Alla scoperta del Grande Fratello

Un rapporto al Parlamento europeo: "Gli Usa spiano telefonate ed e-mail"

Echelon: molto rumore per poche prove

Svelata l'esistenza di una rete segreta di intercettazione globale


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Scoppia il caso Echelon

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Il rapporto Stoa "Valutazione delle tecnologie di controllo politico"
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Un estratto da
"Secret Power"
di Nicky Hager

"Somebody's listening"
di Duncan Campbell

"The Puzzle Palace"
di Andrew Bomford
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8 - 9 - 10

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Le basi segrete di spionaggio

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Parla Nicky Hager, l'autore della scoperta di Echelon

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Nell'occhio della Nsa

 

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Occhio che spia ogni movimento. Orecchio che ascolta ogni parola. Mente che penetra ogni pensiero. Sembrava solo un mito, allucinante frutto dell’immaginazione profetica di uno scrittore. Invece, no. La negazione di ogni libertà, il simbolo di tutte le dittature dalla penna di George Orwell si è materializzato nella realtà. Il Grande Fratello esiste. E ha un nome: Echelon. Rete di spionaggio costituita in piena guerra fredda dai servizi segreti di Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda. Con basi segrete sparse in tre continenti, in grado di intercettare tutte le conversazioni telefoniche, i fax, i telex, le e-mail, e potenti computer capaci di estrapolare da miliardi di suoni e parole qualsiasi le voci e i nomi ritenuti interessanti.

Il caso Echelon scoppia all’inizio del 1998. E’ febbraio quando il "sistema di sorveglianza globale" conquista i titoli dei giornali: comincia il settimanale "Il Mondo", con un lungo dossier, che descrive nei dettagli i meccanismi di ascolto e registrazione di tutto ciò che transita attraverso il sistema di telecomunicazioni internazionale. La fonte sembra autorevole: un rapporto commissionato dal Parlamento europeo, intitolato "Valutazione delle tecnologie di controllo politico". Il documento porta due firme: quella dello Stoa (Scientific and Technological Options Assessment), struttura ufficiale di Strasburgo per le problematiche tecnico-scientifiche, e quella di Steve Wright, ricercatore della Omega Foundation, organizzazione di Manchester impegnata sul fronte dei diritti umani, che lo ha materialmente redatto. E presentato alla Commissione libertà civili e affari interni dell’Europarlamento il 27 gennaio 1998.

Da questo momento il caso comincia a montare ed Echelon diventa un nome familiare. I giornali di tutto il mondo, dal Times al Village Voice, da Wired al Telegraph, da Izvestia al New York Times, denunciano la gravità dell’esistenza di una rete di monitoraggio globale, si ergono a difesa della privacy violata, tentano di approfondire la notizia intervistando ex-agenti dello spionaggio, politici, magistrati, responsabili dei servizi segreti. Che la fine della guerra fredda non significasse la fine dello spionaggio era noto, così come era pacifico che i governi occidentali, anziché smantellare gli apparati di intelligence, avessero tentato di riconvertirli dalla originaria funzione antisovietica verso altri obiettivi. Ma leggere, nero su bianco, la convalida di un’opinione, per quanto diffusa, è allarmante: "A differenza di altri sistemi di spionaggio elettronico sviluppati durante la guerra fredda - scrive il rapporto Stoa - Echelon punta essenzialmente a obiettivi non-militari: attività governative, di organizzazioni, di imprese praticamente in tutti i paesi". Ancora più allarmante è la capillarità del sistema di monitoraggio: comunicazioni militari, messaggi diplomatici criptati, conversazioni commerciali confidenziali, oltre alle "normali" comunicazioni quotidiane: tutto quello che passa via telefono, fax, telex, internet, viene intercettato da basi e satelliti, analizzato da programmi intelligenza artificiale attraverso la ricerca di parole chiave e sofisticati meccanismi di riconoscimento vocale, e archiviato in un’immensa banca-dati comune alle cinque agenzie coinvolte. Con l’americana Nsa come partner principale, in grado di accedere a tutti i messaggi intercettati, e con Inghilterra, Canada, Australia e Nuova Zelanda a ricoprire il ruolo subalterno di fornitori di informazioni.

Ma nessun giornale trova una conferma a quella che, per il momento, sembra più che altro una spy story a trama fantapolitica. Silenzio da Stati Uniti e Gran Bretagna, "no comment" della Nsa. L’unica prova dell’esistenza di Echelon è il rapporto Stoa. Che, a sua volta, non si basa su nessuna fonte diretta: che il Grande Fratello non sia un’invenzione letteraria, infatti, è scritto in un libro e in un’inchiesta giornalistica. Quando Wright sostiene che "tutte le comunicazioni sono intercettate dalla National Security Agency, che trasferisce le informazioni a Fort Meade via il nodo strategico di Londra e via il nodo cruciale di Menwith Hill", non utilizza atti ufficiali, informative dei servizi o indagini parlamentari. Il rapporto Stoa cita unicamente Somebody’s listening, un’inchiesta dell’88 del giornalista investigativo scozzese Duncan Campbell, Secret Power, libro del ’96 del neozelandese Nicky Hager, e il classico The Puzzle Palace di Andrew Bomford, che descrive il pre-Echelon. Oltre alle note di agenzia Reuters, agli articoli di Guardian, Independent e Times, alle denunce di numerose organizzazioni non governative, da Amnesty International a Privacy International, a Statewatch.

Le fonti del rapporto sono quindi indirette e per lo più giornalistiche: Echelon esiste perché lo hanno scritto Hager e Campbell; e i giornali hanno la certezza che Echelon esista perché è scritto nel rapporto Stoa. Di prove dirette non ne ha nessuno: l’unica è quella che fornisce Nicky Hager in Secret Power: le interviste che lui stesso ha fatto a una cinquantina di ex agenti segreti neozelandesi, che hanno abbandonato il Gcsb alla fine degli anni Ottanta. Sua è anche l’insistenza, che sarà poi fatta propria dallo Stoa, sulle finalità politiche del network di sorveglianza: pur notando, infatti, un intenso monitoraggio di tutti i paesi aderenti al Gatt (l’accordo multilaterale sulle tariffe doganali e sul commercio firmato nel 1947, da cui è nato il Wto), Hager non esita a scrivere che "le maggiori priorità all’interno dell’alleanza continuano a essere lo spionaggio politici e militare teso a supportare i loro interessi nel mondo". E mette in guardia: "Ognuno e ogni cosa riguardi ciò può diventare un bersaglio".

Il rapporto Stoa si spinge oltre: "Le nuove tecnologie di sorveglianza sono usate per tracciare le attività di dissidenti, attivisti dei diritti umani, giornalisti, leader studenteschi, minoranze, leader sindacali e oppositori politici". Il Parlamento europeo, dunque, fin dall’inizio, mostra un orientamento ideologico ben preciso e di Echelon sottolinea soprattutto l’aspetto di minaccia per la privacy, le libertà civili e i diritti politici. Solo un fugace accenno, invece, a un’altra funzione di Echelon: lo spionaggio economico e commerciale. Vengono citati la lotta tra la giapponese Nec e il colosso americano delle telecomunicazioni AT&T per una fornitura all’Indonesia; un contratto per un sistema radar in Brasile "soffiato" dalla Raytheon alla francese Thomson; lo spionaggio di Boeing e Mc-Donnel Douglas ai danni del consorzio europeo Airbus. Ma la preoccupazione principale del rapporto Stoa sembra una sola: che "in Europa tutte le e-mail e le comunicazioni telefoniche sono intercettate dalla National Security Agency in modo indiscriminato".