La pena di morte: crimine di Stato?

dossier a cura di Laura Cuppini
Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino

   
   
   
 

Favorevoli o contrari?

   
  In molti paesi si continua a praticare la pena di morte, nonostante le tante prese di posizione contrarie da parte di politici e di associazioni laiche e religiose. Le domande cui è necessario rispondere sono due:

1. la pena di morte è eticamente giusta, vale a dire è possibile commetere un omicidio per una giusta causa?

2. la pena di morte è efficace nel perseguimento di determinate finalità (ad esempio la diminuzione del crimine)?

Ecco una panoramica sugli argomenti dei favorevoli e dei contrari.

Gli argomenti pro:

1. Una prima legittimazione della pena di morte si può trovare nella concezione organica di Aristotele (poi ripresa da san Tommaso), secondo la quale una parte può essere sacrificata per il bene del tutto.

2. La pena capitale viene spesso giustificata come legittima difesa dello Stato contro il crimine.

3. Secondo la concezione retributiva della pena, non è importante prevenire il crimine ma vendicarlo. E' la legge "occhio per occhio, dente per dente".

4. La pena di morte risolve a monte il problema dei recidivi.

Gli argomenti contro:

1. A partire dal secondo dopoguerra si è posta la questione se la pena di morte fosse una violazione dei diritti umani. Negli ultimi anni ci si chiede anche se essa possa costituire una violazione del diritto a non subire torture, trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti. La pena di morte inoltre può essere usata come uno strumento per la violazione di altri diritti (libertà di opinione o espressione, nel caso che venga condannato un oppositore politico) o un fattore aggravante di altre violazioni (quando venga inflitta a conclusione di un processo iniquo).

2. Secondo gli abolizionisti, la pena di morte non può essere considerata come una legittima difesa dello Stato, poichè esso, avendo il monopolio del potere, ha a disposizione strumenti alternativi per combattere la criminalità. Inoltre la pena di morte inflitta al termine di un processo non può essere considerata come una legittima difesa, bensì come un omicidio legale premeditato.

3. Alla concezione retributiva della pena, gli abolizionisti oppongono la concezione utilitaristica, che considera la punizione come un'emenda.

4. Diversi studi dimostrano che la pena di morte non ha effetti deterrenti sul crimine e che è l'incertezza della pena e non la sua lievità a fare venir meno l'effetto dissuasivo (nel Rapporto Ancel dell'Onu del 1962 si legge: "Tutte le informazioni disponibili sembrano confermare che l'abolizione della pena di morte non è mai stata seguita da una sensibile crescita dei reati non più punibili con tale pena". Il concetto è stato ribadito nel 1988 dal Comitato delle Nazioni Unite per la prevenzione e il controllo del crimine, e successivamente nel Rapporto Hood, del 1990 e 1996). Alcuni studiosi sostengono che la pena capitale potrebbe avere come effetto, per il suo carattere brutalizzante, un aumento dei delitti di sangue.

5. Per quanto riguarda il problema dei recidivi, è praticamente impossibile stabilire se e quando un assassino commetterà altri delitti.

6. I diritti umani sono per loro stessa natura inalienabili, quindi essi non possono essere sottratti nemmeno a chi ha commesso un crimine.

7. Un sistema giuridico non può infliggere una pena irreversibile, a causa della possibilità di errore insita in tutte le decisioni giudiziarie.

8. Diversi studi svolti da Amnesty International provano che la condanna a morte è inflitta più o meno facilmente a seconda dell'origine sociale o etnica dell'imputato, della sua ricchezza e delle sue opinioni politiche.

9. Non è possibile concepire un sistema di esecuzione che non sia crudele e degradante per la vittima. Nessun sistema finora progettato può garantire una morte rapida e indolore.

 
   
 



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