PSICANALISI DELLO SPORT ESTREMO Giovanni
Lodetti, dellA.I.P.P.S. - Associazione
internazionale di psicologia e psicoanalisi dello sport parte
dallanalisi delle componenti del gioco per spiegare
le motivazioni che portano a praticare sport estremi: "In realtà bisogna distinguere tra sport estremi a rischio e sport estremi a rischio zero per la vita" interviene Stefano Tamorri, presidente dellAssociazione italiana di psicologia dello sport (A.I.P.S.). "Sono tre le motivazioni primarie di qualsiasi sport, le spinte vitali: piacere, gioco e agonismo. Il piacere è legato alle endorfine, che vengono liberate dallorganismo durante lattività fisica. Le endorfine sono degli oppioidi, della morfina naturale, e danno una sensazione di benessere a livello chimico e psicologico ma causano anche dipendenza. Interrompendo la pratica sportiva si sta male perché si sottopone il corpo a una piccola crisi di astinenza da endorfine. Il gioco è la seconda spinta vitale e non si deve credere che sia una prerogativa dellinfanzia. Anche a 90 anni si gioca, ma mentre per il bimbo il gioco è la molla che spinge a crescere, per gli adulti è la simulazione della spensierata vita fanciullesca. Ma i grandi devono giocare dei giochi da grandi, che significa che devono fare giochi accettati dalla società per non esserne esclusi. Infine cè lagonismo, che è il soddisfacimento di un istinto primordiale; ma se duemila anni fa si esprimeva nella conquista di città e nella caccia oggi ha bisogno di altre forme di espressione, che si ritrovano appunto negli sport. Negli ultimi anni, poi, si è aggiunta unaltra spinta motivazionale, che gli americani hanno chiamato adventure demand, cioè la ricerca dellavventura, non solo negli sport, ma anche nelle normali attività quotidiane. Questa domanda è interpretabile come assenza nella società occidentale odierna di situazioni sociali estreme, di stati di pericolo che plachino nelluomo la sua vocazione al rischio. E un momento di confusione in una società ambigua che spinge lindividuo a riconoscersi e a ad aggregarsi in organizzazioni , anche lesionistiche, ma che lo fanno sentire tra pari. Gli sport di squadra, però, stanno perdendo il loro appeal sui giovani, che sembrano preferire modelli individuali più competitivi. Cè da aggiungere un altro fattore che rende gli sport estremi molto affascinanti, al di là della naturale predisposizione a rischiare la vita di persone come De Gayardon; ossia il piacere di sensazioni forti per chi osa il no limits e il senso di ammirazione e timore che incute in chi lo osserva, che acuisce lesaltazione dello sportivo". |