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Una volta, quando faceva
il writer, era
Cheito. "Ho scelto questa tag
- precisa Matteo - dopo aver sentito la storia di un
sedicenne morto ammazzato a New York, che si firmava
così". Matteo ha 19 anni, frequenta il primo anno di Filosofia a Bologna. La sua attività di writer è durata dai 14 ai 16 anni, adesso la sua creatività la esprime attraverso la pittura su tela. "Il mio è uno stile figurativo", cerca di spiegare. |
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Ma prima di dare addio ai graffiti, durante il liceo ha dipinto i muri esterni della scuola: "Io l'ho proposto e, non so perché, loro hanno accettato. Diciamo che ho fatto contenti i bidelli", dice allegro. "Vado fiero di quel lavoro, anche se non sono mai stato un 'vero' writer. Ci ho messo un mese e mezzo, dipingevo il sabato, di pomeriggio". Una delle sue opere rappresenta la sua firma, Cheito. |
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Un'altra è ispirata a
Bob Marley, alla sua filosofia, è infatti "il
tentativo di non seppellirsi sotto la globalizzazione dei
consumi", enuncia ispirato. Fare il writer
a Urbino. Un mestiere difficile: "Non ci sono gli
spazi. E poi Urbino è troppo piccola e facilmente
controllabile, bisognava fare in fretta. Di fughe dalla
polizia ne ho fatte tante, ma non mi hanno mai beccato.
E' successo a un ragazzo che conosco, ma gli hanno
risparmiato la denuncia a patto che non dipingesse più
sui muri. Fino all'anno scorso c'era anche una crew,
adesso sono tutti fuori a studiare". Adesso
anche a Urbino si fa sul serio. E si
puniscono più duramente gli imbrattatori. |