A pranzo con gli squali
Per arrivare a bordo vasca, il percorso è tortuoso: si zigzaga
prima in un cunicolo alto un paio di metri scavalcando tubi, secchi
e condutture dell’acqua e si attraversa la vasca a cielo aperto
in cui i delfini si esercitano giocando. Finché non si approda
di fronte a una porticina da cui filtra una luce tenue. Nonostante
l’ingombro di una bacinella colma di pesce, un bastone simile
a un forchettone e cartelline di registrazione varie, Alessandro,
uno degli addetti alla sezione Mediterraneo, si china con fare sicuro
in quel buco basso mezzo metro. A vederlo sparire nel buio, non
viene molta voglia di seguirlo. Ma se si decide di farlo, non se
ne resta delusi.
Oltre la porticina, una grossa
vasca: sulla propria testa ancora decine di tubi, davanti
a sé ponticelli e scalette sospese sull’acqua e sotto,
proprio lì sotto ai piedi, vicino allo stretto bordo su cui
si è costretti a muoversi…loro, gli squali. Un sussulto.
Con lo sguardo che cerca subito quello di Alessandro. Lui, sorridente
e tranquillo, invita a proseguire.
E mentre con precisione certosina affianchi
un piede dopo l’altro, attento a non scivolare, loro, i "pescioloni",
ti seguono placidi, come cani fidati.
Intanto Alessandro ha già impugnato il forchettone, sulle
cui punte scintilla un merluzzo e lo immerge in acqua.
A quel punto, hai la certezza che, sul
sottofondo di una di quelle ansiogene colonne sonore da thriller,
l’inconfondibile pinna fenderà velocemente l’acqua
che, in poco tempo, si tingerà di un colore rosso intenso….
E invece, loro, i “cagnoloni” continuano i loro movimenti
fieri, eleganti, misteriosi. La loro sagoma si muove lenta, sinuosa,
indifferente alla presenza umana. Non fanno nulla
per attirare l’attenzione o per piacere. Non sono incuriositi
dalla vicinanza di “intrusi”. Si avvicinano al pasto
e con un morso per nulla sanguinario, catturano la preda e si allontanano
silenziosamente. C’è di che restarci male.
“La prima volta che mi hanno incaricato dei pasti - racconta
Alessandro - ero emozionato, certo, ma non spaventato. Sono rimasto
interi minuti affascinato a guardare i loro movimenti lenti e i
loro sguardi inespressivi. E ho capito che la paura nei loro confronti
è ingiustificata. Essere attaccati da uno squalo,
del resto, è più difficile che vincere l’Enalotto”.
Detta così, sembra rassicurante.
Vederli mangiare è comunque vietato
al pubblico, fatta eccezione per gli squali sega, che nuotando sul
fondo, sono nutriti con un tubo visibile dal vetro.
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