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A cura di
Stefania Zani

 

Si fa presto a dire ecologico

Architettura ecologica significa molte cose e per questo rischia di significare troppo poco. La bioedilizia non è una moda o una disciplina scientifica moderna, nè una creazione di ecologisti sognatori.

Oggi l'eco-casa non è più un lusso per pochi o la scelta di qualche spirito illuminato. La casa ecologica comincia a uscire dalla vaghezza delle buone intenzioni e nell'ambiguità della new age per entrare nel mondo concreto dell'imprenditoria.

Una casa fatta con materiali naturali, che non danneggiano chi ci abita, che non sono pericolosi per chi li produce, per chi li mette in opera e per chi li deve smontare e abbandonare, è una casa ecologica. Fondamentale è anche l’eliminazione o la riduzione ai minimi termini delle fonti di inquinamento interno, che modificano la qualità dell’aria, producono campi elettromagnetici artificiali o generano emissioni dannose. La bioarchitettura, da questo punto di vista, si pone all’avanguardia nel superamento dagli eccessi della tecnologia, per la capacità di mostrare che un’architettura amica della natura è amica dell’uomo.

"Tra poco partiranno i bandi regionali per la realizzazione di 20 mila alloggi ecologici. Noi faremo mille ecocase in due anni" afferma Angelo Grasso, il presidente della Federabitazione, che, assieme a Legambiente, all'Istituto nazionale di bioarchitettura e alla Banca popolare etica ha lanciato la rete nazionale delle cooperative per l'abitare sostenibile.

Le ecococase, che saranno certificate da uno specifico marchio di qualità, dovranno soddisfare determinati standard in quattro campi: uso di materiali naturali, risparmio energetico, isolamento acustico, cura per l'ambiente esterno.

Secondo alcuni architetti, però, la definizione di cosa sia ecocompatibile non è cosa facile nè scontata: i dubbi vengono quando ci si chiede se è più ecologico un prodotto di sintesi - di cui magari sono note o soltanto sospette proprietà indigeste per l'uomo e la terra - ma che consente rilevanti risparmi in termini di energia o se si deve invece preferire un prodotto di origine vegetale più costoso in termini di cure, di spazio occupato, di trasporti, di manutenzione, "naturalmente" più vulnerabile e meno duraturo. Una risposta sicura e assoluta, come quelle alle quali ci ha abituati la scienza dei numeri, sembra oggi difficile.

Per migliaia di anni l'uomo ha costruito dimore con i criteri della bioedilizia. Se chiedete a un architetto di fare degli esempi, la risposta è immediata: bioedilizia erano i Sassi di Matera, i Trulli di Alberobello, i Nuraghi sardi.

 

Link utili:

bioarchitettura (anche all'estero)

Angelo Grasso

i Sassi di Matera

I Trulli di Alberobello

I nuraghi sardi

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