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Alfredo Ronchi
Milano (SMAU)
"Progetti di università e musei virtuali"

"Sicuramente nel campo dell'arte, della cultura e in moltissimi altri settori, si hanno notevoli aiuti e supporti forniti dalla comunicazione, dalla possibilità di intercomunicazione offerta dalla rete e dalla multimedialità unita dei servizi in rete. Nel campo specifico dell'arte e della cultura vi sono una serie di progetti pianificati a livello mondiale: uno dei più rappresentativi è il progetto del G7 di creazione di più strade nell'informazione dedicata ai beni culturali, un progetto che vede una sorta di leadership italiana o italo-francese nella gestione di questi servizi a livello comunitario, e quindi europeo, come ad esempio i progetti Ten Telecom che tendono a costituire e a creare una rete transnazionale europea per la fruizione delle opere d'arte e dei beni culturali. Tra l'altro, rete europea che in buona misura deve essere pensata per un uso da parte di utenti extraeuropei poiché sono soprattutto i paesi dell'estremo oriente, e mi riferisco al Giappone e alla Cina, così come a quelli dell'estremo occidente, come gli Stati Uniti, i potenziali fruitori di massa di questi servizi.
Domanda
Il Politecnico a quale di questi progetti partecipa direttamente?
Risposta
Il Politecnico attualmente partecipa al progetto Time Telecom in quanto partner in un consorzio di aziende risultato vincente, a livello europeo, nella proposta di una soluzione per la veicolazione attraverso la rete dei supporti per i beni culturali, ribadendo così la leadership italiana. Il progetto che dovrebbe attivarsi a breve termine (si pensa, addirittura, entro la fine dell'anno) garantirà nel corso di un anno lavorativo, molto probabilmente allo Smau dell'anno prossimo potremo vedere i primi risultati, l'accesso a risultati su diversi fronti. Da un lato, una strutturazione, cioè una creazione di metodi e strumenti per porre nel mondo virtuale le opere d'arte, dall'altro la creazione di un framework, cioè la struttura di una cornice che organizzi l'informazione nel settore culturale e la veicoli verso i potenziali utenti. Questi utenti avranno una caratteristica molto eterogenea: avremo sicuramente delle utenze di tipo didattico, delle utenze legate all'uso quotidiano dell'accesso alla rete per i beni culturali, accanto a delle utenze, invece, di fascia, o comunque dai requisiti più elevati, quali possono essere i ricercatori, gli studiosi o gli stessi conservatori dei musei e gli operatori dei settori dei beni culturali.
Domanda
Che parte svolgono i musei tradizionali?
Risposta
I musei tradizionali svolgono una funzione assolutamente insostituibile poiché essi sono i depositari di quella che potremmo definire la materia prima, quanto meno nel loro aspetto fisico, cioè di tutto ciò che è il materiale che viene veicolato attraverso la rete. I musei diverranno a tutti gli effetti dei partner nel progetto e inizialmente forniranno sia il materiale documentale, informativo, iconografico, (Qui occorrerebbe aprire una parentesi di notevoli dimensioni per trattare l'argomento della tutela dei diritti d'autore, argomento questo di grande importanza e rilevanza, sia a livello nazionale, sia a livello internazionale. Già di difficile soluzione su scala nazionale, diventa ancora più complesso se si passa ad una dimensione europea e forse ancora di più estendendo questo per il resto del mondo. Chi si occupa di questi aspetti sa benissimo che ci sono differenti visioni della tutela del diritto d'autore, del diritto soprattutto morale nei paesi anglosassoni o in Italia, rispetto a quelli di ceppo latino. Queste differenze nella gestione del diritto, sicuramente, saranno uno dei primi ostacoli da superare nello sviluppo del progetto sui beni culturali veicolati attraverso la rete, quello che è stato chiamato "Net Virtual Museum". ) sia tutto il supporto di conoscenze che conservatori, esperti e critici che vivono all'interno dell'idealismo museale, potranno fornire al team di sviluppo. Il team, dal mio punto di vista, si dovrà occupare prevalentemente degli aspetti tecnologici. I musei rivestireanno anche un altro ruolo e sarà quello di fruitori dei servizi che poi il progetto metterà a disposizione. I musei saranno destinati a diventare punti di consultazione privilegiati per accedere a questa rete di diffusione del patrimonio culturale europeo. A questo proposito si pensa anche di proporre l'allestimento di particolari spazi nei quali il pubblico potrà richiedere informazioni e servizi offerti dalla rete. Questi servizi andranno dalla semplice riproduzione dell'immagine fotografica alla ricostruzione tridimensionale di un oggetto. L'utente potrà comparare opere trattate ed esaminate con sperimentazioni disparate quali i raggi x, per poter poi valutare il decadimento dell'opera, le operazioni di restauro e tutto quello che è intrinseco nell'opera d'arte stessa. Da un diverso punto di vista si avrà la possibilità di poter accedere ad opere d'arte che non sono visibili perché, caso ancora più paradossale, chiuse nei magazzini dei musei e quindi non esposte per carenza di spazio espositivo o per difficoltà nel poter gestire comunque la loro esposizione. Numerosa è la quantità di oggetti d'arte che non possono essere esposti perché opere fragili, o oggetti che richiedono particolari allestimenti che non sempre sono possibili, o piccole collezioni che non giustificano la creazione di un museo, ma che non possono essere del tutto dimenticate e conservate, dimenticate, in imballaggi.
Domanda
Quindi può nascere una sorta di museo dell'invisibile?
Risposta
A questo proposito vorrei far riferimento ad un esperimento denominato museo dell'invisibile e dell'invisitabile (giocando sulle sillabe) che abbiamo sviluppato nel '94 grazie alla partnership di una collezione semi-pubblica del comune di Piacenza con la galleria Ricci Oddi, dove, appunto si era creato un primo nucleo di galleria virtuale navigabile attraverso l'uso di Internet e una porzione di questa galleria invisibile, invisitabile conteneva proprio tutte le opere immagazzinate negli scantinati di questa ricca raccolta. Tornando alle opere non facilmente fruibili si può pensare a tutti quegli affreschi ed opere d'arte chiuse in edifici ed in palazzi storici non aperti al pubblico: edifici privati, sedi di fondazioni, di ministeri, di uffici del governo; per finire, poi, alle opere d'arte che sono, invece, appese od esposte all'interno di uffici pubblici o di uffici, comunque, non del tutto accessibili al pubblico.
Domanda
Per concludere, come reagiscono i grandi musei italiani? Sono favorevoli? Partecipano a questi esperimenti o mostrano delle resistenze?
Risposta
L'interesse è notevole e lo si può toccare sul campo pensando che il nostro primo esperimento, quello della galleria d'arte moderna di Piacenza, ha portato un notevole incremento delle visite in sito, sciogliendo anche l'eterna diatriba tra il virtuale ed il reale, secondo la quale il virtuale surroghi il reale. Il pubblico ha conosciuto la galleria, ha conosciuto le ricchezze di questa galleria attraverso l'accesso via Internet ed è nato, poi, il desiderio di andare in sito, di andare sul luogo per visitarle e vederle dal vivo e poterle toccare, in un certo senso. Questo dato è sicuramente confortante per cui direi che tutti i musei sono interessati a porre in questa vetrina privilegiata, e soprattutto in questa vetrina dalla visibilità globale e mondiale, le informazioni relative al loro patrimonio. L'oggetto del contendere è, semmai, la gestione dei diritti d'autore e quale ritorno possa avere il museo per lo sforzo che deve compiere nella conversione o comunque nella costruzione di un sito che lo renda visibile a livello internazionale. Su questo si sta chiaramente lavorando.



Jean Charles Masserà
"Arte e interattività"


Ci può esporre i tratti essenziali della videoteca del Musée National d'Art Moderne del Beabourg e ci può parlare della "Rivista virtuale", che si trova al Centro Pompidou?
Risposta
Il dipartimento video del Centro Georges Pompidou è, come si può immaginare, assai recente, perché ha meno di vent'anni; ma, soprattutto, è in evoluzione costante in rapporto agli anni Ottanta, durante i quali è stato un semplice dipartimento per i nuovi media. Come nella maggior parte dei musei internazionali, era un dipartimento in cui certi conservatori collezionavano cassette video realizzate da artisti. Poi, a poco a poco, si è ampliato, accogliendo molte opere tra le più significative degli ultimi venti anni che hanno adottato le nuove tecnologie nelle pratiche artistiche: i nuovi media, il video, il calcolatore. Dunque, in realtà, la videoteca è diventata qualcosa di più di una videoteca. E' rimasta una videoteca per la consultazione delle opere, come strumento di diffusione presso il pubblico che può prendere conoscenza dei video esistenti, o in quanto opere d'arte, o in quanto tracce di altri lavori artistici degli anni Sessanta e Settanta, di performance, o di sculture o di film. Più recentemente, negli anni Novanta, è stata creata la "Rivista Virtuale", che ha uno statuto del tutto particolare nel quadro del Museo, perché è stata pensata, da un lato, come mezzo di diffusione del sapere che si sta sviluppando intorno alle nuove tecnologie, e non soltanto nel campo delle arti plastiche, ma anche nell'architettura, nella comunicazione, nella ricerca scientifica; e, d'altro lato, è uno spazio di esposizione per giovani artisti che tentano di adottare le nuove tecnologie, che si tratti di CD ROM o della pratica del sito Internet, nelle loro esperienze. Ma la "Rivista Virtuale" è particolare, perché espone l'uso dei nuovi media sia in architettura, sia nella ricerca praticata da certe università americane. Ci sono molti interventi, per esempio, di ricercatori del MIT, il Massachussets Institut of Technology.

Domanda
Alcuni pensano che il museo virtuale possa sollecitare il pubblico a visitare in un secondo momento il museo reale. Qual è la Sua opinione?

Risposta
La questione non si pone già con il libro, con il catalogo? Si può restare alla visione frontale di un'opera senza andare mai al museo a confrontarsi con l'opera stessa, o bisogna andarci e affrontare direttamente l'opera? Io penso che il problema che si pone con il libro sia lo stesso che si pone con le nuove tecnologie. Credo anche che si debba porre il problema in due modi diversi, secondo le opere che il museo espone. Se si tratta di opere tradizionali, il problema è lo stesso che con il libro. Se, invece, si tratta di opere contemporanee, si pone un problema diverso, nella misura in cui mi sembra che oggi una delle contraddizioni che un museo d'arte contemporanea debba gestire sia di dover esporre artisti, opere, procedimenti, che si sono staccati dal museo già da una ventina d'anni. Dunque, il museo è obbligato a mostrare dei pezzi, o delle pratiche, che non sono museabili, nel senso che non sono più necessariamente immagini o oggetti, ma performance effimere, di cui abbiamo tracce fotografiche, videografiche, estremamente parziali, che pongono la questione della legittimità stessa del museo, come modo di presentazione delle opere. A questo punto si pone un duplice problema: gli spettatori, i lettori di CD ROM, che usano le nuove tecnologie, andranno o no al museo? Questa domanda ne presuppone un'altra: il museo è veramente più adatto di un altro modo di presentazione a rendere conto di queste opere? E da questa domanda si passa a quella successiva: le nuove tecnologie non sono capaci di rendere conto da sé di queste opere? Considerati i progressi compiuti oggi col digitale nella definizione delle immagini, non si potrebbero vedere le tracce di questi procedimenti direttamente sullo schermo con il CD ROM? E perché si verificherebbe, in questo caso, una dispersione del senso, mettendo insieme molte fotografie di opere, rispetto all'esposizione in un museo?

Domanda
Uno degli aspetti più interessanti offerti dalle nuove tecnologie, è la multimedialità. Ci può esprimere una definizione dell'opera d'arte multimediale? Crede che con la multimedialità stia cambiando il rapporto tra l'artista e il suo pubblico?

Risposta
Effettivamente, l'investimento multisensoriale, per così dire, è legittimato dalla civiltà contemporanea. Prima di parlare d'arte, se prendiamo una giornata ordinaria, troviamo parecchie fonti di informazione che ci sollecitano, differenti velocità che si incrociano nelle strade, nell'ambiente di lavoro, creando l'incontro di mondi diversi, per esempio del mondo virtuale col mondo del lavoro. La molteplicità dei canali che sono presenti in un'opera multimediale, in un sito Internet, che fa uso del canale sonoro, del canale visivo, del testo, della fotografia, corrisponde ai modi d'esperienza già propri del mondo contemporaneo, della vita contemporanea. Dunque è già, da questo punto di vista, perfettamente legittimata. Torniamo così a quanto abbiamo detto prima: se il nostro modo di ricezione del mondo, se il nostro modo di percezione del mondo è effettivamente imperniato, oggi, sulla molteplicità di canali, il modo di rappresentazione del mondo, il lavoro delle rappresentazioni del mondo -che è la definizione più larga che si possa dare dell'arte- legittima perfettamente l'uso delle nuove tecnologie. Questo è il primo punto. Il secondo punto riguarda l'interattività. E' evidente che l'uso della tastiera, l'intervento dello spettatore o del lettore nel quadro di un'opera multimediale è molto maggiore che in passato. Ci siamo riferiti a Walter Benjamin, ma avremmo potuto citare altrettanto bene Duchamp. Se si dovesse disegnare un tracciato storico del XX secolo, si vedrebbe che si è passati a poco a poco, come mostra molto bene Walter Benjamin nell'opera di cui abbiamo prima esposto gli aspetti peculiari, da un'arte centrata su colui che produce l'opera, ad una parte sempre più attiva accordata al fruitore, fino ad una retroazione dello spettatore sull'opera. E' l'osservatore che crea il quadro, secondo Duchamp: questo osservatore ha assunto un'importanza sempre crescente nel XX secolo, a partire dagli anni Sessanta, con gli artisti della minimal art, che accordavano una parte rilevante allo spettatore, che partecipa all'elaborazione dell'opera, al processo artistico, e che oggi trovano una continuazione in queste opere che accordano una parte sempre crescente all'interattività o all'intervento dello spettatore. Questo esige dal fruitore d'arte, come cittadino, di essere sempre più attore nella società e sempre meno spettatore. Siamo passati da una posizione contemplativa, di fronte all'opera d'arte, all'immagine che ci veniva imposta come se fosse, in un certo senso, divina, che si poteva solo contemplare, ed era al tempo stesso fonte del discorso e fondamento della verità, ad una partecipazione dello spettatore, che diventa sempre più attore, così come la storia moderna, in generale, ha trasformato il suddito in cittadino, in attore sociale.


Jean Marc Loechel

Domanda
Lei si occupa di arte e di tecnologie. La domanda è: qual è la differenza tra il sito Web di un museo e il vero museo virtuale?

Risposta
Sono stato incaricato, da parte del Ministero dell'Educazione, presso il laboratorio di ricerca dei Musei di Francia per due anni. Uno dei temi di più grande riflessione che sono stati affrontati è quello del museo virtuale. La differenza è enorme tra le potenzialità educative che si possono trovare in un sito di museo virtuale e quelle dei siti istituzionali. Oggi, dopo la valutazione di tutto quello che si è fatto, ci si rende conto che molte cose sono da ricostruire, almeno mentalmente. I veri musei virtuali e le vere reti di musei virtuali mancano, e questa è una delle ragioni per la quale abbiamo deciso, nell'ambito dell'associazione europea "Arts Education" che si occupa delle nuove tecnologie, di partecipare al programma della Telecom chiamato "Mosaic", che prende in considerazione le reti di musei virtuali in Europa.

Domanda
Qual è lo scopo di questo progetto e qual è il lavoro che è stato svolto fino ad ora?

Risposta
E' un progetto che cerchiamo di divulgare il più possibile perché è, probabilmente, uno dei progetti europei più ambiziosi che io conosca in quest'ambito. Sono già stati trovati dei partner, tra cui molti italiani, austriaci e tedeschi. Attraverso questa rete cerchiamo di creare due tipi d'istituzioni virtuali con l'utilizzo delle tre dimensioni e delle immagini digitali, in primo luogo, cercando di fornire l'accesso, nel vero senso della parola virtuale, ad un certo numero di luoghi e di beni culturali. In seconda istanza, semplicemente mettendo a disposizione la documentazione e le immagini disponibili nei musei per i bisogni di tutti i cittadini e, in modo particolare, per i bisogni dell'educazione e della formazione. Si è costituita una rete che ha iniziato a lavorare, dal lato francese, con un centro di risorse che sarà inaugurato alla fine del mese di ottobre. Il centro permetterà agli insegnanti di venire a cercare un certo numero d'informazioni e, soprattutto, di partecipare ad una specie di opera collettiva, di costruzione, di globalizzazione del materiale che si trova oggi nei musei e che, spesso, non è accessibile neanche ai ricercatori.

Domanda
Questo significa che una volta digitalizzati i contenuti delle opere del Louvre saranno resi accessibili alla scuola?

Risposta
E' uno degli obiettivi perseguiti… Spero che si arriverà, nelle settimane prossime, ad un accordo che vada oltre il Louvre e le grandi istituzioni, visto che ora il progetto è ancora in discussione tra il ministero dell'educazione e i responsabili del Louvre. Un progetto di rete di musei come questo si auspica di far conoscere i piccoli musei e l'insieme delle ricchezze del patrimonio al quale la gente è molto affezionata. Mi permetto solo di segnalare una cifra, che si è riscontrata questo week-end in Francia: dieci milioni di persone si sono interessate all'operazione e si sono mosse per andare a vedere questi luoghi. Si tratta, dunque, di dare a tutte queste persone la possibilità di utilizzare le immagini in modo didattico. I problemi, naturalmente, ci sono, ma oggi siamo un certo numero di colleghi, in Francia, disposti a prenderci cura di queste problematiche.

Domanda
Ma la riunione dei Musei di Francia non ha già prodotto dei CD ROM e delle opere multimediali per fare conoscere i beni culturali nei musei?

Risposta
Certamente! Molte cose sono state realizzate e in questi due anni sono stati prodotti dei CD ROM di grande levatura culturale. Oggi ci si rende conto che rimane difficoltoso trovare un mercato per queste opere multimediali. Non esiste un vero mercato per questi CD ROM culturali, in Francia; esistono un certo numero di titoli che sono conosciuti e che vengono venduti tra cui la serie che ha iniziato il lavoro sul Louvre . Ora si tratta di trovare un vero mercato per l'insieme di questa produzione culturale. D'altra parte, bisogna tenere sempre sotto controllo anche le necessità didattiche, alle quali non si pensa abbastanza, ad esempio affiancando immagini al testo in modo da fare emergere certi temi. Non si è tenuto abbastanza conto di questi metodi, in Francia, e, per questa ragione, rimane molto lavoro da fare.

Domanda
Uno dei progetti della vostra associazione è Arenodex . Ce lo può descrivere?

Risposta
Arenodex è un progetto molto ambizioso volto alla sperimentazione delle arti on-line. A partire dal fatto che non si è più soddisfatti di quello che gli altri ci propongono occorre tentare un apprendimento diversificato, e Internet offre tante possibilità per quanto riguarda la storia dell'arte, c'è già tanto materiale importante a disposizione. Purtroppo il materiale francofono è scarso. Anche da questo punto di vista la cooperazione europea è importante. Mi permetto di ricordare che solo la Francia e l'Italia sono state incaricate, da parte del G7, di tutti i progetti in materia di dimostrazione delle arti. Bisognerà andare ulteriormente avanti insieme su questo progetto. Dopo aver riflettuto sui modi di arrangiare questo tipo di sito abbiamo raggruppato molto materiale che sarà disponibile a partire dall'8 ottobre prossimo.

Domanda
Qual è la situazione generale in Europa rispetto allo sviluppo delle università virtuali?

Risposta
Molte cose sono state provate e studiate, poche sono giunte a buon termine. Ci sono molti siti in materia realizzati soprattutto da università americane. In Spagna e in Germania i tentativi sembrano molto interessanti, mentre da parte francese e italiana restano molte cose ancora da realizzare. Si fanno dei siti spesso troppo istituzionali che non permettono un incontro fra le persone che si occupano della multimedialità e delle nuove tecnologie e quelle che si occupano delle questioni pedagogiche relative alla didattica. Queste persone, viceversa, devono incontrarsi realmente attraverso il lavoro di elaborazione dei siti. Abbiamo un progetto in corso nell'ambito di Mosaic, con i nostri amici del Cineca. Nelle settimane prossime speriamo di raggruppare l'insieme dei materiali relativi al sito dell'università virtuale per lavorarci presso il centro.

Domanda
Bologna è molto attiva come città, per quanto riguarda le reti civiche, ed anche in Francia il numero delle città che si connettono e offrono dei servizi digitali è in crescita. Qual è la situazione attuale?

Risposta
Permettete al Segretario Generale dell'Associazione delle città digitalizzate di dirvi che Bologna è, per noi, l'esempio assoluto in Europa! Ultimamente si è molto parlato delle Smart Community citando San Diego e Toronto, ma ci sembra che l'esperimento di Bologna vada ben oltre! Un progetto di museo elettronico sotto l'egida del comune di Bologna e il fatto di mettere a disposizione, gratuitamente, Internet per i cittadini, è fondamentale per noi. Ancor più per noi francesi che non beneficiamo di simili vantaggi nella maggioranza delle nostre città. Inoltre, i costi delle connessioni sono ancora relativamente elevati in Francia; ecco perché esperienze come quelle di Bologna sono importanti. Altre esperienze italiane delle quali si parla molto sono Siena e Modena. In Francia ci sono, globalmente, 350 progetti in via di realizzazione, più o meno importanti. Sono numerosi quelli che vogliono imitare l'esempio di Parthenay, considerato un successo sul piano nazionale.

Domanda
Può raccontarci l'esperienza "digitale" della città di Arnedo, in Spagna?

Risposta
Sono andato a Arnedo e ora torno a Parthenay; sono entrambe città digitali. Quello che è successo ad Arnedo è molto interessante, perché si tratta di un vero laboratorio. Si è cercato di capire quello che un cittadino si aspetta da una città digitalizzata, permettendo l'accesso nell'ambito dell'educazione, della sanità, della cultura e dei rapporti con l'amministrazione. I rapporti con l'amministrazione di Bologna sono ben visibili e presto anche tutti gli altri ambiti permetteranno al cittadino di beneficiare realmente delle migliorie nella vita quotidiana. In questo modo si pensa anche al miglioramento della democrazia locale e all'arricchimento della vita politica. Quel che succede ad Arnedo è frutto dell'operato del sindaco che è un perfetto umanista. Grazie alla sua piccola squadra di tecnici, che lavora venti ore su ventiquattro, sono riusciti a valutare i bisogni e i desideri degli abitanti e, di conseguenza, hanno creato un Intranet che partirà questo autunno. Hanno determinato in modo abbastanza preciso tutti i bisogni dei cittadini tramite l'adesione ad un altro progetto europeo chiamato "Medsat", mettendo in applicazione tutti i desideri degli abitanti.

Domanda
I cittadini saranno tutti connessi? E in che modo?

Risposta
Nel caso di Arnedo si tratta di una connessione ad Internet in modo locale. Nella città di Villena (nella regione di Valencia), i cittadini saranno connessi con fibre ottiche visto che sono già stati posti tredici chilometri di cavi. Esiste, però, un tipologia diversa tra Helsinki, Amsterdam, o Tampere; le sperimentazioni sono molto diverse da una città all'altra. Facendo un primo bilancio siamo venuti a conoscenza che esistono 52 città digitalizzate, e perfino in un paese come l'Albania esiste un esempio in questo senso. Tutto il continente è dunque agitato, sia dal lato degli operatori sia dei responsabili delle collettività locali. Sembra che tutto questo mondo si agiti per il bisogno di rinnovare in profondità la vita delle regioni e delle collettività, per esempio costruendo una "casa del sapere" come a Strasburgo o delle "case della multimedialità". Oggi, gran parte delle collettività si pongono la domanda sull'effettiva introduzione ed utilizzazione delle tecnologie nella vita degli abitanti.



Domanda
Che opinione ha dell'idea di Umberto Eco a proposito delle "arcade multimedia"?

Risposta
Umberto Eco ha già avanzato delle proposte tramite i sui progetti e le sue realizzazioni multimediali. Il problema della formazione è basilare per quanto riguarda l'universo del multimediale, ed è un problema molto legato ai progetti di città digitali perché non si possono determinare realmente i bisogni degli abitanti se questi non possiedono una conoscenza minima di quello che le nuove tecnologie possono dar loro. La mia è una constatazione di base; rimane da sapere come utilizzare i nostri potenziali per apportare queste conoscenze minime in materia di multimedialità. Le "case del sapere" possono ricoprire questo ruolo così come le università virtuali o come i siti pedagogici e didattici; tuttavia, non sono sufficienti. Si è pensato, in Francia, di utilizzare gli edifici scolastici negli orari disponibili. Dobbiamo trovare un modo per fare capire ai cittadini che le nostre concezioni di spazio e tempo sono mutate. Dietro alla realizzazione del materiale multimediale e delle città digitali appaiono degli obiettivi da raggiungere. Ad una conferenza mi resi conto con sorpresa - essendo mancato ad alcune riunioni su discussioni tecnologiche- di quanto le mie conoscenze fossero inadeguate rispetto all'evoluzione tecnologica, eppure mi ero assentato per poche settimane. Si discuteva della Web-tv e di cablaggio, mentre prima i tecnici ritenevano ciò una fantasticheria; una specie di neolitico accorciato si sta' producendo sotto i nostri occhi, e spesso neanche noi ce ne rendiamo conto! Anche se ci chiamiamo società dell'informazione, tale società non è ancora una realtà operativa. Si parla troppo di cronaca e di fatti politici, e si parla poco di quello che sta' cambiando fondamentalmente, radicalmente e rapidamente la nostra società. Si stanno verificando mutazioni anche di spazio, per noi europei, che per via del commercio elettronico. Quello che sta accadendo ci obbligherà a pensare altrimenti l'urbanesimo, un urbanesimo al quale non si potrà pensare senza avere una chiara visione di quello che si vuole fare con il commercio sulla rete o con il lavoro a distanza. Al punto in cui siamo giunti, dovremmo cercare di riflettere sulle questioni di produttività in un certo numero di settori delle imprese e poi pensare che bisognerà trovare, a questo livello, delle soluzioni alla disoccupazione. In particolare, la Francia, è pericolosamente toccata dalla disoccupazione dei giovani. Come fare per evitare che generazioni di studenti dei corsi di storia dell'arte non siano definitivamente votati alla disoccupazione? Come fare per dare anche a loro una formazione importante nel multimediale e sulla rete?

Domanda
A Suo avviso le tecnologie possono contribuire alla creazione di posti di lavoro?

Risposta
Bisogna essere sinceri e credo che la vostra trasmissione abbia questo obiettivo. Le nuove tecnologie contribuiscono sia alla creazione di nuovi ambiti professionali, ma anche alla mutilazione di alcune professioni. Sappiamo molto bene che le nuove tecnologie, oggi, distruggono il lavoro. Ho un'amica giornalista che mi diceva che nella sua agenzia fotografica si lavorava in nove ed ora sono rimasti in tre, anche se lavorano molto di più. Questa è una constatazione e non bisogna perderla di vista. Anche l'inverso è vero: si possono creare delle professioni totalmente nuove. Penso all'esempio tedesco dove sta' partendo un progetto, aiutato dalla Deutsche Telekom, per aprire dei negozi virtuali; penso ai creatori di siti che dovranno disegnare le pagine. Ci sono dei mestieri nuovi che appaiono sul mercato del lavoro, ma bisognerà svilupparli e, soprattutto, offrire una formazione adeguata alle persone che cercano lavoro in queste attività.



Domanda
Il museo virtuale e le reti dei musei possono offrire occasioni di lavoro?

Risposta
Certamente! Dobbiamo utilizzare tutte le possibilità che abbiamo a disposizione; noi abbiamo un patrimonio totalmente sotto utilizzato - e l'esempio francese è molto chiaro, in questo senso- sebbene la domanda sia considerevole: la Francia, quest'anno, ha ricevuto sessanta milioni di turisti. Ci sono mestieri da sviluppare intorno al turismo ma anche in termini di documentazione; nell'ambito del turismo il Web può essere utilizzato in modo considerevole in una serie di campi molto interessanti.



Domanda
In qualità di educatore, cosa pensa delle potenzialità didattiche offerte dalla rete?

Risposta
L'intelligenza collettiva di cui parla Pierre Levy è una delle direzioni che seguiranno le nostre società; Internet sarà come una nuova lingua. In quanto lingua bisogna assolutamente pensare ad una rete che sia plurilinguistica e non solo per difendere la propria lingua nazionale; in questo caso il Consiglio Europeo deve essere preso in considerazione, poiché l'Europa deve essere totalmente attiva e partecipare ai fenomeni della rete. Il contenuto europeo deve essere forte così come quello americano. In secondo luogo la lingua deve essere anche considerata nel senso della formazione. Qualcuno addirittura sostiene che il Web non serve a niente se non c'è interattività e un lavoro collettivo intorno ad un certo numero di temi. Questa riflessione mette in luce un nuovo modo di lavorare e di pensare il lavoro stesso. Si parla molto di scrittura multimediale, ma cosa vuol dire? Durante gli ultimi secoli abbiamo sviluppato una visione molto lineare degli eventi; mi riferisco, per quanto riguarda la Francia, al periodo del positivismo. Noi avevamo una visione molto matematica e rigorosa delle cose. Oggi - non smetto di sottolinearlo- siamo in presenza dell'emergere di una "logica sfocata", una visione molto meno lineare degli eventi, pur rimanendo rigorosa. Un'idea deve immediatamente connettersi ad un'immagine o ad un'altra idea. Questa è l'immagine stessa della rete, che deve impregnare la nostra vita quotidiana e non solo essere l'oggetto di teorie filosofiche. Bisogna rendersi conto che siamo tutti attori del cambiamento e non vittime; nessuno dei nostri compatrioti deve sentirsi spettatore, dobbiamo tutti essere attori. Per quanto mi riguarda sono occupato, per gran parte delle mie giornate, all'interno di progetti europei e penso che l'Europa sia un'occasione assolutamente importante da vivere. Alcuni hanno denominato questa fase storica e sociale, considerando l'evoluzione tecnologica, "nuovo rinascimento". Mi ricordo un discorso tenuto da Bill Gates di fronte al senato a Parigi, a proposito del manoscritto di Leonardo Da Vinci; egli affermava che gli Stati Uniti apportavano una buona conoscenza delle tecnologie ma che gli attori del contenuto erano in Europa. Penso che si possa dare ragione a Bill Gates, in questo senso.

Domanda
Ma l'Europa non è in ritardo rispetto agli Stati Uniti?

Risposta
Abbiamo un ritardo di connessione evidente. In Francia stiamo capendo i meccanismi sociologici di questo ritardo. Ma una rottura fondamentale si è prodotta in Francia dalla fine della primavera scorsa, e dall'estero, i francesi sono stati visti come attori di un cambiamento politico; in realtà, si tratta di molto più di un cambiamento politico: si è verificata una specie di scossa interna, specialmente nell'ambito delle nuove tecnologie e di Internet. In primo luogo abbiamo deciso di connettere tutte le scuole entro un anno; molte cose si stanno muovendo, specialmente per quanto riguarda i Net Day, nel mese di ottobre, ed un certo numero di costruttori pensa di equipaggiare le scuole. Il ritardo francese è reale, e quello europeo, globale in rapporto agli Stati Uniti, sarà presto colmato. Ora, resta da sapere se saremo sempre in ritardo o se la situazione si ribalterà.

I testi integrali di questi interventi sono reperibili presso il sito www.mediamente.rai.it