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La convivenza con
l'Islam tra insofferenza e integrazione
Lega musulmana mondiale: parla
Mario Scialoja
Intervista a Hamza Roberto
Piccardo, Ucoii
Incontro con Lazrak Benkadi, rifugiato algerino
Una legge sulla libertà
religiosa, parla il relatore Domenico Maselli
Le intese già siglate
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sull'Islam:
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"No alla poligamia, si rispettino
le leggi italiane" Parla Mario Scialoja, responsabile
della Lega musulmana mondiale in Italia
Lultimo
Paese in cui è stato ambasciatore è lArabia
Saudita. Mario Scialoja, romano, 69 anni, si è
convertito allIslam nel 1987, quando rappresentava
lItalia alle Nazioni unite. Oggi dirige la sezione
italiana della Lega musulmana mondiale, che ha sede a
Roma presso il centro culturale islamico della grande
Moschea. Ci incontriamo proprio qui, tra donne col capo
velato e in mezzo ai giochi allegri di bambini bianchi e
mulatti.
Signor Scialoja, quanti
sono i musulmani in Italia, dato che le stime della
Caritas e quelle delle oragnizzazioni islamiche sono
diverse?
La Caritas valuta la
presenza musulmana in Italia tra le 600 e le 650 mila
persone, noi pensiamo che non siano meno di 1 milione e
200 mila, sulla base dei permessi di soggiorno rilasciati
dal Ministero dellInterno. Io credo che abbiamo
ragione entrambi: la Caritas considera musulmano solo il
32% dei marocchini e degli egiziani immigrati in Italia,
ma bisogna vedere che cosa intende: se vuol dire che il
32% pratica la religione, prega e va in moschea, forse
esagera anche. Ma se vuol dire che il 68% pratica altre
religioni, questo non è vero. Se ragionassimo allo
stesso modo per lItalia, dovremmo dire che i
cristiani sono 10 milioni, considerando i praticanti. Ci
può essere anche un altro fattore, che è emerso tra i
kossovari accolti a Comiso: ben pochi ammettevano di
essere musulmani, perchè così credevano di facilitare
il loro inserimento nella società europea.
Perchè non siete ancora
arrivati allintesa con lo Stato italiano,
costituendo una rappresentanza unitaria dei musulmani?
Il problema
dellintesa con lo Stato italiano è giuridico e
politico. In base agli articoli 7 e 8 della Costituzione
e alle regole della Commissione per le intese (costituita
presso la Presidenza del consiglio dei ministri) gli
accordi con le confessioni religiose diverse da quella
cattolica sono negoziati con unassociazione
italiana a favore dei cittadini italiani di quella
religione. E chiaro che lintesa, quando sarà
firmata, si applicheràindifferentemente anche ai
musulmani stranieri residenti in Italia. Il problema
politico, che non esiste per i testimoni di Geova o gli
Avventisti del settimo giorno, è che la maggior parte
dei musulmani sono stranieri residenti. Così il Governo,
pur dovendo negoziare con unassociazione italiana,
vuole che questa sia riconosciuta anche dalla comunità
degli immigrati. Fino ad oggi l'intesa non è stata
firmata perchè il Governo non ha trovato
unassociazione che avesse queste caratteristiche.
Noi stiamo lavorando a quel fine: per questo è nato il
Consiglio islamico dItalia, costituito dal Centro
islamico culturale dItalia, dalla sezione italiana
della Lega musulmana mondiale e dallUcoii,
lUnione delle comunità ed organizzazioni islamiche
dItalia. Listituzione del Consiglio non è
stata ancora formalizzata, anche se lo statuto è
siglato: è un processo che richiede tempo, non è facile
mettere daccordo rappresentanti di Paesi diversi e
lontani. Non appena questo accadrà, credo che il Governo
ci accetterà come rappresentanti dellIslam in
Italia e potrà avviare un negoziato.
Quali sono le richieste
fondamentali che presenterete per lintesa?
Io penso che lintesa
sarà analoga a quella già negoziata in Spagna, e non
dovrà essere in contrasto con lordinamento
giuridico italiano. Prevederà la presenza nei cimiteri
di aree riservate alla sepoltura dei musulmani; il
diritto per i lavoratori di assentarsi qualche minuto al
giorno per pregare, e di andare in moschea per la
preghiera comunitaria del venerdì, escludendo chi non
può allontanarsi dal posto di lavoro, come i militari di
guardia o loperaio siderurgico addetto a un
altoforno. In mense aziendali, ospedali, caserme e
carceri dovrà essere assicurato il diritto a
unalimentazione corretta dal punto di vista
islamico, vale a dire niente carne di maiale, niente
alcolici, e possibilmente carne macellata secondo il rito
islamico o ebraico, che è uguale. Aggiungiamo anche
linsegnamento della religione islamica nelle
scuole: ma già adesso, in presenza di un numero
sufficiente di bambini musulmani, listituto è
tenuto a fornire laula e il tempo per
linsegnamento della religione. Lintesa sarà
importante per ottenere l8 per mille dei contributi
Irpef, che sarà percepito dal Consiglio islamico
dItalia o dallente firmatario
dellaccordo, e sarà utilizzato a fini sociali.
Sarà possibile anche
listituzione di scuole private islamiche come
quelle cattoliche?
E già possibile:
basta aprire una scuola attrezzata regolarmente. Il
Ministero della pubblica istruzione è obbligato a
concedere la parificazione purchè la scuola inserisca
nei programmi linsegnamento della storia, della
lingua e della letteratura italiana con docenti di ruolo
italiani. Questo non è ancora stato fatto e forse non
avverrà neanche in futuro per lo stesso motivo che ha
portato al fallimento di questi esperimenti in altri
Paesi. In Danimarca, ad esempio, le scuole
private hanno un finanziamento statale che copre fino
all80% delle spese. Sono state aperte molte scuole
islamiche, ma anche quelle serie non hanno avuto
successo, perchè gli immigrati in Danimarca preferiscono
mandare i figli in una scuola danese statale che in una
scuola privata islamica, per garantire una maggiore
integrazione dei bambini nel Paese di residenza. Il
problema in Italia è anche economico, perchè le scuole
private non sono finanziate, ma comunque non credo molto
a queste iniziative.
Hamza Piccardo,
segretario generale dellUcoii, dice che presto i
musulmani chiederanno il ricongiungimento familiare per
più di una moglie. E daccordo su questo
punto?
Il matrimonio è uno dei
casi in cui si deve rispettare la legge locale: in Italia
non si può avere più di una moglie, e a questa regola
ci si deve attenere, anche per i ricongiungimenti
familiari. Il matrimonio nellIslam è un contratto
di diritto privato, non un atto religioso. Molti lo fanno
qui in Moschea perché abbia una maggiore solennità,
vengono a firmare il contratto davanti allimam,
che aiuta a redigere il testo e assiste alla firma.
Quando cè di mezzo un cittadino italiano, limam
chiede la presentazione del certificato di stato libero,
senza il quale il matrimonio non si fa. Qui evitiamo in
maniera assoluta casi di bigamia. Ma trattandosi di un
contratto di diritto privato che si può stipulare anche
senza laiuto di un avvocato o di chicchessia, ci
sono piccole moschee in cui si celebrano matrimoni
multipli, non tenendo conto delle leggi italiane.
E allora, anche ponendo
che siano riconosciuti gli effetti civili del matrimonio
celebrato secondo il rito islamico, come fa un immigrato
marocchino che ha due mogli e vuole portarle in Italia?
Si arrangia, come un
italiano che ha lamante. Qui da noi la poligamia
non è ufficiale, ma in realtà cè. Questa è
comunque una situazione che riguarda ancora pochi Paesi:
in Iran la poligamia è ufficialmente sconsigliata, in
Marocco stanno varando una legge per proibirla, in Arabia
io ho non conosciuto un solo saudita che avesse più di
una moglie. E un tipo di organizzazione familiare
che va poco daccordo con il mondo moderno: tranne
che nei villaggi del Sud Est asiatico e nellAfrica
a Sud del Sahara, ormai sta scomparendo.
Lei è stato
ambasciatore per oltre due anni in Arabia Saudita: qual
è stata la sua esperienza di quel Paese?
L'Arabia come tradizione
religiosa è molto conservatrice, ma dal punto di vista
del livello di vita e dei servizi è un Paese
occidentale. Le donna ha limitazioni soprattutto nel
campo del lavoro: ad esempio, può fare l'insegnante, ma
solo in istituti femminili. Si tratta di forme esteriori
tradizionali, come l'uso del velo che copre tutto il
volto. In alcuni Paesi islamici le donne sono più libere
di quanto non si creda: in Marocco o in Algeria, oltre
alle donne vestite in modo tradizionale, ci sono donne
vestite all'occidentale, con la testa scoperta e gonne
che arrivano sottoil ginocchio. Labbigliamento
rientra fra le abitudini sociali che, pur non essendo
cardini della religione, sono entrate nella vita comune
dei Paesi islamici. Come l'usanza diffusa tra molte donne
italiane fino agli anni cinquanta, di uscire con il capo
coperto e con sette gonne lunghe fino alla caviglia.
Eppure non era il cristianesimo che le faceva vestire
così.
Come vede il futuro
dell'Islam nel nostro Paese?
O conviviamo o sarà un
disastro, non abbiamo altra scelta. Uno studio del Fondo
delle Nazioni unite per la popolazione prevede che di qui
al 2050 l'Europa avrà bisogno di 159 milioni di
immigrati: Se consideriamo che la maggior parte di questi
sarà di religione islamica, fra 50 anni il 30-35% della
popolazione europea potrà essere musulmana. La stessa
Caritas, per il 2030, prevede una percentuale di
immigrati in Italia compresa tra il 12 e il 20% della
popolazione attuale, ciò significa tra i 7 i 12 milioni
di immigrati in Italia. Ma penso che non ci saranno
grossi problemi.
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