I figli di Adamo hanno paura

Nella cucina del Bio e te

Oltre che rara, è una sensazione strana incontrare un uomo nel complesso del Buon Pastore. Tra i larghi e spogli androni dell’ala ottocentesca (quella seicentesca è ancora da restaurare) si riconosce subito un figlio di Adamo: il più delle volte cammina a testa bassa. Il portamento furtivo è forse dovuto alla consapevolezza di trovarsi in un ambiente creato dalle e per le donne.

Per alcuni, inoltre, subentra probabilmente l’imbarazzo di sentirsi numericamente in minoranza. Altri sono più disinvolti e frequentano quasi regolarmente le zone accessibili al pubblico: il bar e il ristorante.

Un signore con i baffi siede alla bottega biologica. Lavora in via della Lungara, in un ambiente molto cupo, il carcere Regina Coeli. “Mi piace venire in questo luogo – racconta - perché ci sono dei dolci meravigliosi e ritrovo il buon umore”. Le pareti colorate, il giardino tropicale e il plum-cake al cioccolato sono sicuramente un buon antidepressivo. Non si sente a disagio entrando alla Casa, dice. La donna al bancone, che pare essere in un rapporto di buona conoscenza con lui, lo conferma.

"Sono cresciuto in una famiglia piena di donne - spiega un altro signore che spesso pranza al ristorante Luna e l’altra – mi sento benissimo in mezzo a loro”. Non è detto che loro siano felici di averti in mezzo, però.

Alla proiezione del cortometraggio "Si lo so la forza che ho", dedicato alla storia della Casa, sono spuntati più uomini del solito. Pur sempre “utenti”, come dice il regolamento, o “ospiti”, come sottolinea qualcun’altro. Ebbene. Nella gremita sala conferenze (più di 400 posti), gli “utenti” sedevano in fondo. Quasi si nascondevano. Nel corto neanche un’ombra maschile.

Il giardino interno
Una ragazza compila il modulo della casa

La regista, Laura Valle, si giustifica dicendo che “non era questo l’argomento”. Accanto a lei Francesca Comencini, a cui il corto è piaciuto molto.

Alla Casa succede anche che qualcuno sia cacciato.
“Un giorno hanno detto a mio marito di allontanarsi dal giardino – racconta Rosalba Ierace, responsabile dell’ufficio Pari opportunità (che qui ha sede) – il gruppo separatista stava festeggiando un incontro. Purtroppo ha dovuto uscire”.

Durante la presentazione del cortometraggio, in verità, ad uscire è stata una compagna lesbica, la quale non ha digerito le dichiarazioni dell'assessora Mariella Gramaglia che ha definito "madri di idee", le autrici dell'esperimento cinematografico.

Se c'è qualcosa che le separatiste, dopo gli uomini ovviamente, non accettano, sono proprio le nutrici.
Nonostante questi casi isolati, la Casa cerca di interagire con l’altro e mantenere buoni rapporti con il vicinato. I conti devono quadrare. Più gente viene, maschio o femmina che sia, meglio è. Tale uomo, tale donna.

Qualcuno dice che i figli maschi nati dalle femministe sono migliori. Carla Lonzi, la grande teorica del movimento, aveva messo in guardia: “basta fare figli che diventeranno cattivi amanti”. E forse qualcosa è cambiato
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