Processo “palloni gonfiati”: rinviati a giudizio tutti gli imputati per false fatturazioni all’Asd Pieve di Cagna

di ELISABETTA BARBADORO

URBINO – Tutti a processo. Si è conclusa con 20 rinvii a giudizio l’udienza preliminare per le sponsorizzazioni gonfiate alla società calcistica Asd Pieve di Cagna. Saranno giudicati per emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e false dichiarazioni 15 imprenditori, quattro dirigenti sportivi e il titolare della filiale urbinate della banca Monte dei Paschi. La decisione del giudice è arrivata dopo cinque ore di camera di Consiglio al termine dell’udienza preliminare, condotta dal Gup Vito Savino, e ha confermato la richiesta del pubblico ministero Irene Lilliu formulata il 9 gennaio durante la prima seduta dell’udienza al Tribunale di Urbino.

La pm, durante la requisitoria ha descritto “un sistema fraudolento”, attivo tra il 2010 e il 2012, attraverso il quale alcuni sponsor della squadra di calcio erogavano finanziamenti alla società con regolari contratti e poi recuperavano parte della somma attraverso assegni e carte di credito intestate ai giocatori, fino a costituire un “flusso di ritorno” che garantiva illecitamente agli imprenditori vantaggi fiscali.

Il segretario della società calcistica Tiziano Pieri, ha chiesto e ottenuto il patteggiamento a un anno e un mese di reclusione. A partire dal 18 maggio, data fissata per la prima udienza, siederanno sul banco degli imputati siederanno invece Lorenzo Ceccarini e Marco Trombetta, rispettivamente presidente e vice presidente della Asd Pieve di Cagna, e il direttore sportivo Marco Lucarini. Con loro gli imprenditori Otello Battistelli, titolare di Otello Battistelli Snc, Graziano Baldolini, titolare della BST srl, Mirco Gregori, titolare dell’impresa Eletrom, Patrick Ligi, di Geostudio Ligi srl, Roberto Bartolucci, della macelleria F.lli Bartolucci snc, Vittorio Romagnoli, titolare di Romagnoli Arredi srl, Renzo Romagnoli, di Romagnoli Renzo e Gosti Aurea snc e i titolari delle imprese individuali omonime: Raffaele Bova, Stefano Carloni, Luigi Duranti, Simone Falconi, Paolo Gostoli, Imridin Mackaj, Mattia Santini e Giuseppina Topi. Chiesto il rinvio a giudizio anche per Aurelio Lucadamo, titolare della filiale di Urbino del Monte dei Paschi di Siena.

Il “flusso di ritorno”

La Asd Pieve di Cagna, secondo Lilliu, incassava le quote per poi staccare, in un primo momento, assegni intestati ai giocatori, emessi dalla Banca di credito cooperativo Metauro, dove lavorava il vice presidente della stessa società Marco Trombetta (tra gli imputati). L’anno successivo il metodo è cambiato: al posto degli assegni sarebbero state utilizzate carte di credito prepagate, attivate dalla filiale urbinate della banca Monte dei Paschi di Siena. Gli assegni o l’importo delle carte venivano cambiati in contanti a distanza di breve tempo per poi essere, secondo la Procura, restituiti all’azienda sponsor. I giocatori, però, durante le indagini, hanno dichiarato di non essere al corrente di questo sistema, e la perizia calligrafica ordinata dal pubblico ministero ha evidenziato che le loro firme sulle girate degli assegni, i documenti di riscossione e l’attivazione delle carte prepagate, non sono autentiche.

Durante una perquisizione a casa di Tiziano Pieri, le fiamme gialle hanno trovato un file salvato nel pc che è stato ritenuto rilevante per le indagini: si tratta di un foglio di calcolo contenente un preciso rendiconto dove, per ogni sponsor, era indicata la quota di finanziamento, la somma da restituire e il rapporto tra i due dati. I fatti risalgono al periodo tra il 2010 e il 2012; secondo la Procura era in atto un sistema di “sovrafatturazione qualitativa” che permetteva agli imprenditori sponsor di pagare meno tasse, ottenendo sgravi fiscali e il recupero dell’iva, e alla società sportiva di beneficiare comunque di una parte dei finanziamenti.

La difesa

Ma il foglio Excel, secondo i legali degli imputati, non può essere usato come prova perché riporta alcune somme sotto la voce “da restituire”. Per questo hanno chiesto al giudice per le indagini preliminari di non procedere col rinvio a giudizio: non ci sarebbero le prove materiali che quelle somme sono tornate al ‘mittente’, cioè l’ultimo passaggio di denaro dalle mani dei giocatori a quelle degli imprenditori. Inoltre, secondo i legali degli imprenditori, ci sono prove evidenti del fatto che le somme della sponsorizzazione fossero state impiegate: sono comparsi, infatti, i loghi delle aziende come pubblicità durante le partite.

Nella seconda seduta dell’udienza preliminare, il Gup aveva chiesto al Pubblico ministero di integrare un capo d’accusa fornendo ulteriori dettagli sulle condotte ritenute illegittime. Nell’udienza del 16 febbraio, Lilliu ha provveduto a puntualizzare come richiesto dal giudice, a quel punto la difesa ha chiesto un termine per riorganizzare la linea. Il giudice Savino si è ritirato per circa un’ora per decidere se accogliere la richiesta dei legali e rinviare l’udienza, poi ha optato per il respingimento e ha aggiornato la seduta alle 17 quando ha letto l’ordinanza di rinvio a giudizio per tutti gli imputati.

“Non abbiamo perso una battaglia – ha commentato l’avvocato Enzo Vampa, difensore di Marco Trombetta -, la vera guerra comincerà il 18 maggio”.