La privacy made in Usa
Un punto è chiaro: nessuna tutela sul posto di lavoro
 

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Alla scoperta
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Gli americani se ne erano accorti da tempo. Ma quando a cadere vittima dei pirati della posta elettronica è stato lo stesso presidente Clinton, il problema della tutela della privacy nelle e-mail è diventato ancora più urgente.

Il dibattito è aperto. Perché garantire la riservatezza nella Rete significa sancire un diritto dei cittadini. Ma anche correre il rischio di rendere più facili atti criminali. Da anni esistono associazioni che pongono il problema. Come dimostra il sito della EPIC, l’Electronic Privacy Information Center, e quelli della Privacy Rights Clearinghouse e del Center for Democracy and Technology.

Ma negli Stati Uniti un aspetto della questione è sicuramente chiaro. Non c’è riservatezza sul posto di lavoro. "In America molti dipendenti usano i computer dell’azienda in cui sono impiegati, per inviare messaggi ai propri amici. Ma il datore di lavoro per legge ha tutti i diritti di controllarne i contenuti". Carl Kaplan è un giornalista del New York Times online specializzato in tematiche legali e sa che spesso negli ultimi anni i testi delle e-mail sono stati usati come fonte di prova nei processi. "Molta gente è stata allontanata dal lavoro - spiega - perché aveva inviato messaggi in cui parlava male del proprio capo o nei quali aveva fatto scherzi a colleghi che sono stati considerati molestie sessuali". Come difendersi, allora? "Dal punto di vista legale - spiega Kaplan - un dipendente non ha diritti. Può solo fare molta attenzione quando manda o riceve un’e-mail. E realizzare che ha una totale mancanza di privacy sul posto di lavoro. Come normali utenti, invece, ci si può difendere facendo ricorso alla crittografia. Ma su questo argomento negli Stati Uniti la battaglia è aperta".

Dibattito sulla crittografia
"La crittografia - spiega Caplan - è un tipo di tecnologia attualmente disponibile. Ma questo significa che può essere utilizzata anche dai criminali. Ecco perché alle forze dell'ordine non piace. Negli Stati Uniti si discute molto sulle modalità con le quali si può usare questo tipo di sistema. Le leggi al vaglio sono tante".

La criptazione, o encryption per dirla all'inglese, è stata fino a poco tempo fa considerata negli Usa alla stregua di un'arma da guerra e in quanto tale sottoposta al divieto di esportazione. Una scelta che secondo Andrea Monti, autore del libro "Spie, segreti e codici cifrati", aveva lo scopo di agevolare le incursioni di Echelon, il grande fratello. Le cose sono però cambiate a partire dal settembre '99.

Molti punti restano ancora confusi. Come dimostrano anche alcuni esempi pratici. "Ci sono stati casi giudiziari - spiega Caplan - in cui è stato argomentato che utilizzare un codice è una forma di comunicazione. Quindi, così come è riconosciuto il diritto di espressione senza che il Governo possa intervenire, allo stesso modo si dovrebbe poter usare la crittografia senza problemi. Ma questi casi non hanno ancora avuto una soluzione".

Come si difendono le aziende: il caso dell'Intel
"Un dipendente dell'Intel che era stato licenziato - racconta Caplan - aveva cominciato ad inviare ai suoi ex-colleghi e-mail in cui esprimeva pareri negativi sull'azienda, invitandoli a visitare il suo sito web nel quale raccontava la sua verità. La Intel lo ha denunciato. Secondo l'impresa, infatti, inviando messaggi sui computer dei suoi dipendenti, lui aveva violato la sua proprietà.Con queste argomentazioni l'Intel ha vinto la causa. Questo è un modo con cui le aziende riescono a difendersi. Ma non so se esiste un modo per il singolo di tutelarsi. La legge non riesce a stare al passo della tecnologia ".

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