CICATRICI D'ARTE


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Nel senso scientifico, il termine scarificazione si riferisce alla creazione, attraverso una qualsiasi tecnica, di una o più cicatrici permanenti su una qualsiasi parte della pelle. Sono escluse, dunque, quelle cicatrici che sono conseguenza di incidenti o di interventi chirurgici.

Oggi la decisione di farsi scarificare viene presa esclusivamente da chi decide di ornare il proprio corpo, ma nei secoli passati, soprattutto tra le popolazioni tribali, la decisione era presa da una autorità superiore, senza il consenso dell’interessato.

Le tecniche di scarificazione sono varie e ognuna dà un risultato estetico diverso: si può distinguere tra il branding, il cutting semplice e quello a cui segue l’iniezione di particolari sostanze nella pelle.

Nell’uso moderno, comunque, nell’ambito degli atelier per tatuaggi e piercing, il termine scarificazione viene riservato all’ultima fra le tecniche citate. Questa consiste nel taglio o nell’incisione della pelle e nella successiva introduzione nella ferita ancora aperta di una sostanza, come la cenere, l’inchiostro o altro ancora, per poterne manipolare il processo di cicatrizzazione. Una volta richiusa la ferita, la conseguente cicatrice risulterà molto pronunciata sia dal punto di vista visivo, sia da quello tattile. Queste caratteristiche dipendono proprio dal tipo di scarificazione e dalle sostanze inserite nella ferita.

Se dalla ferita iniziale si originerà una cicatrice fibrosa - un cheloide – o meno, dipende largamente dall’eredità genetica e da una serie di ormoni e anticorpi che ogni soggetto produce in quantità differente nella situazione di malattia o malessere, nonché in presenza di sostanze estranee nel proprio corpo.

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