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Sui siti dei candidati americani programmi, spot, chat
e il modo più veloce di finanziare le campagne elettorali

Per le presidenziali del 2000
la corsa è sul web

Bradley mette in Rete le ricette delle sostenitrici
Un hacker mette falce e martello sul sito di Bush

Dal nome del cane di Bush al gelato preferito di Elizabeth Dole alla campagna contro i test nucleari di Al Gore: la grande gara delle elezioni presidenziali americane, il cui rush finale si terrà il 7 novembre, ha visto nella Rete uno dei suoi principali campi di battaglia e, a giudicare da quanto dichiarato negli ultimi mesi dagli esperti Internet dei vari candidati, ha dato buoni frutti.

Spillette, volantini e comizi di piazza rischiano adesso di essere soppiantati per sempre da cartoline web, newsgroup, chatroom, videoclip e party virtuali. Il tutto spendendo meno che per i mezzi tradizionali. In un Paese immenso come gli Stati Uniti, Internet colma le distanze. E se un tempo l'unico modo di portare la propria oratoria e la propria faccia in giro per la sconfinata provincia americana era fare lunghi viaggi o bombardare il pubblico di spot radiotelevisivi, adesso i candidati hanno un'arma in più, e imparano a usarla.

A differenza di quanto ancora accade in Italia, dove i siti politici sono per lo più generalisti e impersonali, la parola d'ordine per i siti presidenziali in America è "familiarità". Tutti raccontano la propria vita. Tutti si costruiscono un personaggio quanto più possibile vicino all'americano medio. Ma a un americano medio che è riuscito in grandi cose: come il grande campione di basket Bill Bradley, fino a un mese fa in corsa per i democratici, che nella sua biografia on line si sofferma, più che sulle sue imprese da atleta, sulle ricette di biscotti delle sue sostenitrici e sui valori "middle class" di Crystal City, la cittadina "multirazziale e multietnica" da cui proviene.

Lo stesso vale per Al Gore, che ha battuto Bradley nelle primarie: nel suo sito è on line un video biografico in cui a tesserne le lodi sono la prima maestra, il medico di famiglia, la moglie, che racconta del loro primo incontro, e le sue stesse foto in versione "sano e affascinante ragazzone americano", oltre a personali e commoventi ricordi di padre, nonno e quanto resta della quinta generazione.

Con 67 milioni di americani online, il popolo del web è oggi una variante significativa nei calcoli elettorali e rappresenta, secondo gli esperti, "il cinquantunesimo stato". Con regole molto diverse da quelle degli utenti radiotelevisivi. I messaggi pubblicitari tradizionali sono infatti "inevitabili", e consentono una ricezione passiva. Per Internet è diverso. Secondo Emilienne Ireland, presidente della società di servizi Internet Campaign Advantage, l'attenzione di un elettore dura 45 secondi al telefono, solo 30 durante un messaggio televisivo, e ben 8 minuti su un sito web. Non si tratta solo di pubblicità, ma della possibilità di interagire con i candidati e per i candidati. Chiedere loro spiegazioni, porgergli le proprie richieste, riempire le caselle di posta degli amici di cartoline elettorali, e soprattutto sostenere la campagna del politico preferito sottoscrivendo e pagando online.

Ed è naturalmente a questo che puntano i siti degli aspiranti presidenti. Le pagine web di democratici e repubblicani si sono presto riempite di "finestre" del tipo: "join the team" o "help our campaign". Basta sottoscrivere, dare il proprio numero di carta di credito, e il gioco è fatto: il tuo candidato riceve subito un cyber-aiuto, e ringrazia con continui messaggi che puoi ascoltare e vedere in Real Player.

Salvo brutti scherzi. Come quello che lo scorso ottobre un gruppo di hackers filocomunisti ha fatto a George W. Bush jr, sulla cui homepage sono comparsi falce e martello e annunci del tipo "per una nuova rivoluzione di ottobre", il tutto decisamente non in linea con il messaggio del grande favorito repubblicano.

Dopo questi mesi di intrensissime "internet campaigns", gli analisti politici americani sono convinti che il bello deve ancora venire, e alcuni prefigurano situazioni estreme: Chuck Todd, editor di una newsletter politica pubblicata sul National Journal, spiega che "la svolta arriverà quando Al Gore potrà essere certo che i suoi messaggi a favore dell'aborto saranno ricevuti solo da donne a favore dell'aborto, ovvero quando Internet consentirà ai candidati di identificare il proprio target casa per casa". Un futuro da grande fratello orwelliano che però, fortunatamente, è soltanto il sogno di pochi.

(27 marzo 2000)

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