di Chiara Semenzato

Una chiatta merci scivola su un fiume artificiale dall’Adriatico all’entroterra veneto. Un’utopia nata negli anni ’60 per sollevare la regione dalla strozzatura del traffico, da cui è assediata ogni giorno. Oggi che ne rimane?

Da una parte un'autostrada d’acqua sempre vuota che doveva collegare Venezia a Padova per trasportare cereali, petrolio e prodotti chimici verso il nord Europa.

A qualche chilometro di distanza la tangenziale di Mestre soffocata da 55 milioni di veicoli all’anno e da 170 mila veicoli al giorno. Come se si mettessero in strada tutte le auto comprate in Piemonte e Campania nei primi sei mesi del 2003. Tutte insieme, ogni giorno.

Sui 9 chilometri di tangenziale veneziana passano tutti i camionisti bulgari o turchi per portare le merci dai Balcani al resto d’Europa. Nei 4 chilometri e mezzo realizzati di idrovia passano solo paperette e piccole barche private.

L’utopia in quarant’anni si è trasformata in una delle grandi incompiute italiane, fagocitando quasi 300 miliardi di lire di allora (150 milioni di euro).

Adesso per dare uno sfogo a questa viabilità intricata si spenderanno 750 milioni di euro nella costruzione del Passante. Molto meno costerebbe – 143 milioni di euro – rendere attiva l’idrovia adeguandola agli standard europei

 
Inchiesta multimediale realizzata da Chiara Semenzato. Ultimo aggiornamento aprile 2004