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Le spose forzate

Le spose forzate

Una ragazza costretta a sposare il cugino. Un'altra perseguitata dalla famiglia perchè vuole vivere con il proprio ragazzo. Le storie di Leila e delle altre che, per uscirne, si sono rivolte a Terres des Femmes

Con 199 euro tutto ciò che bisogna avere il giorno delle nozze in un negozio turco di abiti per sposa. A destra, i manifesti muti che compaiono lungo le via.


“La purezza della donna è l’orgoglio del marito” dice un vecchio detto turco. Leila, 22 anni, che sei anni fa è scappata di casa con il suo ragazzo contro il volere della famiglia, lo sa. “E’ la vergogna e la pressione degli altri”, dice, che spingono la sua famiglia a darle la caccia e a non lasciarle pace, a costringerla all’anonimato e alla paura. La parola d’ordine per suo fratello e suo padre è ora solo: “cerca la ragazza e dalle la punizione che le spetta”.

La sua è una delle tante storie che Rahel Volz, dell’associazione Terres des Femmes,
può raccontare: a Berlino nell’anno passato si sono rivolte ai suoi uffici 230 ragazze a un passo dall’essere costrette a sposarsi per il volere delle famiglie. “Ogni giorno c’è qualche ragazza che si presenta da noi” spiega la Volz.

“Vengono da famiglie – continua - in cui l’orgoglio è più importante di ogni cosa, di Dio, della propria vita, dell’amore di una madre verso il proprio figlio”.Un altro caso emblematico è quello di una studentessa di Legge di Berlino: ha dovuto sposare il proprio cugino e ha vissuto “due anni di terrore”, come riferisce ora il suo avvocato Seyran Ates. L’uomo costringeva la ragazza, che ora ha 23 anni, a rapporti sessuali e la minacciava con violenze.

Non è possibile quantificare, secondo la Volz, il numero di ragazze che sono costrette a sposarsi contro la propria volontà, ma si tratterebbe “di una cifra molto alta”. E’ noto invece, secondo i dati ufficiali dell’ufficio statistiche tedesco, che oggi metà dei giovani turchi che vivono in Germania trovano il proprio marito o moglie in Turchia.

L’associazione può aiutare le giovani ad allontanarsi dalle famiglie e a rivolgersi a vie legali. Infatti fin troppo raramente chi costringe le ragazze a sposarsi è punito: solo se la polizia viene avvertita dai vicini per violenze o privazione della libertà, il marito viene citato a giudizio. A poco serve che l’articolo 16 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo dia a ciascuno la libertà di poter scegliere il proprio partner.

Ancora peggiore è la situazione delle ragazze che non hanno un passaporto o come spesso accade, i cui documenti sono in mano alla famiglia. Secondo il diritto tedesco infatti, le donne che non hanno ancora acquistato la cittadinanza e durante le vacanze estive sono date in moglie al loro cugino sconosciuto, possono tornare a casa solo nei primi sei mesi. Se invece scappano al martirio sette mesi dopo, i confini tedeschi rimangono sbarrati, eccezione fatta per le minorenni.

Simile la situazione delle spose ‘importate’ dalla Turchia: vengono promesse da bambine ad uno sconosciuto e non appena adolescenti, spedite in Germania per essergli date in moglie. Devono resistere due anni, per poter rimanere. Se lasciano prima di questo periodo l’odiato marito, possono essere rimandate a casa in Turchia, dove spesso le aspettano le più brutali punizioni.

Una di queste ragazze, che è riuscita però ad emanciparsi dalla prigione del suo matrimonio, ha detto una volta ad una delle operatrici di Terres des Femmes :“Ci sono persone che possono avere entrambe le cose, la libertà e la famiglia. Io ho dovuto rinunciare all’una per avere l’altra”.

 

 

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