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I PROCURATORI - «I procuratori hanno convinto le società che è meglio investire sui calciatori che sugli allenatori, sui quali, invece, è meglio andare a risparmio. Questo perché loro gestiscono e guadagnano di più sul trasferimento dei giocatori che su quello dei tecnici – spiega P. F., allenatore di una squadra di prima categoria marchigiana- Quanti più giocatori cambiano società e più spesso possibile, tanto più loro guadagnano». E se girano soldi in nero tanto meglio, visto che per loro non sono previsti compensi, in quanto figure non riconosciute dalla Lnd. Ma quanto guadagna un procuratore fra i dilettanti? «Dai 4-500 euro ai 2000 euro a trasferimento, dipende dalla bravura e dalla carriera e dall'ultima stagione del giocatore, dalla società e dalla serie in cui milita» dice A. C., calciatore di una squadra di vertice di serie D. «Il 10% sul valore del trasferimento» risponde invece P. F.. Ciò significa che nel calcio dilettantistico il prezzo del cartellino di un giocatore varia dai 4.000 ai 20.000 euro. Secondo M. O., allenatore di una squadra di vertice di serie D, «i procuratori non servono a nulla. Se sei un buon giocatore o un buon allenatore i contratti te li procuri da solo, con la bravura e i risultati che ottieni».

BRUTTA RAZZA - Il minimo comun denominatore fra A., P. e M. è il giudizio, negativo, sulla figura del procuratore sportivo. Se M., almeno inizialmente, si limita a un generico «si dice siano la rovina del calcio», P. si spinge molto più in là sin da subito e inizia a innervosirsi quando si parla del'argomento: «Brutta razza, scaricano la colpa degli insuccessi dei giocatori da loro proposti e fatti acquistare, agli allenatori. Viva i vecchi direttori sportivi che pensavano solo, e bene, alla propria squadra». Capire il suo punto di vista è facile: «I procuratori curano il bene di chi? Della società? Del giocatore? Dell'allenatore? No! Solo di se stessi. Il loro unico obiettivo è guadagnare e ci riescono pure senza rischiare niente: a chi devono dar conto? A nessuno. Non hanno lo stress del risultato, non hanno responsabilità. Se un giocatore da loro proposto va male cosa rischiano? Nulla. Può capitare. E poi non avrà fatto male perché scarso, ma perché l'ambiente, l'allenatore, la stagione storta, sua o della squadra, ecc».

GIOVANI CALCIATORI - È arrabbiato con i procuratori P., ma anche dispiaciuto per i giovani calciatori: «A inizio stagione ci sono diversi “raduni” (così li chiama lui) di ragazzi. Sulle tribune, tutti procuratori sportivi che commentano, indagano, trattano, illudono, diseducano. “Bravo questo. Ma con chi gioca? Lo prendo io. No, lo prendo io. Scarso quest'altro, prendilo te, lo regalano. Ah ah ah ah!” Ragazzi trattati come bestiame – commenta P.bestiame», ripete più di una volta. Difficile non dargli torto.

SOCIETA' DI PROCURATORI – Difficile soprattutto dopo che ci parla della ... (e fa il nome di una società di procuratori con sede nelle Marche. Nata dall'unione di ben 11 procuratori, non è chiaro a nessuno (o forse nessuno vuole dircelo) se questa società esista ancora, almeno sulla carta, perché di fatto, «quei personaggi là, operano ancora, eccome se operano – dice M., che poi aggiunge - Io quelli della ... (e ripete il nome della società di procuratori) li massacrerei». Nientedimeno? E perché? «Hai presente il ... (e fa il nome di una squadra professionistica marchigiana)? La comandano loro. E non solo. Comandano tutto il calcio dilettantistico marchigiano». Poi, per farci capire, fa un esempio molto semplice: «La ... è come fosse la Gea (società di procuratori coinvolta nello scandalo di Calciopoli) e il ... la Juventus (società il cui direttore sportivo era Luciano Moggi, colui che si ritiene sia stato il fondatore di Calciopoli)».

Ma, precisamente, cosa fa di male questa società di procuratori ce lo spiega P.: «A parte mettere i bastoni fra le ruote a giocatori e allenatori che non sono sotto la loro procura (proponendo, alle società che stanno per ingaggiarli, calciatori e tecnici del loro giro), truccano le partite nei finali di stagione». E come fanno? «Gestendo talmente tanti giocatori, finiscono per avere, in ogni squadra, un buon numero di loro assistiti, diciamo 4 o 5. Se a fine stagione una squadra ha già raggiunto il suo obiettivo o non può più raggiungerlo e gioca contro un'altra che invece sta lottando ancora per qualcosa, bastano poche intimidazioni (se non fai quello che ti diciamo esci dalla nostra procura) e promesse (se fai quello che ti diciamo l'anno prossimo ti trovo una squadra e un ingaggio migliore) per la stagione successiva per piegare i loro assistiti appartenenti alla squadra già “appagata”». Se la cosa riesce, la società che trae vantaggio (quella che ancora lottava per qualcosa) “ricompensa” la società di procuratori.

UN INCUBO - Questa società di procuratori era diventata addirittura un incubo per M., che quasi non ci dormiva la notte fino a non molto tempo fa: «Io sono stato con loro, ma da qualche anno me ne sono allontanato, quando, da allenatore ... (di quella squadra che citava prima), tentarono di dettarmi la formazione: mi cacciarono. Le cose sono andate bene, (è stato poi ingaggiato da un'altra squadra con la quale ha già ottenuto e tutt'ora lotta per traguardi importanti) ma prima o poi i cicli finiscono. Quando andrò via dalla squadra dove sono attualmente non troverò un'altra sistemazione perché non sono più con loro. Ogni anno, gli allenatori che per primi trovano squadra sono quelli esonerati l'anno prima, presumibilmente i più scarsi. È vero, li pagano poco, ma perché li prendono? Perché sono con questa società». Vabbè, ma la sua carriera è stata importante, troverà un'altra società che la vuole. «Lo spero, ma credo di no. Vede, la squadra dove sono adesso è l'unica squadra fuori dal loro giro. Ma se lo può permettere perché ha uno sponsor fortissimo alle spalle che consente di essere autonomi. Ma anche loro, quanto dureranno?». Speriamo per molto e speriamo che siano da esempio per altre società. Ma lei come spera di risolvere il suo problema? «Ora sono più tranquillo, vivo questa situazione con più serenità. La speranza è che mi aiutino i miei pochi veri amici che ho nel calcio».

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