Il villaggio nella città

Samsun, un porto del Mar Nero ancorato tra due strade della Berlino turca

 
 
 

Apo e Fatih

La bimba

 
Aziza A. e il rap

La sorella Aziza A

E' la prima cantante di rap turco tedesca e la regina dell'Oriental Hip hop. Canta in tedesco e in turco i problemi delle ragazze della seconda generazione. Qui invece ci racconta perchè ama Kreuzberg

Aziza A.: aziza significa "forte" e la "a" sta per "abla" sorella, perchè è alle sorelle che parla: le invita a essere libere. Nata a Berlino nel 1971, non si considera affatto una femminista. A destra, il Goerlitzer Park.

 

 

Giovane, bella, di successo e di origine turca, ma nata nel quartiere borghese di Steglitz, perché dovrebbe trasferirsi in quello che molti considerano il ghetto di Kreuzberg? “Perché qui sto bene” racconta Aziza A., “non lo considero un quartiere turco, quanto piuttosto un mondo colorato, e il colore bianco è incluso, naturalmente”.

Capelli e occhi scuri, alta e in carne, con un certo fare sicuro e allegro, Aziza vive da quattro anni in un appartamento poco lontano dalla piscina Prinzenbad, sulla Sprea. Lì il canale si allarga, ci sono anche i cigni e le ochette e i prati lungo le rive d’estate sono pieni di ragazzini che giocano a pallone e di famiglie turche attrezzate di barbecue, pipe ad acqua e coperte da picnic. I tedeschi fanno jogging o passano in bicicletta. I suoi genitori avevano comprato l’appartamento pochi anni fa, poi sono tornati in Turchia e lo hanno lasciato a lei. Che a pochi passi da casa sua esista l'angolo di Samsun, non lo sa, o almeno non ne ha mai sentito parlare.

"Kreuzberg è caldo, come al sud” spiega Aziza. Sembrerebbe strano che esistesse un tale quartiere in una città che da novembre a maggio è ghiacciata. “Ma non si tratta di solidarietà tra poveri - precisa Aziza – anzi a volte i quartieri più miseri sono anche freddi e opachi. Qui invece c’è sempre un certo ammiccamento, più rilassatezza, ognuno può essere come gli pare”. Questo quartiere è stato già negli anni 70 e 80 la casa degli artisti, dei palazzi occupati, degli immigrati. E anche dei cantanti maledetti, da David Bowie, a Lou Reed a Nick Cave. E’ il quartiere dove c’è il modo di dire: “Beh, matti ce ne sono tanti”. Aziza fa un esempio per tutti: un tipo entra in un locale e inizia a parlare da solo a voce alta. Lo si guarda un secondo, forse vuole una sigaretta, gliela si dà, e lui se ne va. Nessuno si lamenta con i proprietari del locale, nessuno si innervosisce. Finisce lì.

“Che ora questo quartiere stia diventando anche di moda, e che oltre ai punk ci si interessino anche gli yuppies, questo è davvero interessante” dice la rapperin “ ma a parte le teorie, qui si sta semplicemente bene. Non c’è un altro posto dove si possa trovare da mangiare 24 ore su 24”. I pizzicagnoli turchi, i negozi di Kebab e il panificio e pasticceria sull’Oranienstr sono aperti ad ogni ora, feste incluse; il quartiere è una zona franca curiosa in una città strettamente regolata da orari di apertura e chiusura, e dove il sabato, oltre le quattro e mezza è difficile fare la spesa.
“Infine, qui mi sento sicura – e questo va scritto a grandi lettere precisa la rapperin – c’è gente che pensa che sia il Bronx. Ho ben più paura nel quartiere borghese di Zehlendorf: lì non c’è nessuno per le strade, qui invece c’è sempre qualcuno a chiederti: ’tutto ok?’”.

 

 

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