Alla scoperta del Grande Fratello

Negli Stati Uniti il Congresso mette i servizi segreti sotto accusa

Le istituzioni si mobilitano

L'Europa chiede una commissione di indagine parlamentare


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La risoluzione del Parlamento Europeo: il documento ufficiale

Il dibattito in aula
(14 settembre 1998)

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1/ Vulnerabilità del commercio elettronico

2/ Legalità
delle intercettazioni

3/ Crittografia
e intercettazioni

4/ Il sistema di intercettazione

Le audizioni alla Commissione libertà civili e affari interni
(22-23 febbraio 2000)

Parlamento europeo

Commissione europea

La pagina di Glyn Ford




 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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In Europa: una risoluzione del Parlamento di Strasburgo, l’impegno ad approfondire il caso in altri studi, la proposta di una commissione parlamentare di inchiesta. In America: indagini del Congresso sulle attività della National Security Agency. In Italia: esposti alla magistratura, fascicoli aperti dalla procura di Roma, un’istruttoria del Comitato parlamentare sui servizi, l’interessamento del Garante per la privacy. I soggetti istituzionali si muovono, spinti a occuparsi di Echelon, spiegano, "per la gravità di quanto i mass media denunciano".

La risposta dell’Unione europea. "Francamente le uniche persone che ancora dubitano dell’esistenza di Echelon si trovano negli Stati Uniti", dice Glyn Ford, eurodeputato laburista e direttore dello Stoa. E’ stato lui a commissionare il rapporto alla Omega Foundation e a presentarlo all'assemblea di Strasburgo. Ed è ancora lui, subito dopo, ad avviare, soprattutto in Inghilterra, un’intensa attività di lobby tra laburisti, verdi, organizzazioni non governative, gruppi antimilitaristi e associazioni per la difesa della privacy. Risultato: la "Risoluzione sulle relazioni transatlantiche e il sistema Echelon", che il Parlamento europeo vota il 16 settembre 1998. Titolo a parte, il documento contiene solo un brevissimo accenno alla rete di intercettazione, al punto 14, il penultimo: "La crescente importanza di Internet e delle telecomunicazioni mondiali in genere, e del sistema Echelon in particolare, richiedono misure precauzionali per quanto concerne le informazioni economiche, così come un efficace criptaggio". Il riferimento a Echelon appare improvviso e del tutto fuori contesto in una risoluzione che, per il resto, "sottolinea l’importanza delle relazioni Ue-Usa in materia di economia, politica e sicurezza" e affronta una serie di problemi commerciali.

Né il dibattito in aula aggiunge informazioni a quanto scritto nel rapporto o approfondisce le questioni sollevate dalla scoperta del sistema congiunto angloamericano: a partire dal controverso ruolo della Gran Bretagna, membro dell’Unione europea e, allo stesso tempo, alleato degli Stati Uniti in un’operazione di spionaggio ai danni dei propri partner continentali: un ruolo che, insinua il rapporto Stoa, contravverrebbe agli obblighi sottoscritti con il trattato di Maastricht, in base al quale gli stati membri sono obbligati a "informarsi reciprocamente e concertarsi in seno al Consiglio su ogni questione di politica estera e di sicurezza". "La discussione è stata un fiasco", accusa la deputata verde Patricia McKenna, che legge nella riluttanza dell’Europarlamento il timore di incrinare le relazioni diplomatiche ed economiche con gli Usa. Solo un europarlamentare belga avanza un’ipotesi e suggerisce che il sistema di intercettazione Echelon sia coperto da accordi bilaterali segreti fra i vari paesi dell’Unione e gli Stati Uniti. Alla fine, l’assemblea decide di rimandare la questione a un ulteriore approfondimento e commissiona altri due studi sull’impatto che apparati di controllo come Echelon hanno sul diritto alla privacy e sulle attività economiche e commerciali. Perfino il battagliero Ford ammetterà alla stampa che le intercettazioni sono un mezzo legittimo a disposizione dei governi per tutelare i cittadini da terrorismo e crimine organizzato e si limiterà a chiedere un codice di regolamentazione e un organismo di controllo del sistema.

I nuovi studi arrivano - quattro rapporti scritti tra aprile e agosto 1999 - e il caso si riapre. Due giorni di audizioni pubbliche alla Commissione libertà civili e affari interni, il 22 e il 23 febbraio 2000, per esaminare in particolare la relazione di Duncan Campbell, "Interception Capabilities", che del sistema Echelon conferma l’esistenza e approfondisce funzionamento e obiettivi. Suscitando, stavolta, un giustificato allarme tra gli eurodeputati. "Echelon, un sistema di spionaggio assolutamente illegale e al di fuori di qualsiasi controllo, è una chiara minaccia per la libertà e l’economia dei paesi europei", dichiara il capogruppo dei Verdi, Paul Lannoye, che propone l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta "con pieni poteri". Soluzione appoggiata anche da esponenti degli altri gruppi (in 200, tra verdi, comunisti, ed eurogollisti, hanno già firmato la petizione) e non esclusa dal liberale britannico Graham Watson, direttore dei lavori nella due giorni di audizioni. Toccherà ora all'assemblea decidere. Anche se il presidente Romano Prodi ha incaricato il finlandese Errki Liikanen di indagare sulla rete di intercettazione anglosassone, la Commissione, ufficialmente, ha finora ostentato cautela, affermando che prove di spionaggio commerciale non ce ne sono : "E’ solo un’ipotesi e io non mi occupo di ipotesi", ha dichiarato il commissario al Mercato interno, Frits Bolkestein. L'unica certezza, come ha sottolineato Prodi è che "sulla vicenda Echelon la Commissione si impegnerà nel suo ruolo di guardiano dei trattati".

All’ipotesi che anche le aziende inglesi abbiano beneficiato dei servizi di Echelon credono, invece, altri politici europei. In Francia l’ex ministro dell’Interno, Charles Pasqua, tuona : "E’ scioccante il comportamento della Gran Bretagna : è parte integrante dell’Unione Europea e, invece, buona parte della rete di sorveglianza ha base in Inghilterra e l’Inghilterra beneficia di informazioni riservate". Il governo Jospin è pure intenzionato a intentare un’azione legale contro Stati Uniti e Gran Bretagna. E in Germania e in Italia già sono state avanzate richieste di indagini parlamentari. Dal Belgio il ministro degli Esteri, Louis Michel, fa sapere che se l’esistenza di Echelon fosse confermata "saremmo di fronte a una situazione inaccettabile e dovrei trarne le conseguenze in politica estera". Di fronte alle violente reazioni dei partner europei - gli eurodeputati del Movimento sociale europeohanno chiesto l'applicazione di "sanzioni esemplari" - sul banco degli imputati la Gran Bretagna si difende come può : "No", è la breve e imbarazzata risposta di Tony Blair alla stampa che lo incalza per sapere se la Gran Bretagna ha spiato gli altri paesi dell’Unione. Il premier nega di aver "tradito" l’Europa in combutta con gli Stati Uniti, ma si guarda bene dal dire che Echelon non esiste o che la Gran Bretagna non ne fa parte. L’unica cosa che aggiunge, riluttante, è che "queste cose sono regolate da norme molto severe e tali norme saranno sempre applicate".

Le reazioni negli Stati Uniti. Se Londra tace - anche l’ambasciatore in Italia, Tom Richardson si limita ad affermare, con tipico understatement britannico, che "non è nella nostra prassi commentare, né per dare conferma, né per smentire, le indiscrezioni relative alle attività della nostra intelligence" - Washington addirittura nega. Dal governo non arriva nessuna conferma ufficiale dell’esistenza di un così articolato e pervasivo sistema di intercettazione, dalla Nsa solo "no comment" o, al massimo, le imbarazzate dichiarazioni del portavoce di turno, tutte dello stesso tenore: "La Nsa opera in stretto accordo con le leggi che proteggono il diritto alla privacy dei cittadini statunitensi e in osservanza dei più alti standard etici e legali".

Il clamore suscitato in Europa dalla scoperta di Echelon, però, comincia ad avere delle ripercussioni anche oltreoceano: a muoversi sono soprattutto i "cani da guardia" delle libertà civili del popolo americano. E non è difficile capire perché: sono a rischio, se non addirittura già violati, i diritti sanciti dalla Costituzione americana nel Quarto emendamento e ribaditi da una serie di leggi votate dal Congresso: senza un’autorizzazione giudiziaria è vietato intercettare le comunicazioni che passano sul territorio nazionale in cui sia coinvolto anche un solo americano. Insomma, per legge il governo non può spiare i propri cittadini. Legge che, secondo molti, la Nsa avrebbe aggirato proprio grazie all’alleanza con i servizi degli altri paesi del patto Ukusa: nulla, infatti, vieta, ad esempio, all’intelligence britannica di sorvegliare dei cittadini statunitensi per conto della Nsa.

Dall’inizio del 1999 piovono al Congresso una serie di emendamenti e interrogazioni contenenti, tutti, una sola richiesta: rendere pubblici i criteri in base ai quali opera la National Security Agency e sapere se la privacy degli americani è stata violata. Comincia a marzo il deputato repubblicano della Georgia Bob Barr presentando un emendamento che obbliga le agenzie di intelligence, Nsa e Cia, e il Dipartimento di Giustizia a riferire sugli standard legali utilizzati nelle attività di sorveglianza. Ma la Nsa rifiuta di consegnare al Congresso i relativi documenti, invocando il segreto professionale. Ci riprovano allora due associazioni impegnate sul fronte delle libertà civili. Ad aprile l’American Civil Liberties Union (Aclu) chiede al Congresso un’audizione pubblica per determinare "se il sistema Echelon sia così vasto e invasivo, come riportato" e "se viene usato dalla Nsa per sorvegliare le comunicazioni elettroniche sul territorio nazionale". A dicembre l’Electronic Privacy Information Center (Epic) fa addirittura causa alla Nsa, presso la corte federale del distretto di Columbia, per costringerla a pubblicare una serie di documenti riservati su intercettazioni ai danni di cittadini americani: documenti che l’agenzia aveva già rifiutato di fornire, oltre che al Congresso, anche alla stesso Epic, nonostante il gruppo per la difesa della privacy si fosse appellato al Freedom of Information Act.

Alla fine di un anno di mobilitazione dell’opinione pubblica e di battaglie politiche e legali, l’unico risultato sta nell’ennesima, tranquillizzante dichiarazione pubblica. Resa necessaria da un’altra clamorosa accusa, contenuta nel secondo rapporto del Parlamento europeo, redatto da Duncan Campbell: Echelon è stato utilizzato per lo spionaggio commerciale a favore di imprese americane. Stavolta a parlare è il portavoce del Dipartimento di Stato, James Rubin: "Le agenzia di intelligence non hanno compiti di spionaggio industriale o commerciale. La National Security Agency non è autorizzata a rivelare i dati di intelligence alle imprese private". Come a dire: Echelon esiste (e negarlo sarebbe impossibile dopo la conferma proveniente da alcune carte intestate Nsa), ma rispetta la legge. Anzi, è servito e servirà ancora proprio contro le scorrettezze degli europei: parola della Cia. "Abbiamo spiato l'Europa in passato a causa della corruzione economica. E spero che gli Stati Uniti continuino a farlo": James Woolsey, ex-direttore della più potente agenzia di intelligence del mondo non usa mezzi termini e aggiunge ai sospetti avanzati dal Parlamento europeo sulla rete globale di spionaggio anche il movente: l'abitudine delle imprese europpe di pagare tangenti per aggiudicarsi gli appalti. Ma lo fa con una risposta che ribalta improvvisamente tutte le critiche avanzate dal rapporto di Campbell. Di favoritismi alle imprese americane Woolsey non vuol proprio sentir parlare: "Non parlo di spionaggio industriale se gli Stati Uniti spiano una società europea per scoprire se sta usando la corruzione con lo scopo di aggiudicarsi in Asia o in America Latina appalti che non avrebbe la possibilità di aggiudicarsi onestamente".

I misteri d’Italia. Incredulità, sgomento, indignazione. Ma anche speranza. Che Echelon possa aiutare a chiarire i grandi misteri della recente storia italiana, dal caso Moro a Ustica. Se, davanti alla rivelazione della "rete di intercettazione globale", i soggetti istituzionali restano in un primo tempo spiazzati, la società civile mette subito in moto la macchina della giustizia. E’ appena febbraio del ’99 quando l’associazione di consumatori Adusbef presenta un esposto alle procure di Roma e di Milano, chiedendo di accertare, tra le altre questioni, se Echelon possa contribuire "a fare luce su alcuni dei grandi misteri d’Italia", come la strage di Ustica e il caso Moro, e se non costituisca una "violazione della sovranità nazionale, della privacy dei cittadini e delle aziende italiane da un possibile spionaggio industriale e se non rappresenti una chiara violazione del trattato di Maastricht". La procura di Roma apre subito un fascicolo, intestato "atti relativi", e avvia un’indagine per accertare, innanzitutto, se l’attività di intercettazione coordinata dai servizi segreti americani sia in contrasto con le leggi italiane. Le ipotesi di reato potrebbero essere varie, come ha spiegato il magistrato Carlo Sarzana, capo dei giudici per le indagini preliminari della procura di Roma: dai reati comuni come lo spionaggio politico ed economico o il traffico di notizie riservate ai quelli previsti dalla legge sulla privacy. Anche se, tiene a precisare, dal momento che non esistono leggi sovranazionali, "sarebbero prevedibili difficoltà a perseguire a livello internazionale reati che si commettono via satellite".

Se il rischio, praticamente certo, che Echelon violi la privacy provoca l’indignato interessamento ("E’ una minaccia per la democrazia") del Garante, Stefano Rodotà, che si spinge a chiedere l’intervento dei governi nazionali dell’Unione europea e accordi con gli Stati Uniti, l’ipotesi che l’Italia sia stata oggetto dello spionaggio americano fa letteralmente sobbalzare il presidente del Comitato di controllo sui servizi, Franco Frattini: "Non possiamo accettare nemmeno la possibilità teorica che un sistema come Echelon venga usato contro di noi. In un quadro di alleanze l’intelligence deve servire per scambiarsi le informazioni con i Paesi amici. Se siamo alleati, dobbiamo esserlo in tutto". Ecco allora che, qualche mese dopo la risoluzione europea, Frattini apre un’istruttoria, acquisendo i rapporti dell’Europarlamento e interrogando il direttore del Sismi (il servizio segreto militare). Ma è il Parlamento italiano ad avere più poteri, tra cui quello di leggere le informative ufficiali: "Il Comitato - spiega Frattini - può solo chiedere ai servizi se qualcosa noto come Echelon abbia messo in pericolo la sicurezza nazionale e abbia mai intercettato atti del governo italiano".

Già, il Governo? Per Palazzo Chigi, all’inizio, è come se Echelon non esistesse. Bastano tre minuti a Romano Prodi, presidente del Consiglio di turno, per rispondere all’interrogazione di Romano Carratelli, deputato Ppi. In un aula di Montecitorio quasi deserta, durante il question time di venerdì 24 aprile 1998, Prodi si limita a dire che "né la presidenza del Consiglio, né i ministeri interpellati sono a conoscenza di questo sistema di intercettazione". Di più: l’esistenza di una rete planetaria integrata gli sembra "di non facile praticabilità e anzi molto difficile, date le diverse caratteristiche tecniche dei vari sistemi di trasmissione dei segnali". Fine del discorso.

Per riaprirlo servirà il rapporto di Campbell. Che conferma: l’Italia è stata bersaglio dello spionaggio angloamericano. "Negli anni Ottanta - scrive Campbell - la Nsa ha intercettato e trattato comunicazioni designate come Frd (French Diplomatic) nella base di Chicksands in Inghilterra, mentre il Gchq britannico decifrava i messaggi Itd (Italian Diplomatic) al quartier generale di Cheltenham". Un altro passaggio del rapporto, però, rivela che "nel 1964 sistemi di intercettazione delle comunicazioni radio sono stati installati a San Vito dei Normanni": l’Italia, dunque, non sarebbe solo una vittima, ma parte integrante del sistema. Ufficialmente, la base Usaf di San Vito, ora non più attiva, doveva fornire servizi fissi e mobili di comunicazione, ma la stessa Air Force non ha mai fatto mistero che le antenne di San Vito si integrano con i centri di comunicazione dell’esercito e della marina Usa, formando un’unica rete intercontinentale alle dipendenze del Dipartimento della Difesa. L'ammiraglio Fulvio Martini, per sette anni, fino al 1991, a capo del Sismi (i servizi segreti militari), ha poi dichiarato al Corriere della Sera che anche l'Italia, all'epoca della guerra fredda, ha fatto parte del sistema: "La nostra capacità era rapportata alla nostra dimensione. A quei tempi alla Nsa lavoravano circa 40.000 persone, gli inglesi ne impiegavano meno della metà, i francesi diecimila, noi non arrivavamo a mille". Proprio Martini, tra l'88 e l'89, decise di installare un'altra antenna, nei pressi della base di Cerveteri, ottenendo però, come ha sottolineato, "dalla Nsa l'impegno a non interferire sulle comunicazioni italiane". "Se è vero che una delle centrali è in Italia - è intervenuto immediatamente Rodotà - sarebbe utile un’iniziativa del nostro governo". E stavolta, almeno a parole, l’iniziativa non si è fatta attendere: "Siamo certamente interessati a conoscere fino in fondo tutte le responsabilità", ha detto a febbraio l'allora presidente del Consiglio Massimo D’Alema, sottolineando, allarmato, che un sistema di spionaggio come Echelon "non è compatibile con le normali regole di convivenza tra stati". L'Italia, quindi, aspetta i risultatidelle indagini avviate a livello europeo: "Non abbiamo elementi ragionevoli per poter accusare il governo degli Stati Uniti" - ha precisato D'Alema - ma ci sono ragionevoli sospetti".

Ecco il resoconto stenografico della risposta fornita il 24 aprile 1998 dall’allora presidente del Consiglio, Romano Prodi, all’interrogazione parlamentare presentata da Romano Carratelli (Ppi): "Non è certo una risposta facile quella che devo fornire, perché riguarda un argomento complicato e non trasparente. L’esistenza di quella che, riassumendo il suo intervento, onorevole Romano Carratelli, potremmo definire una rete planetaria integrata, in grado di intercettare le comunicazioni, appare di non facile praticabilità e anzi molto difficile, date le diverse caratteristiche tecniche dei vari sistemi di trasmissione dei segnali. Riguardo la richiesta specifica dell’interrogante, né la presidenza del Consiglio, né i ministeri interpellati sono a conoscenza di questo sistema di intercettazione. Tuttavia, al fine di tutelare le comunicazioni sensibili delle autorità di Governo, delle principali istituzioni pubbliche, degli enti privati che svolgono attività di interesse nazionale, l’Autorità nazionale per la sicurezza svolge da tempo una politica di protezione dei sistemi di trasmissione e di informazione chiamata Infosec, attraverso lo studio, il perfezionamento e l’aggiornamento dei dispositivi di cifratura e l’emanazione di apposite direttive con le quali vengono dettagliate le procedure di sicurezza da seguire, diversificate secondo il livello di protezione da conferire alle informazioni di volta in volta trattate o trasmesse. Nella consapevolezza dei rischi di compromissione per inosservanza delle norme e delle procedure di sicurezza, l’Autorità nazionale per la sicurezza, tramite l’ufficio centrale per la sicurezza, svolge apposita attività ispettiva, che è finalizzata all’accertamento e alla corretta osservanza delle disposizioni vigenti in materia".