Una scoria e la sua evoluzione: il Cubilot e il Cic

Prima commercializzate come abrasivi, poi accumulate all’esterno della fabbrica e infine utilizzate per la costruzione di piazzali: è la storia delle scorie Cubilot, derivanti dalla produzione delle ferriti di zinco dell’ex Pertusola Sud. Con queste scorie – miscelate alla loppa d’altoforno per formare il Cic – sono stati costruiti 18 spiazzi nella provincia di Crotone. Siti che sono stati posti sotto sequestro nel 2008 dal Pm Pierpaolo Bruni perché a rischio inquinamento.

Cic

Un frammento del Cic, materiale con cui sono stati costruiti i 18 piazzali sequestrati dalla Procura

La scoria Cubilot – definizione. La scoria Cubilot viene definita come un prodotto derivante “dal trattamento per via termica delle ferriti, che sono residui della produzione dello zinco a partire dal minerale ‘blenda’ che si realizzava in Pertusola Sud”.

Il forno Cubilot. La scoria deriva dalla produzione avvenuta nel forno Cubilot, messo in funzione per la prima volta nel 1972. Ha poi cessato la produzione 21 anni dopo, nel 1993. In questo periodo avrebbe prodotto, secondo alcune stime presenti nelle carte processuali, 811.215 tonnellate di scorie.

Il Pescor. Fino al 1990 questa scoria veniva smaltita regolarmente per via commerciale, creando un abrasivo per la sabbiatura venduto poi come ‘Pescor’. In sostanza, abrasivi come questo vengono usati anche per oggetti di uso quotidiano, come accade con le forchette. Nel 1990, però, alcune aziende che utilizzavano il ‘Pescor’ notano un’anomalia: nell’abrasivo il contenuto di arsenico è tale da far classificare il prodotto come un rifiuto tossico/nocivo. Per questo motivo viene levato dal mercato.

Le montagne nere. L’ex Pertusola Sud è quindi costretta, dal 1990, a smaltire diversamente le scorie Cubilot. È così che inizia l’accumulo di quello che viene considerato come rifiuto nelle cosiddette black mountains, le montagne nere presenti sul piazzale all’esterno della fabbrica. A confermarlo sono anche alcune testimonianze di operai dell’ex Pertusola Sud raccolte dal Pm, Pierpaolo Bruni.

Il codice Cer. Ogni fabbrica deve fornire al ministero dell’Ambiente un codice che identifica gli elementi risultanti dal ciclo di produzione. Nel caso delle scorie Cubilot il codice Cer attribuito dall’ex Pertusola Sud è stato 10-08-01. Ogni coppia di numeri rappresenta alcune determinate caratteristiche: il 10 identifica i rifiuti inorganici provenienti da processi termici; lo 08 i rifiuti di altri processi metallurgici non ferrosi; e lo 01 rappresenta le scorie. Però l’attribuzione di questi codici è stata da più parti criticate, soprattutto dai periti che si sono occupati del caso. Per alcuni di loro il codice che doveva essere attribuito alle scorie Cubilot era 10-05-01, dove lo 05 rappresenta un rifiuto della metallurgia termica dello zinco, in quanto il forno Cubilot era integrato nella produzione di zinco. Con questo nuovo codice Cer la classificazione della scoria cambierebbe completamente, risultando tra quelle identificate come pericolose nella tabella ministeriale. Un altro codice ancora era stato attribuito da uno dei primi periti del caso, il dottor Sanna, che aveva ipotizzato un codice Cer 11-02-07. In entrambi i casi, risultando un rifiuto pericoloso, la scoria Cubilot non avrebbe potuto aver accesso alla procedura semplificata di smaltimento che è stata poi utilizzata dall’ex Pertusola Sud.

Il Cic. Lo smaltimento della scoria si fa così più complicato dopo la fine del commercio del ‘Pescor’. La Pertusola Sud chiede consulenza anche al Ministero. Un membro del comitato tecnico-scientifico, Eleonora Fornasari, dà il suo parere a riguardo: “C’è una chiara necessità di miscelare le scorie stesse con altri materiali al fine di abbassare il tenore globale in arsenico del composto”. La spiegazione è semplice: “Tale scoria presenta problemi di tipo igienico-sanitario ed ambientale, legati sia alla sua composizione che alla capacità di cedere metalli se esposta al potere dilavante di soluzioni leggermente acide”, come risulta dalle dichiarazioni della Fornasari emerse dalle carte processuali. Lo studio della Fornasari termina col suggerimento di usare la scoria Cubilot per ‘pavimentazioni stradali’, dopo però averla “miscelata per ridurre la quantità di arsenico”. In particolare, il membro del comitato ministeriale considera la “scoria vetrosa più adatta ad essere mescolata con la ‘sabbia gialla Ciampà’”.

Un altro suggerimento dato dalla Fornasari è quello di integrare la ragione sociale della fabbrica, modificando l’articolo 4 dello Statuto sociale con un comma aggiuntivo che dovrebbe recitare: “Produzione materiale per miscele e conglomerati destinati all’edilizia e di additivi ferrosi per la produzione del cemento”. Anche questo elemento viene riportato dalle carte processuali presentate dall’accusa.

Sottofondi stradali. Nel 1997, l’ex Pertusola Sud smaltisce circa 2000 tonnellate della scoria Cubilot tramite la formulazione del ‘Cascoril’, usato per costruire rilevati e sottofondi stradali.

Il Cic (Conglomerato idraulico catalizzato). Tra il 1998 e il 1999 la scoria viene usata per la produzione del Cic, destinato alle “pavimentazioni stradali”. La produzione del Cic avviene tramite la mescolazione della scoria Cubilot (50%), di sabbia silicea di cava (39%), di loppa d’altoforno (10%) e di catalizzatore calcico in polvere (1%). La Pertusola invia quindi un ordine di acquisto all’Ilva di Taranto per “loppe granulate di altoforno”. Qui sorge però un altro problema: come scritto nelle carte processuali, “l’impianto di produzione del Cic avrebbe dovuto obbligatoriamente includere una apparecchiatura per la macinazione della loppa granulare. Dalla documentazione allegata non risulta la presenza di detta apparecchiatura: se ne deve dedurre che la loppa veniva utilizzata nella forma granulare fornita dall’Ilva”. In pratica, questo vuol dire che la loppa non poteva agire da legante e si può presumere che il Cic posto nei 18 siti “non si è consolidato in una massa alimentata ma è rimasto in forma sostanzialmente granulare e/o polverosa”.

I costi di smaltimento.
Il Pm, nella sua accusa, presenta anche un calcolo dei costi derivanti da questa operazione e quelli che invece avrebbe avuto uno smaltimento diretto della scoria. Quest’ultimo sarebbe costato, secondo le stime del Pm, circa 47 miliardi di lire. Tutto il processo per la formulazione e lo smaltimento del Cic sarebbe invece costato circa 17 miliardi di lire, comprendendo anche i costi di vendita del Cic alle due imprese edili che lo hanno poi usato per la costruzione di sottofondi stradali: la Crotonscavi e la Ciampà Srl. Queste due aziende, inoltre, avrebbero anche avuto vantaggi negli appalti a cui hanno partecipato in quanto venivano pagate per avere il materiale di costruzione e quindi nettamente favorite rispetto ad altre imprese che dovevano affrontare anche i costi di produzione. Per l’ex Pertusola Sud, comunque, è stato ipotizzato dall’accusa del Pm un risparmio illecito di quasi 30 miliardi di lire. Le cifre sono state fornite dalla stessa Syndial (società dell’Eni) quando ha provato a costituirsi parte civile nel procedimento. Richiesta rifiutata dal giudice.