. Poi, naturalmente ho partecipato a vari convegni in Europa e anche negli Stati Uniti”.

Anche altri ricercatori dell’università di Urbino di recente sono stati citati a livello internazionale. Si tratta di un caso oppure è il risultato di una precisa strategia?
“Non credo sia un caso, ma è il frutto di un’ottima politica di reclutamento intrapresa dall’università. Credo sia questa la strada da seguire, bisogna investire sul reclutamento di persone valide e anche sui giovani”.