Alfredo Ronchi
Milano (SMAU)
"Progetti di
università e musei virtuali"
"Sicuramente
nel campo dell'arte, della cultura e in moltissimi altri
settori, si hanno notevoli aiuti e supporti forniti dalla
comunicazione, dalla possibilità di intercomunicazione
offerta dalla rete e dalla multimedialità unita dei
servizi in rete. Nel campo specifico dell'arte e della
cultura vi sono una serie di progetti pianificati a
livello mondiale: uno dei più rappresentativi è il
progetto del G7 di creazione di più strade
nell'informazione dedicata ai beni culturali, un progetto
che vede una sorta di leadership italiana o
italo-francese nella gestione di questi servizi a livello
comunitario, e quindi europeo, come ad esempio i progetti
Ten Telecom che tendono a costituire e a creare una rete
transnazionale europea per la fruizione delle opere
d'arte e dei beni culturali. Tra l'altro, rete europea
che in buona misura deve essere pensata per un uso da
parte di utenti extraeuropei poiché sono soprattutto i
paesi dell'estremo oriente, e mi riferisco al Giappone e
alla Cina, così come a quelli dell'estremo occidente,
come gli Stati Uniti, i potenziali fruitori di massa di
questi servizi.
Domanda
Il Politecnico a quale di questi progetti partecipa
direttamente?
Risposta
Il Politecnico attualmente partecipa al progetto Time
Telecom in quanto partner in un consorzio di aziende
risultato vincente, a livello europeo, nella proposta di
una soluzione per la veicolazione attraverso la rete dei
supporti per i beni culturali, ribadendo così la
leadership italiana. Il progetto che dovrebbe attivarsi a
breve termine (si pensa, addirittura, entro la fine
dell'anno) garantirà nel corso di un anno lavorativo,
molto probabilmente allo Smau dell'anno prossimo potremo
vedere i primi risultati, l'accesso a risultati su
diversi fronti. Da un lato, una strutturazione, cioè una
creazione di metodi e strumenti per porre nel mondo
virtuale le opere d'arte, dall'altro la creazione di un
framework, cioè la struttura di una cornice che
organizzi l'informazione nel settore culturale e la
veicoli verso i potenziali utenti. Questi utenti avranno
una caratteristica molto eterogenea: avremo sicuramente
delle utenze di tipo didattico, delle utenze legate
all'uso quotidiano dell'accesso alla rete per i beni
culturali, accanto a delle utenze, invece, di fascia, o
comunque dai requisiti più elevati, quali possono essere
i ricercatori, gli studiosi o gli stessi conservatori dei
musei e gli operatori dei settori dei beni culturali.
Domanda
Che parte svolgono i musei tradizionali?
Risposta
I musei tradizionali svolgono una funzione assolutamente
insostituibile poiché essi sono i depositari di quella
che potremmo definire la materia prima, quanto meno nel
loro aspetto fisico, cioè di tutto ciò che è il
materiale che viene veicolato attraverso la rete. I musei
diverranno a tutti gli effetti dei partner nel progetto e
inizialmente forniranno sia il materiale documentale,
informativo, iconografico, (Qui occorrerebbe aprire una
parentesi di notevoli dimensioni per trattare l'argomento
della tutela dei diritti d'autore, argomento questo di
grande importanza e rilevanza, sia a livello nazionale,
sia a livello internazionale. Già di difficile soluzione
su scala nazionale, diventa ancora più complesso se si
passa ad una dimensione europea e forse ancora di più
estendendo questo per il resto del mondo. Chi si occupa
di questi aspetti sa benissimo che ci sono differenti
visioni della tutela del diritto d'autore, del diritto
soprattutto morale nei paesi anglosassoni o in Italia,
rispetto a quelli di ceppo latino. Queste differenze
nella gestione del diritto, sicuramente, saranno uno dei
primi ostacoli da superare nello sviluppo del progetto
sui beni culturali veicolati attraverso la rete, quello
che è stato chiamato "Net Virtual Museum". )
sia tutto il supporto di conoscenze che conservatori,
esperti e critici che vivono all'interno dell'idealismo
museale, potranno fornire al team di sviluppo. Il team,
dal mio punto di vista, si dovrà occupare
prevalentemente degli aspetti tecnologici. I musei
rivestireanno anche un altro ruolo e sarà quello di
fruitori dei servizi che poi il progetto metterà a
disposizione. I musei saranno destinati a diventare punti
di consultazione privilegiati per accedere a questa rete
di diffusione del patrimonio culturale europeo. A questo
proposito si pensa anche di proporre l'allestimento di
particolari spazi nei quali il pubblico potrà richiedere
informazioni e servizi offerti dalla rete. Questi servizi
andranno dalla semplice riproduzione dell'immagine
fotografica alla ricostruzione tridimensionale di un
oggetto. L'utente potrà comparare opere trattate ed
esaminate con sperimentazioni disparate quali i raggi x,
per poter poi valutare il decadimento dell'opera, le
operazioni di restauro e tutto quello che è intrinseco
nell'opera d'arte stessa. Da un diverso punto di vista si
avrà la possibilità di poter accedere ad opere d'arte
che non sono visibili perché, caso ancora più
paradossale, chiuse nei magazzini dei musei e quindi non
esposte per carenza di spazio espositivo o per
difficoltà nel poter gestire comunque la loro
esposizione. Numerosa è la quantità di oggetti d'arte
che non possono essere esposti perché opere fragili, o
oggetti che richiedono particolari allestimenti che non
sempre sono possibili, o piccole collezioni che non
giustificano la creazione di un museo, ma che non possono
essere del tutto dimenticate e conservate, dimenticate,
in imballaggi.
Domanda
Quindi può nascere una sorta di museo dell'invisibile?
Risposta
A questo proposito vorrei far riferimento ad un
esperimento denominato museo dell'invisibile e
dell'invisitabile (giocando sulle sillabe) che abbiamo
sviluppato nel '94 grazie alla partnership di una
collezione semi-pubblica del comune di Piacenza con la
galleria Ricci Oddi, dove, appunto si era creato un primo
nucleo di galleria virtuale navigabile attraverso l'uso
di Internet e una porzione di questa galleria invisibile,
invisitabile conteneva proprio tutte le opere
immagazzinate negli scantinati di questa ricca raccolta.
Tornando alle opere non facilmente fruibili si può
pensare a tutti quegli affreschi ed opere d'arte chiuse
in edifici ed in palazzi storici non aperti al pubblico:
edifici privati, sedi di fondazioni, di ministeri, di
uffici del governo; per finire, poi, alle opere d'arte
che sono, invece, appese od esposte all'interno di uffici
pubblici o di uffici, comunque, non del tutto accessibili
al pubblico.
Domanda
Per concludere, come reagiscono i grandi musei italiani?
Sono favorevoli? Partecipano a questi esperimenti o
mostrano delle resistenze?
Risposta
L'interesse è notevole e lo si può toccare sul campo
pensando che il nostro primo esperimento, quello della
galleria d'arte moderna di Piacenza, ha portato un
notevole incremento delle visite in sito, sciogliendo
anche l'eterna diatriba tra il virtuale ed il reale,
secondo la quale il virtuale surroghi il reale. Il
pubblico ha conosciuto la galleria, ha conosciuto le
ricchezze di questa galleria attraverso l'accesso via
Internet ed è nato, poi, il desiderio di andare in sito,
di andare sul luogo per visitarle e vederle dal vivo e
poterle toccare, in un certo senso. Questo dato è
sicuramente confortante per cui direi che tutti i musei
sono interessati a porre in questa vetrina privilegiata,
e soprattutto in questa vetrina dalla visibilità globale
e mondiale, le informazioni relative al loro patrimonio.
L'oggetto del contendere è, semmai, la gestione dei
diritti d'autore e quale ritorno possa avere il museo per
lo sforzo che deve compiere nella conversione o comunque
nella costruzione di un sito che lo renda visibile a
livello internazionale. Su questo si sta chiaramente
lavorando.
Jean Charles
Masserà
"Arte e interattività"
Ci può esporre i tratti
essenziali della videoteca del Musée National d'Art
Moderne del Beabourg e ci può parlare della
"Rivista virtuale", che si trova al Centro
Pompidou?
Risposta
Il dipartimento video del Centro Georges Pompidou è,
come si può immaginare, assai recente, perché ha meno
di vent'anni; ma, soprattutto, è in evoluzione costante
in rapporto agli anni Ottanta, durante i quali è stato
un semplice dipartimento per i nuovi media. Come nella
maggior parte dei musei internazionali, era un
dipartimento in cui certi conservatori collezionavano
cassette video realizzate da artisti. Poi, a poco a poco,
si è ampliato, accogliendo molte opere tra le più
significative degli ultimi venti anni che hanno adottato
le nuove tecnologie nelle pratiche artistiche: i nuovi
media, il video, il calcolatore. Dunque, in realtà, la
videoteca è diventata qualcosa di più di una videoteca.
E' rimasta una videoteca per la consultazione delle
opere, come strumento di diffusione presso il pubblico
che può prendere conoscenza dei video esistenti, o in
quanto opere d'arte, o in quanto tracce di altri lavori
artistici degli anni Sessanta e Settanta, di performance,
o di sculture o di film. Più recentemente, negli anni
Novanta, è stata creata la "Rivista Virtuale",
che ha uno statuto del tutto particolare nel quadro del
Museo, perché è stata pensata, da un lato, come mezzo
di diffusione del sapere che si sta sviluppando intorno
alle nuove tecnologie, e non soltanto nel campo delle
arti plastiche, ma anche nell'architettura, nella
comunicazione, nella ricerca scientifica; e, d'altro
lato, è uno spazio di esposizione per giovani artisti
che tentano di adottare le nuove tecnologie, che si
tratti di CD ROM o della pratica del sito Internet, nelle
loro esperienze. Ma la "Rivista Virtuale" è
particolare, perché espone l'uso dei nuovi media sia in
architettura, sia nella ricerca praticata da certe
università americane. Ci sono molti interventi, per
esempio, di ricercatori del MIT, il Massachussets
Institut of Technology.
Domanda
Alcuni pensano che il museo virtuale possa sollecitare il
pubblico a visitare in un secondo momento il museo reale.
Qual è la Sua opinione?
Risposta
La questione non si pone già con il libro, con il
catalogo? Si può restare alla visione frontale di
un'opera senza andare mai al museo a confrontarsi con
l'opera stessa, o bisogna andarci e affrontare
direttamente l'opera? Io penso che il problema che si
pone con il libro sia lo stesso che si pone con le nuove
tecnologie. Credo anche che si debba porre il problema in
due modi diversi, secondo le opere che il museo espone.
Se si tratta di opere tradizionali, il problema è lo
stesso che con il libro. Se, invece, si tratta di opere
contemporanee, si pone un problema diverso, nella misura
in cui mi sembra che oggi una delle contraddizioni che un
museo d'arte contemporanea debba gestire sia di dover
esporre artisti, opere, procedimenti, che si sono
staccati dal museo già da una ventina d'anni. Dunque, il
museo è obbligato a mostrare dei pezzi, o delle
pratiche, che non sono museabili, nel senso che non sono
più necessariamente immagini o oggetti, ma performance
effimere, di cui abbiamo tracce fotografiche,
videografiche, estremamente parziali, che pongono la
questione della legittimità stessa del museo, come modo
di presentazione delle opere. A questo punto si pone un
duplice problema: gli spettatori, i lettori di CD ROM,
che usano le nuove tecnologie, andranno o no al museo?
Questa domanda ne presuppone un'altra: il museo è
veramente più adatto di un altro modo di presentazione a
rendere conto di queste opere? E da questa domanda si
passa a quella successiva: le nuove tecnologie non sono
capaci di rendere conto da sé di queste opere?
Considerati i progressi compiuti oggi col digitale nella
definizione delle immagini, non si potrebbero vedere le
tracce di questi procedimenti direttamente sullo schermo
con il CD ROM? E perché si verificherebbe, in questo
caso, una dispersione del senso, mettendo insieme molte
fotografie di opere, rispetto all'esposizione in un
museo?
Domanda
Uno degli aspetti più interessanti offerti dalle nuove
tecnologie, è la multimedialità. Ci può esprimere una
definizione dell'opera d'arte multimediale? Crede che con
la multimedialità stia cambiando il rapporto tra
l'artista e il suo pubblico?
Risposta
Effettivamente, l'investimento multisensoriale, per così
dire, è legittimato dalla civiltà contemporanea. Prima
di parlare d'arte, se prendiamo una giornata ordinaria,
troviamo parecchie fonti di informazione che ci
sollecitano, differenti velocità che si incrociano nelle
strade, nell'ambiente di lavoro, creando l'incontro di
mondi diversi, per esempio del mondo virtuale col mondo
del lavoro. La molteplicità dei canali che sono presenti
in un'opera multimediale, in un sito Internet, che fa uso
del canale sonoro, del canale visivo, del testo, della
fotografia, corrisponde ai modi d'esperienza già propri
del mondo contemporaneo, della vita contemporanea. Dunque
è già, da questo punto di vista, perfettamente
legittimata. Torniamo così a quanto abbiamo detto prima:
se il nostro modo di ricezione del mondo, se il nostro
modo di percezione del mondo è effettivamente
imperniato, oggi, sulla molteplicità di canali, il modo
di rappresentazione del mondo, il lavoro delle
rappresentazioni del mondo -che è la definizione più
larga che si possa dare dell'arte- legittima
perfettamente l'uso delle nuove tecnologie. Questo è il
primo punto. Il secondo punto riguarda l'interattività.
E' evidente che l'uso della tastiera, l'intervento dello
spettatore o del lettore nel quadro di un'opera
multimediale è molto maggiore che in passato. Ci siamo
riferiti a Walter Benjamin, ma avremmo potuto citare
altrettanto bene Duchamp. Se si dovesse disegnare un
tracciato storico del XX secolo, si vedrebbe che si è
passati a poco a poco, come mostra molto bene Walter
Benjamin nell'opera di cui abbiamo prima esposto gli
aspetti peculiari, da un'arte centrata su colui che
produce l'opera, ad una parte sempre più attiva
accordata al fruitore, fino ad una retroazione dello
spettatore sull'opera. E' l'osservatore che crea il
quadro, secondo Duchamp: questo osservatore ha assunto
un'importanza sempre crescente nel XX secolo, a partire
dagli anni Sessanta, con gli artisti della minimal art,
che accordavano una parte rilevante allo spettatore, che
partecipa all'elaborazione dell'opera, al processo
artistico, e che oggi trovano una continuazione in queste
opere che accordano una parte sempre crescente
all'interattività o all'intervento dello spettatore.
Questo esige dal fruitore d'arte, come cittadino, di
essere sempre più attore nella società e sempre meno
spettatore. Siamo passati da una posizione contemplativa,
di fronte all'opera d'arte, all'immagine che ci veniva
imposta come se fosse, in un certo senso, divina, che si
poteva solo contemplare, ed era al tempo stesso fonte del
discorso e fondamento della verità, ad una
partecipazione dello spettatore, che diventa sempre più
attore, così come la storia moderna, in generale, ha
trasformato il suddito in cittadino, in attore sociale.
Jean Marc Loechel
Domanda
Lei si occupa di arte e di tecnologie. La domanda è:
qual è la differenza tra il sito Web di un museo e il
vero museo virtuale?
Risposta
Sono stato incaricato, da parte del Ministero
dell'Educazione, presso il laboratorio di ricerca dei
Musei di Francia per due anni. Uno dei temi di più
grande riflessione che sono stati affrontati è quello
del museo virtuale. La differenza è enorme tra le
potenzialità educative che si possono trovare in un sito
di museo virtuale e quelle dei siti istituzionali. Oggi,
dopo la valutazione di tutto quello che si è fatto, ci
si rende conto che molte cose sono da ricostruire, almeno
mentalmente. I veri musei virtuali e le vere reti di
musei virtuali mancano, e questa è una delle ragioni per
la quale abbiamo deciso, nell'ambito dell'associazione
europea "Arts Education" che si occupa delle
nuove tecnologie, di partecipare al programma della
Telecom chiamato "Mosaic", che prende in
considerazione le reti di musei virtuali in Europa.
Domanda
Qual è lo scopo di questo progetto e qual è il lavoro
che è stato svolto fino ad ora?
Risposta
E' un progetto che cerchiamo di divulgare il più
possibile perché è, probabilmente, uno dei progetti
europei più ambiziosi che io conosca in quest'ambito.
Sono già stati trovati dei partner, tra cui molti
italiani, austriaci e tedeschi. Attraverso questa rete
cerchiamo di creare due tipi d'istituzioni virtuali con
l'utilizzo delle tre dimensioni e delle immagini
digitali, in primo luogo, cercando di fornire l'accesso,
nel vero senso della parola virtuale, ad un certo numero
di luoghi e di beni culturali. In seconda istanza,
semplicemente mettendo a disposizione la documentazione e
le immagini disponibili nei musei per i bisogni di tutti
i cittadini e, in modo particolare, per i bisogni
dell'educazione e della formazione. Si è costituita una
rete che ha iniziato a lavorare, dal lato francese, con
un centro di risorse che sarà inaugurato alla fine del
mese di ottobre. Il centro permetterà agli insegnanti di
venire a cercare un certo numero d'informazioni e,
soprattutto, di partecipare ad una specie di opera
collettiva, di costruzione, di globalizzazione del
materiale che si trova oggi nei musei e che, spesso, non
è accessibile neanche ai ricercatori.
Domanda
Questo significa che una volta digitalizzati i contenuti
delle opere del Louvre saranno resi accessibili alla
scuola?
Risposta
E' uno degli obiettivi perseguiti
Spero che si
arriverà, nelle settimane prossime, ad un accordo che
vada oltre il Louvre e le grandi istituzioni, visto che
ora il progetto è ancora in discussione tra il ministero
dell'educazione e i responsabili del Louvre. Un progetto
di rete di musei come questo si auspica di far conoscere
i piccoli musei e l'insieme delle ricchezze del
patrimonio al quale la gente è molto affezionata. Mi
permetto solo di segnalare una cifra, che si è
riscontrata questo week-end in Francia: dieci milioni di
persone si sono interessate all'operazione e si sono
mosse per andare a vedere questi luoghi. Si tratta,
dunque, di dare a tutte queste persone la possibilità di
utilizzare le immagini in modo didattico. I problemi,
naturalmente, ci sono, ma oggi siamo un certo numero di
colleghi, in Francia, disposti a prenderci cura di queste
problematiche.
Domanda
Ma la riunione dei Musei di Francia non ha già prodotto
dei CD ROM e delle opere multimediali per fare conoscere
i beni culturali nei musei?
Risposta
Certamente! Molte cose sono state realizzate e in questi
due anni sono stati prodotti dei CD ROM di grande
levatura culturale. Oggi ci si rende conto che rimane
difficoltoso trovare un mercato per queste opere
multimediali. Non esiste un vero mercato per questi CD
ROM culturali, in Francia; esistono un certo numero di
titoli che sono conosciuti e che vengono venduti tra cui
la serie che ha iniziato il lavoro sul Louvre . Ora si
tratta di trovare un vero mercato per l'insieme di questa
produzione culturale. D'altra parte, bisogna tenere
sempre sotto controllo anche le necessità didattiche,
alle quali non si pensa abbastanza, ad esempio
affiancando immagini al testo in modo da fare emergere
certi temi. Non si è tenuto abbastanza conto di questi
metodi, in Francia, e, per questa ragione, rimane molto
lavoro da fare.
Domanda
Uno dei progetti della vostra associazione è Arenodex .
Ce lo può descrivere?
Risposta
Arenodex è un progetto molto ambizioso volto alla
sperimentazione delle arti on-line. A partire dal fatto
che non si è più soddisfatti di quello che gli altri ci
propongono occorre tentare un apprendimento
diversificato, e Internet offre tante possibilità per
quanto riguarda la storia dell'arte, c'è già tanto
materiale importante a disposizione. Purtroppo il
materiale francofono è scarso. Anche da questo punto di
vista la cooperazione europea è importante. Mi permetto
di ricordare che solo la Francia e l'Italia sono state
incaricate, da parte del G7, di tutti i progetti in
materia di dimostrazione delle arti. Bisognerà andare
ulteriormente avanti insieme su questo progetto. Dopo
aver riflettuto sui modi di arrangiare questo tipo di
sito abbiamo raggruppato molto materiale che sarà
disponibile a partire dall'8 ottobre prossimo.
Domanda
Qual è la situazione generale in Europa rispetto allo
sviluppo delle università virtuali?
Risposta
Molte cose sono state provate e studiate, poche sono
giunte a buon termine. Ci sono molti siti in materia
realizzati soprattutto da università americane. In
Spagna e in Germania i tentativi sembrano molto
interessanti, mentre da parte francese e italiana restano
molte cose ancora da realizzare. Si fanno dei siti spesso
troppo istituzionali che non permettono un incontro fra
le persone che si occupano della multimedialità e delle
nuove tecnologie e quelle che si occupano delle questioni
pedagogiche relative alla didattica. Queste persone,
viceversa, devono incontrarsi realmente attraverso il
lavoro di elaborazione dei siti. Abbiamo un progetto in
corso nell'ambito di Mosaic, con i nostri amici del
Cineca. Nelle settimane prossime speriamo di raggruppare
l'insieme dei materiali relativi al sito dell'università
virtuale per lavorarci presso il centro.
Domanda
Bologna è molto attiva come città, per quanto riguarda
le reti civiche, ed anche in Francia il numero delle
città che si connettono e offrono dei servizi digitali
è in crescita. Qual è la situazione attuale?
Risposta
Permettete al Segretario Generale dell'Associazione delle
città digitalizzate di dirvi che Bologna è, per noi,
l'esempio assoluto in Europa! Ultimamente si è molto
parlato delle Smart Community citando San Diego e
Toronto, ma ci sembra che l'esperimento di Bologna vada
ben oltre! Un progetto di museo elettronico sotto l'egida
del comune di Bologna e il fatto di mettere a
disposizione, gratuitamente, Internet per i cittadini, è
fondamentale per noi. Ancor più per noi francesi che non
beneficiamo di simili vantaggi nella maggioranza delle
nostre città. Inoltre, i costi delle connessioni sono
ancora relativamente elevati in Francia; ecco perché
esperienze come quelle di Bologna sono importanti. Altre
esperienze italiane delle quali si parla molto sono Siena
e Modena. In Francia ci sono, globalmente, 350 progetti
in via di realizzazione, più o meno importanti. Sono
numerosi quelli che vogliono imitare l'esempio di
Parthenay, considerato un successo sul piano nazionale.
Domanda
Può raccontarci l'esperienza "digitale" della
città di Arnedo, in Spagna?
Risposta
Sono andato a Arnedo e ora torno a Parthenay; sono
entrambe città digitali. Quello che è successo ad
Arnedo è molto interessante, perché si tratta di un
vero laboratorio. Si è cercato di capire quello che un
cittadino si aspetta da una città digitalizzata,
permettendo l'accesso nell'ambito dell'educazione, della
sanità, della cultura e dei rapporti con
l'amministrazione. I rapporti con l'amministrazione di
Bologna sono ben visibili e presto anche tutti gli altri
ambiti permetteranno al cittadino di beneficiare
realmente delle migliorie nella vita quotidiana. In
questo modo si pensa anche al miglioramento della
democrazia locale e all'arricchimento della vita
politica. Quel che succede ad Arnedo è frutto
dell'operato del sindaco che è un perfetto umanista.
Grazie alla sua piccola squadra di tecnici, che lavora
venti ore su ventiquattro, sono riusciti a valutare i
bisogni e i desideri degli abitanti e, di conseguenza,
hanno creato un Intranet che partirà questo autunno.
Hanno determinato in modo abbastanza preciso tutti i
bisogni dei cittadini tramite l'adesione ad un altro
progetto europeo chiamato "Medsat", mettendo in
applicazione tutti i desideri degli abitanti.
Domanda
I cittadini saranno tutti connessi? E in che modo?
Risposta
Nel caso di Arnedo si tratta di una connessione ad
Internet in modo locale. Nella città di Villena (nella
regione di Valencia), i cittadini saranno connessi con
fibre ottiche visto che sono già stati posti tredici
chilometri di cavi. Esiste, però, un tipologia diversa
tra Helsinki, Amsterdam, o Tampere; le sperimentazioni
sono molto diverse da una città all'altra. Facendo un
primo bilancio siamo venuti a conoscenza che esistono 52
città digitalizzate, e perfino in un paese come
l'Albania esiste un esempio in questo senso. Tutto il
continente è dunque agitato, sia dal lato degli
operatori sia dei responsabili delle collettività
locali. Sembra che tutto questo mondo si agiti per il
bisogno di rinnovare in profondità la vita delle regioni
e delle collettività, per esempio costruendo una
"casa del sapere" come a Strasburgo o delle
"case della multimedialità". Oggi, gran parte
delle collettività si pongono la domanda sull'effettiva
introduzione ed utilizzazione delle tecnologie nella vita
degli abitanti.
Domanda
Che opinione ha dell'idea di Umberto Eco a proposito
delle "arcade multimedia"?
Risposta
Umberto Eco ha già avanzato delle proposte tramite i sui
progetti e le sue realizzazioni multimediali. Il problema
della formazione è basilare per quanto riguarda
l'universo del multimediale, ed è un problema molto
legato ai progetti di città digitali perché non si
possono determinare realmente i bisogni degli abitanti se
questi non possiedono una conoscenza minima di quello che
le nuove tecnologie possono dar loro. La mia è una
constatazione di base; rimane da sapere come utilizzare i
nostri potenziali per apportare queste conoscenze minime
in materia di multimedialità. Le "case del
sapere" possono ricoprire questo ruolo così come le
università virtuali o come i siti pedagogici e
didattici; tuttavia, non sono sufficienti. Si è pensato,
in Francia, di utilizzare gli edifici scolastici negli
orari disponibili. Dobbiamo trovare un modo per fare
capire ai cittadini che le nostre concezioni di spazio e
tempo sono mutate. Dietro alla realizzazione del
materiale multimediale e delle città digitali appaiono
degli obiettivi da raggiungere. Ad una conferenza mi resi
conto con sorpresa - essendo mancato ad alcune riunioni
su discussioni tecnologiche- di quanto le mie conoscenze
fossero inadeguate rispetto all'evoluzione tecnologica,
eppure mi ero assentato per poche settimane. Si discuteva
della Web-tv e di cablaggio, mentre prima i tecnici
ritenevano ciò una fantasticheria; una specie di
neolitico accorciato si sta' producendo sotto i nostri
occhi, e spesso neanche noi ce ne rendiamo conto! Anche
se ci chiamiamo società dell'informazione, tale società
non è ancora una realtà operativa. Si parla troppo di
cronaca e di fatti politici, e si parla poco di quello
che sta' cambiando fondamentalmente, radicalmente e
rapidamente la nostra società. Si stanno verificando
mutazioni anche di spazio, per noi europei, che per via
del commercio elettronico. Quello che sta accadendo ci
obbligherà a pensare altrimenti l'urbanesimo, un
urbanesimo al quale non si potrà pensare senza avere una
chiara visione di quello che si vuole fare con il
commercio sulla rete o con il lavoro a distanza. Al punto
in cui siamo giunti, dovremmo cercare di riflettere sulle
questioni di produttività in un certo numero di settori
delle imprese e poi pensare che bisognerà trovare, a
questo livello, delle soluzioni alla disoccupazione. In
particolare, la Francia, è pericolosamente toccata dalla
disoccupazione dei giovani. Come fare per evitare che
generazioni di studenti dei corsi di storia dell'arte non
siano definitivamente votati alla disoccupazione? Come
fare per dare anche a loro una formazione importante nel
multimediale e sulla rete?
Domanda
A Suo avviso le tecnologie possono contribuire alla
creazione di posti di lavoro?
Risposta
Bisogna essere sinceri e credo che la vostra trasmissione
abbia questo obiettivo. Le nuove tecnologie
contribuiscono sia alla creazione di nuovi ambiti
professionali, ma anche alla mutilazione di alcune
professioni. Sappiamo molto bene che le nuove tecnologie,
oggi, distruggono il lavoro. Ho un'amica giornalista che
mi diceva che nella sua agenzia fotografica si lavorava
in nove ed ora sono rimasti in tre, anche se lavorano
molto di più. Questa è una constatazione e non bisogna
perderla di vista. Anche l'inverso è vero: si possono
creare delle professioni totalmente nuove. Penso
all'esempio tedesco dove sta' partendo un progetto,
aiutato dalla Deutsche Telekom, per aprire dei negozi
virtuali; penso ai creatori di siti che dovranno
disegnare le pagine. Ci sono dei mestieri nuovi che
appaiono sul mercato del lavoro, ma bisognerà
svilupparli e, soprattutto, offrire una formazione
adeguata alle persone che cercano lavoro in queste
attività.
Domanda
Il museo virtuale e le reti dei musei possono offrire
occasioni di lavoro?
Risposta
Certamente! Dobbiamo utilizzare tutte le possibilità che
abbiamo a disposizione; noi abbiamo un patrimonio
totalmente sotto utilizzato - e l'esempio francese è
molto chiaro, in questo senso- sebbene la domanda sia
considerevole: la Francia, quest'anno, ha ricevuto
sessanta milioni di turisti. Ci sono mestieri da
sviluppare intorno al turismo ma anche in termini di
documentazione; nell'ambito del turismo il Web può
essere utilizzato in modo considerevole in una serie di
campi molto interessanti.
Domanda
In qualità di educatore, cosa pensa delle potenzialità
didattiche offerte dalla rete?
Risposta
L'intelligenza collettiva di cui parla Pierre Levy è una
delle direzioni che seguiranno le nostre società;
Internet sarà come una nuova lingua. In quanto lingua
bisogna assolutamente pensare ad una rete che sia
plurilinguistica e non solo per difendere la propria
lingua nazionale; in questo caso il Consiglio Europeo
deve essere preso in considerazione, poiché l'Europa
deve essere totalmente attiva e partecipare ai fenomeni
della rete. Il contenuto europeo deve essere forte così
come quello americano. In secondo luogo la lingua deve
essere anche considerata nel senso della formazione.
Qualcuno addirittura sostiene che il Web non serve a
niente se non c'è interattività e un lavoro collettivo
intorno ad un certo numero di temi. Questa riflessione
mette in luce un nuovo modo di lavorare e di pensare il
lavoro stesso. Si parla molto di scrittura multimediale,
ma cosa vuol dire? Durante gli ultimi secoli abbiamo
sviluppato una visione molto lineare degli eventi; mi
riferisco, per quanto riguarda la Francia, al periodo del
positivismo. Noi avevamo una visione molto matematica e
rigorosa delle cose. Oggi - non smetto di sottolinearlo-
siamo in presenza dell'emergere di una "logica
sfocata", una visione molto meno lineare degli
eventi, pur rimanendo rigorosa. Un'idea deve
immediatamente connettersi ad un'immagine o ad un'altra
idea. Questa è l'immagine stessa della rete, che deve
impregnare la nostra vita quotidiana e non solo essere
l'oggetto di teorie filosofiche. Bisogna rendersi conto
che siamo tutti attori del cambiamento e non vittime;
nessuno dei nostri compatrioti deve sentirsi spettatore,
dobbiamo tutti essere attori. Per quanto mi riguarda sono
occupato, per gran parte delle mie giornate, all'interno
di progetti europei e penso che l'Europa sia un'occasione
assolutamente importante da vivere. Alcuni hanno
denominato questa fase storica e sociale, considerando
l'evoluzione tecnologica, "nuovo rinascimento".
Mi ricordo un discorso tenuto da Bill Gates di fronte al
senato a Parigi, a proposito del manoscritto di Leonardo
Da Vinci; egli affermava che gli Stati Uniti apportavano
una buona conoscenza delle tecnologie ma che gli attori
del contenuto erano in Europa. Penso che si possa dare
ragione a Bill Gates, in questo senso.
Domanda
Ma l'Europa non è in ritardo rispetto agli Stati Uniti?
Risposta
Abbiamo un ritardo di connessione evidente. In Francia
stiamo capendo i meccanismi sociologici di questo
ritardo. Ma una rottura fondamentale si è prodotta in
Francia dalla fine della primavera scorsa, e dall'estero,
i francesi sono stati visti come attori di un cambiamento
politico; in realtà, si tratta di molto più di un
cambiamento politico: si è verificata una specie di
scossa interna, specialmente nell'ambito delle nuove
tecnologie e di Internet. In primo luogo abbiamo deciso
di connettere tutte le scuole entro un anno; molte cose
si stanno muovendo, specialmente per quanto riguarda i
Net Day, nel mese di ottobre, ed un certo numero di
costruttori pensa di equipaggiare le scuole. Il ritardo
francese è reale, e quello europeo, globale in rapporto
agli Stati Uniti, sarà presto colmato. Ora, resta da
sapere se saremo sempre in ritardo o se la situazione si
ribalterà.
I testi
integrali di questi interventi sono reperibili presso il
sito www.mediamente.rai.it
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