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Indipendentemente dal fattore estetico, le pratiche dell’
ornamento e del mutamento corporeo hanno, per i seguaci del "neotribalismo", un profondo significato ideologico e psicologico. Il piercing, il branding, il tatuaggio diventano, al contempo, un modo per recuperare la propria unicità nella massa, una via per riappropriarsi del corpo, delle sue sensazioni, dei suoi confini, e una forma di ribellione, di protesta nei confronti delle moderne società industrializzate, progredite e tecnologiche.

Per i teorici del neotribalismo, il sistema occidentale, capitalistico, ha infatti spersonalizzato gli individui, li ha trasformati in un’unica "produttori-consumatori di merce, divisi in fasce massa amorfa di di target per età, censo o capacità produttiva". In più, li ha allontanati dalla Natura, li ha portati a delegare-relegare le loro anime in altre mani ("sottomessi come siamo alla Merce, alla sua produzione, distribuzione, vendita e, soprattutto, al suo consumo, il nostro futuro è diventato un piatto organigramma nelle mani salde di manager onniscenti") e a bistrattare il corpo, infamandolo e infangandolo.

Da una parte la religione cristiana ha costretto il corpo dentro una rigida armatura teologica e lo ha additato come la fonte di ogni peccato e il mezzo di espiazione, dall’altra la moderna società del consumo lo ha recuperato solo per trasformarlo in merce.

Per i neotribali, tutto questo ha portato l’essere umano a "massificarsi", a perdere la propria identità personale, ad allontanarsi dal proprio corpo e a considerare quest’ultimo come slegato dall’anima e dalla psiche.

Per questo è necessario riappropriarsi della nostra singola individualità e del nostro corpo seguendo quei metodi e quei rituali propri dei nostri antenati. Viene così riscoperta l’idea secondo cui è possibile giungere alla mente tramite il corpo, e le alterazioni, le modifiche, il dolore provocato da queste tecniche non è nient’altro che il modo per recuperare una forma di conoscenza diversa, profonda e integrale.

Bucare, incidere, marchiare la propria carne è sicuramente abbastanza doloroso, e la decisione di passare attraverso uno stadio di dolore fisico, comporta, per questi "ribelli di pelle", una rivalutazione della propria personalità mettendosi in gioco, sottoponendosi a una prova fisica e a un rituale di iniziazione dal quale si esce vincitori, trasformati nel corpo e nello spirito, pieni di ritrovata coscienza, energia e coraggio per affrontare la vita di tutti i giorni.

Il tatuaggio, la cicatrice, il piercing, sono però anche modi per "personalizzare" e individualizzare ogni singolo corpo. Sono strumenti di comunicazione, recuperati da pratiche antiche quanto l’uomo, che "uniscono", definiscono e caratterizzano l’individuo che vuole distinguersi dalla massa amorfa. Sono il modo di dire al mondo "Io sono così, diverso da te e da te e da te. Mi piace giocare con il MIO corpo e mi accetto così come sono, anche se non corrispondo al TUO modello ideale".

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