L'Agricoop, l'unica cooperativa di coltivatori sopravvissuta nel siracusano
Se la mafia boccia l'industria



L’Agricoop, la più grande cooperativa per la raccolta dei limoni, ha 270 soci. Nel centro vicino il cimitero del paese di Avola, si procede alla raccolta, la lavorazione (i limoni vengono lavati, poi asciugati e impacchettati), e lo stoccaggio (i frutti sono messi in cassetta e poi venduti) degli agrumi.

Le cassette di limoni finiscono poi a Messina, Palermo, Termini Inerese, dove ci sono le industrie per la trasformazione. Dall’Agricoop passano 1500 vagoni l’anno, ogni cassetta pesa almeno venti chili.

Si tratta di una delle poche cooperative di coltivatori diretti di tutta la provincia di Siracusa, l’unico grande centro del paese. Il presidente Giuseppe Caruso è un signore schivo di mezz’età, uno cui certo non piace apparire o farsi fotografare.

Ma una cosa la dice, con decisione: "La mafia palermitana e messinese impedisce che a Siracusa e dintorni si costruiscano centri per la lavorazione degli agrumi. Per questo noi, e come noi altri privati, non chiediamo finanziamenti, per costruire centri del genere".

Gli fanno eco braccianti e soci della cooperativa. "Non è più possibile - afferma Paolo Ferlisi, proprietario terriero che di professione fa l'ingegnere - vivere solo del commerrcio dei limoni. Io mi sono iscritto a questa cooperativa perchè così mi sento più tutelati e ho più facilità di vendere il raccolto. Ma questo non basta. Servirebbero le industrie e i centri di trasformazione".

Ragazzi che lavoran
Macchina che lava i frutti
Macchina per pulirli
Caruso al lavoro