I finanziamenti illeciti della Cdu: una questione europea

Ascesa e caduta
di un gigante

Ha guidato il suo Paese per sedici anni, ed è rimasto saldo al governo più a lungo di qualsiasi altro capo di Stato tedesco da quando la Germania ha sposato la democrazia.
Per trovare un personaggio che lo superi in longevità politica bisogna tornare indietro fino al principe prussiano Otto von Bismark.

Ma a differenza del cancelliere di ferro, Helmut Kohl è riuscito a riunire i territori tedeschi senza dover ricorrere a una guerra e con la collaborazione degli altri Stati europei, anziché contro di essi.
Parte della sua straordinaria popolarità la deve allo stile da uomo della strada che ama bere e mangiare, ma che al momento opportuno sa sfoderare un'improvvisa determinazione. I suoi critici gli hanno spesso rimproverato una certa goffaggine, ma proprio quest'aria bonaria e non minacciosa, perfetta per rassicurare il cittadino medio, ha giocato un ruolo importante per la sua longevità, insieme alle indubbie capacità politiche.

 

"Grande e potente, ma grasso e facilone, difficilmente un simbolo minaccioso del nazionalismo tedesco"
Uddeutsche Zeitung

 
     
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"Non sono mai stato in vendita"

Kohl ha solo 9 anni quando scoppia la Seconda guerra mondiale ed è il primo capo di governo della Germania postbellica a non aver avuto nulla a che fare col Nazismo. Eppure si è dedicato con grande energia a sventare ogni possibilità che il demone uncinato potesse risvegliarsi.

L'ex-cancelliere (è stato sposato con l'interprete Hannelore Renner, con la quale ha due figli maschi) è nato il 3 aprile 1930 a Ludwegshfen, nel Palatinato renano, da un ufficiale della finanza e un'insegnante, in un ambiente da lui stesso definito cattolico ma aperto. Ha studiato storia, legge e scienze politiche all'università di Francoforte, guagnandosi un dottorato a Heidelbergnel nel 1958.

La sua carriera politica cominciata presto, da quando nel 1947 entra nell'ala giovanile e conservatrice della Cdu, diventando sei anni dopo dirigente regionale e vicepresidente nel 1954. Dopo la sconfitta elettorale dei cristiano democratici, nel 1972, Kohl prende il posto di Reiner Barzel come leader nazionale del partito. Candidato e sconfitto nella corsa per il cancellierato nel 1976, conquista la presidenza dell'esecutivo tedesco nel 1982. Viene poi riconfermato nelle successive quattro elezioni dell'83, '87, '90 e '94.

Durante il suo "regno" Kohl guida il partito e lo Stato in maniera autoritaria e patriarcale, emarginando le opposizioni e i rivali interni.

Nel settembre del 1998 arriva la prima sconfitta dopo tanti successi. Gerhard Schroeder, leader dei socialdemocratici lo batte, con un margine inaspettatamente ampio, nella corsa per la cancelleria. Lo stesso anno Kohl abbandona, dopo un quarto di secolo, anche la direzione del partito, conservandone, però, la presidenza onoraria. Ma gli scandali lo costringono a rinunciare anche a questa, il 18 gennaio del 2000.

 

"Infelici i popoli che hanno bisogno di eroi e non li trovano, e ancora più infelici quelli che abbandonano i loro eroi in pasto agli avversari"
Rocco Buttiglione, segretario del Cdu, ha così commentato le dimissioni di Kohl

 
     
Uomo politico appartenente a un'epoca ormai superata, ammetteva in privato di trovare noiose le questioni dell'economia domestica, tanto da temere di essere biasimato per non aver saputo risolvere i problemi del Paese. La sua predilezione è sempre andata agli affari esteri. E infatti lega il suo nome a tre passaggi epocali che sono tali non solo per la Germania ma per l'Europa stessa.

Il primo è il dispiegamento, nel 1983, dei missili Nato Pershing e Cruise sul suolo tedesco. Una mossa che in seguito si rivela decisiva per la firma, nel 1987, del Trattato fra Usa e Urss che concorda il ritiro degli euromissili in dotazione ai due campi contrapposti.

Dopo la caduta del muro di Berlino Kohl ottiene il suo secondo e maggior successo sulla scena internazionale, quello che gli garantì il massimo momento di trionfo e l'ingresso nella Storia: la riunificazione delle due Germanie.

Infine l'euro. L'ex-cancelliere era convinto che la Germania potesse ancora esercitare un ruolo di guida sull'Europa, senza allarmare i suoi vecchi nemici, solo nell'ambito di un sistema di stretta interdipendenza. E l'Unione monetaria rappresenta lo strumento politico adatto.
Sono meriti che non possono essere sminuiti dall'ondata di fango che sta coprendo il personaggio. Secondo Franz Josef Meiers, del Centro studi per l'integrazione europea dell'università di Bonn, "Kohl e Adenauer sono i due più importanti cancellieri del dopoguerra. Adenauer è riuscito a reintegrare la Germania Ovest nel mondo occidentale, Kohl ha ottenuto la riunificazione e l'euro. Entrambi erano i leader giusti al momento e al posto giusto".
Una ripida carriera politica

•1959 (a 29 anni): Deputato nel Parlamento regionale della Renania Palatinato
•1966 (a 36 anni): Presidente regionale della Cdu
•1969 (a 39 anni): Presidente del Consiglio regionale della Renania Palatinato
•1973 (a 43 anni): Presidente nazionale della Cdu
•1982 (a 52 anni): Cancelliere della Repubblica Federale, riconfermato nelle successive elezioni dell'83, '87, '90, '94
•1998 (a 68 anni): Battuto dalla 'Spd di Gerahrd Schroeder alle elezioni nazionali. Lascia la presidenza della Cdu
•1999: Ormai travolto dallo scandalo dei fondi neri si dimette anche dalla carica di presidente onorario del partito

Neanche Kohl, tuttavia, ha saputo sottrarsi alla massima secondo la quale il potere corrompe e il potere assoluto corrompe assolutamente.

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