Puliscono le stalle, lavano le gabbie dei topi-cavia nei laboratori e pelano patate nei ristoranti. Il tutto rigorosamente gratis. Sono la generazione stagista che da dieci anni si sta diffondendo in tutta Europa. Solo in Italia ne abbiamo calcolati almeno 500mila. Dati senza alcuna verifica perché né il ministero del lavoro, né l’Inail, né l’Istat se ne occupano.

I ragazzi sono soli, spesso sfruttati, ma non hanno altra scelta per inseguire il sogno di un contratto di lavoro. Qualcosa però si sta muovendo. Lo scorso autunno sono usciti per la prima volta allo scoperto in Francia, mobilitati dal sito “Generation Precaire”. Le manifestazioni si sono spostate a macchia d’olio in tutta Europa, dalla Germania all’Italia, al Belgio.

Reclamano diritti e adesso le loro richieste riaprono la questione. Michele Tiraboschi, che ha preso il posto del giuslavorista Marco Biagi all’università di Modena, ammette: “Occorrerebbe introdurre dei limiti di legge escludendo la possibilità per le imprese di stipulare stage con persone che hanno già svolto tirocini per un periodo di 18-20 mesi”.

di Guido Maurino [e-mail]
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