Pane, orto e legna. Il lavoro per l’autosufficienza

IMG_4725 [Larghezza Max  1024 Altezza Max  768]Alla Tribù delle noci sonanti non c’è la sveglia, di mattina. La giornata inizia quando lo decide il sole: in primavera ci si alza dal letto verso le otto. Il primo suono che si sente, oltre al cinguettio degli uccelli, è una cantilena dai toni bassi e prolungati che proviene dalla stanza di Fabrizio e suo figlio Siddhartha. Sono i mantra della meditazione, una sorta di preghiera buddhista: il suono più sacro è l’Om. E’ Fabrizio che lo canta e lo ripete al ritmo del respiro. Anche Siddhartha, qualche anno fa, imitava il papà e faceva qualche posizione di yoga. Oggi preferisce correre fuori a giocare con gli animali. La Tribù, infatti, è composta anche da due cani, due gatti, qualche piccione, di cui uno appena uscito dall’uovo, e dai bruchi che ogni tanto Siddhartha riesce a catturare.

Dopo la colazione Fabrizio si dedica a qualche mansione casalinga. Riordina la stanza principale, dove si cucina e si mangia, oppure sistema gli stoppini delle lanterne a olio. Di sera, infatti, per illuminare la stanza senza elettricità la Tribù utilizza tante lucerne riempite con l’olio esausto che amici e simpatizzanti lasciaIMG_4730tagliatano nella cassetta della posta di Fabrizio. “L’estremità, quella carbonizzata – spiega lui, mentre strappa la punta degli stoppini con un paio di pinzette – va tolta spesso, altrimenti la fiamma diminuisce. E poi se cade, sporca il tappeto”.

Fuori di casa c’è Leandro che, prima di lasciare la Tribù per un lungo viaggio in Brasile, cerca di sistemare tutto quello che può nell’orto. Costruisce recinti, zappa le aiuole, sposta i fiori. Appena ne ha voglia va a tagliare la legna oppure a macinare il grano. Entrambe le attività sono basilari per la vita in Tribù e tra l’una e l’altra Leandro occupa tutta la giornata. Di legna ne serve molta ogni giorno per cucinare e per riscaldarsi, visto che in casa non c’è il gas. La farina serve per fare il pane in vista della prossima infornata: ogni volta Fabrizio cuoce almeno 10 pagnotte, da scambiare con altri produttori locali o da conservare in casa per sé. La Tribù ha una macinatrice in pietra manuale, che tiene in una stanzetta che serve anche da dispensa. “Ci vuole tanto a fare la farina – racconta Fabrizio – ma prima era ancora peggio, perché avevamo una macina senza manovella, quindi il processo era più lento, bisognava girare con entrambe le mani”.

IMG_4770 [Larghezza Max  1024 Altezza Max  768]La preparazione del pranzo dura circa un’ora. Fabrizio segue un’alimentazione macrobiotica ed è molto attento alla cottura lenta e precisa di tutti gli ingredienti. Verso mezzogiorno e mezzo inizia ad apparecchiare: stende con cura la tovaglia sul tappeto, la liscia due o tre volte, poi ci appoggia sopra i piatti personali dei membri della Tribù. Sia Fabrizio che Leandro hanno una grossa scodella di legno, mentre quella di Siddhartha è più piccola. Per sé, Fabrizio mette due bacchette di legno, mentre gli altri hanno delle normali forchette.

Dopo mangiato è l’ora della “scuola”. Con un po’ di capricci, Fabrizio riesce a convincere Siddhartha a prendere il quaderno e sedersi per terra, accanto a lui. Per un’ora o due, in base alla pazienza dell’allievo, si scrivono e riscrivono le lettere dell’alfabeto, si imparano nuove parole, si corregge l’ortografia. “Ho letto un libro – spiega Fabrizio – che consiglia di insegnare ai bambini a scrivere su un foglio bianco, senza righe, per lasciarli esprimere. Ma con Siddhartha è impossibile, devo un po’ contenerlo. Con lui usiamo i quadretti e sono molto rigido nella precisione della grafia”.

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IMG_4938 [Larghezza Max  1024 Altezza Max  768]Quando lo scolaro inizia a scalpitare troppo e il maestro si sente soddisfatto, si può cambiare attività. Siddhartha ricomincia a giocare: corre intorno a casa in bicicletta, si infila in un barile blu, scava tane o apre sentieri. Oppure va ad aiutare il papà nei campi: la Tribù coltiva molti tipi di frutta e verdura. Ad aprile le attenzioni di Fabrizio sono rivolte soprattutto alla vigna, che va sistemata e potata. Siddhartha segue il padre ad ogni ramo, con in mano un pennello e un barattolo d’argilla. La applica sopra ogni taglio e Fabrizio spiega che serve per proteggere e guarire il ramo potato.

Appena inizia a fare buio si torna in casa e si accendono una ad una le lanterne, mentre Siddhartha si addormenta nella stanza principale, di fianco all’altarino buddhista. Dopo cena Fabrizio si occupa ancora di qualche faccenda dentro casa, come ad esempio preparare le etichette con gli indirizzi degli abbonati che devono ricevere il Seminasogni. Si tratta di un giornale di 28 pagine scritto e disegnato a mano da Fabrizio e altri suoi amici quattro volte all’anno. E’ registrato come supplemento a Stampa alternativa, una casa editrice di Roma – famosa per la collana “Millelire” – con cui Fabrizio ha iniziato a collaborare da giovane. Dentro il Seminasogni si possono trovare poesie, opinioni, articoli di IMG_4754 [Larghezza Max  1024 Altezza Max  768]riflessione, consigli su come organizzare una efficace educazione familiare, annunci e brani tratti dal “quaderno della lampada”. Quest’ultimo è una sorta di diario della Tribù, iniziato oltre 20 anni fa. Viene scritto tutte le sere da Fabrizio o da chiunque sia in casa: ormai i volumi sono una ventina, tutti raccolti in una piccola libreria. Ogni pagina è scritta con calligrafie diverse e Fabrizio ricopia i pezzi migliori per pubblicarli sul Seminasogni.

Alcune pagine del Seminasogni dell’inverno ’13-’14

Leandro si è già ritirato da un po’: dorme in una camera dall’altra parte della casa e dopo cena preferisce andare a letto presto. Fabrizio resta sveglia un po’ di più. Quando ha finito le sue attività, spegne tutte le lanterne e chiama Siddhartha per trasferirsi a dormire insieme nel materasso in camera. Lui, infastidito per essere stato disturbato, si lamenta per qualche secondo. Poi, sonnolento, dà la buonanotte e segue il papà nel lettone.