Di Battista a Urbino: “Cecconi? Da noi chi sbaglia è fuori. Nelle Marche imprenditori sono eroi”

Alessandro Di Battista a Urbino
di GIOVANNI BRUSCIA

URBINO – “La nostra lobby è il popolo, la nostra sede è la piazza”. Si è presentato così a Urbino Alessandro Di Battista, arrivato con il suo camper con cui sta girando l’Italia per la campagna elettorale del Movimento 5 stelle, anche se non farà parte del prossimo Parlamento in quanto non candidato. “Ho deciso di fare altro nella mia vita, ne ho il diritto ma voglio anche dedicarmi al mio Paese”, ha detto sul palchetto allestito in Piazza della Repubblica dove alcune centinaia di persone hanno sfidato il freddo per venire ad ascoltarlo nel tardo pomeriggio di mercoledì 14 febbraio.

È stato un attacco a tutto campo rivolto alle altre forze politiche quello del deputato uscente, che ha toccato anche temi che riguardano gli elettori marchigiani, come banche, sanità e lavoro: “gli imprenditori qui sono eroi”.

Di Battista era accompagnato dai candidati marchigiani del Movimento, Donatella Agostinelli all’uninominale al Senato nel collegio che comprende Urbino, Fano e Pesaro e da Maurizio Cattoi, candidato all’uninominale alla Camera nel collegio di Fano e Senigallia. Assente invece il candidato del collegio all’uninominale a Montecitorio, Andrea Cecconi, finito al centro delle polemiche dopo le mancate restituzioni al fondo per il Microcredito alle piccole e medie imprese. Su di lui il giudizio di Di Battista è stato chiaro: “Si tratta di una cosa gravissima, chi non ha restituito quello che ha dichiarato, da noi è fuori. Questa è serietà”.

“Sì al vincolo di mandato, basta trasformismi”

“Modificheremo la Costituzione. Ognuno è libero di cambiare idea e voler passare a un’altra forza politica, ma prima deve dimettersi e poi farsi rieleggere: chi l’ha votato il gruppo misto?”, ha detto alla stampa pochi secondi prima di parlare alla piccola folla. “Oggi il Parlamento è un mercato delle vacche e noi vogliamo mettere un freno – ha evidenziato Di Battista – se ai cittadini sta bene questo trasformismo costante, voteranno i trasformisti”.

Tra battute e saluti rivolti a chi lo seguiva dalle finestre, il deputato romano ha ironizzato sul piccolo palco allestito per l’incontro: “Abbiamo un palchetto per parlare perché da una parte ci siamo noi che abbiamo versato 23 milioni di euro al fondo per il microcredito: dall’altra parte c’è Berlusconi che invece non si sa quanto ha versato a Cosa nostra: chiedete a lui di rendicontare”, ha detto prima del comizio, in cui ha parlato anche dell’ex presidente del consiglio Matteo Renzi. “L’unica cosa che ha fatto è stata quella di averci riportato Berlusconi”.

“La politica gestita da grandi finanziatori”

Alla sua destra, parcheggiato di fronte al portico, c’era il camper per la campagna elettorale che lo vede protagonista, finanziato con le microdonazioni di chi scende nelle piazze per seguirlo. “I politici si sono intascati due miliardi e mezzo di euro nonostante un referendum (quello del 1993, ndr) avesse deciso per la loro abolizione”. Il deputato uscente ha anche ricordato i suoi primi giorni in Parlamento. “La politica è gestita dai grandi finanziatori, mi sbagliavo quando pensavo che fosse gestita soltanto dai mariuoli. Vi faccio un esempio – ha detto – a 20 metri da noi alla Camera sedeva Giancarlo Galan, poi condannato per la sentenza sul Mose di Venezia. Anche quando stava in galera prendeva lo stipendio, mentre nel Pd c’era Francantonio Genovese e ora il figlio è indagato, senza dimenticarci di Luigi Cesaro, l’autista del capo della nuova camorra organizzata Raffaele Cutolo”. L’esponente dei 5 stelle ha anche ricordato che “i carabinieri si mettono sull’attenti anche quando entra Berlusconi, un ineleggibile e finanziatore della mafia. La scorta servirebbe a noi per difenderci da lui. In un Paese normale il suo posto sarebbe in galera”.

Ma Di Battista ha attaccato anche “gli onesti che pur di prendersi uno stipendio da 12.000 euro preferiscono starsene zitti e sedere vicino a un delinquente. Cinque anni fa non pensavo di entrare in Parlamento, ho visto degli onesti che sono entrati e hanno iniziato a giustificare l’ingiustificabile”, ha detto prima di parlare del Pd sul caso dei tesseramenti dei cinesi. “In Transatlantico una volta a Cuperlo ho detto ‘ ma avete tesserato anche mio nonno, morto nel 1987?’ e lui non ha capito che stavo scherzando e mi ha risposto ‘ ma davvero?'”.

Uno dei punti fermi del programma del movimento di cui fa parte è la lotta ai vitalizi: “Mi stanno sui c… perché ci sono pensionati che prendono 450 euro al mese. Per approvare la legge Fornero ci hanno messo 19 giorni, per i vitalizi invece serve molto più tempo”.

Banche, sanità e gli “imprenditori eroi” delle Marche

Di Battista ha toccato anche due temi che interessano gli elettori marchigiani, criticando “quei cittadini che si scandalizzano più per un cambio sbagliato dall’ex commissario tecnico della Nazionale Ventura che per il taglio agli ospedali, perché oggi vogliono trasformare i pazienti in clienti” e sulla trasparenza delle banche: “Alcuni hanno speculato grazie alla politica e all’assenza della vigilanza. Serve una riforma della governance – ha detto – noi vogliamo congelare il 30% degli stipendi dei grandi manager in modo da avere un tesoretto per aiutare i risparmiatori”.

Ha parlato anche di Urbino come di “una città incredibile e viva culturalmente. Vanno rilanciati i centri storici e le piccole imprese perché sono anche luoghi di socialità”. Dopo aver “assolto” chi in precedenza ha votato per altri partiti, Di Battista ha anche annunciato l’idea di proporre un reato apposito per chi dovesse mentire solo per accedere al reddito di cittadinanza, uno dei cavalli di battaglia del Movimento.

Sulla possibilità di vittoria nelle Marche è fiducioso: “È da sempre una regione forte per noi. Una regione che vive anche tantissime difficoltà dal punto di vista del lavoro, gli imprenditori qui sono eroi. Speriamo di seminare e poi raccogliere, ci meritiamo una possibilità”.

“Giornali come partiti politici”

Poco prima della chiusura Di Battista ha anche attaccato il mondo dell’informazione: “Alcuni giornali non sono giornali ma partiti politici, come quello di De Benedetti (Repubblica, ndr). Lui e Berlusconi hanno detto che in caso di nostra vittoria abbandoneranno l’Italia”, senza dimenticare la Rai. “I partiti usano parole inglesi per fotterci, come jobs act e bail in: il Tg1, non va visto perché è l’organo di informazione più di regime che esista nel mondo. Rispetto al direttore generale Rai ed ex direttore del telegiornale Mario Orfeo dovremmo dare un Pulitzer (premio giornalistico più importante, ndr) a Emilio Fede”, ha detto.

Prima di chiudere al grido di “grazie Urbino, viva il Movimento 5 stelle”, Di Battista si è anche rivolto a chi pensa che non andare al voto sia il modo migliore per esprimere il suo dissenso: “Chi lo pensa sbaglia perché invece fa un favore al sistema. Chi viene in piazza può camminare a testa alta perché schierarsi è il dovere di un popolo sovrano”.