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Carta 2.0: se dal web nascono i giornali

di    -    Pubblicato il 23/01/2009                 
Il giornalismo su carta è duro a morire. Nonostante la crisi, c’è ancora chi crede nella stampa e, di conseguenza, ci investe. Anche se il meccanismo è cambiato. Perché se molte testate cartacee muoiono e rinascono nel web, ne subentrano altre che trasferiscono logiche e contenuti dell’informazione in rete su giornali di carta. E’ il “reverse publishing”, la tendenza a creare nuove testate da una costola del web e a riproporre a mezzo stampa gli articoli già pubblicati in online. Prodotti editoriali spesso creati dal basso, con poche risorse, e che fanno propri i linguaggi della rete. 

L’ultimo nato è OpenHouse, un mensile ideato a Urbino da Tano Rizza, uno studente che collabora da anni con Girodivite.it e creato proprio grazie all’appoggio della struttura editoriale del sito web e alimentato da una ventina di studenti del corso di laurea specialistica in Editoria Media e Giornalismo. E’ “il figlio minore di un progetto online”, precisa Rizza.

E da Chicago arriva un’altra novità. Il 27 gennaio verrà inaugurato un giornale offline contenente articoli scelti tra i siti locali. The Printed Blog, che uscirà anche a San Francisco e, presto, a New York, verrà stampato direttamente nelle sue diverse aree di distribuzione.

Insomma, mentre fino a poco tempo fa era internet ad affiancare le testate di carta, oggi accade insomma anche il contrario.

“E’ normale che molti siti di informazione abbiano cominciato a ricorrere anche a delle edizioni cartacee – spiega Pino Rea, coordinatore del gruppo di lavoro Lsdi (Libertà di stampa/diritto all’ informazione) – perché non ci sono solo le linee rette, ma anche le curve: un intreccio complesso fra carta e online, gratuito e a pagamento”. “La carta – aggiunge – continua ad esercitare un fortissimo potere di attrazione anche perché ad essa resta in ogni caso legata la sensazione della qualità”.

L’espressione reverse publishing è stata coniata da SharedBook, un sito newyorchese fondato nel 2002 per aiutare gli utenti a creare pubblicazioni basate su contenuti provenienti da internet. La logica è trasferire su un supporto cartaceo testi e immagini ricavate dal web. Così SharedBook nella sua homepage usa espressioni come “Web to print” e “Blog2print”, a indicare che i blog hanno un ruolo centrale nella produzione dell’informazione.

Fondamentale in questi casi è il suo carattere locale. OpenHouse , per esempio, sbarca a Urbino per fare degli studenti della città ducale dei “produttori di cultura”. Anche la raccolta dei proventi pubblicitari è legata al territorio. La rivista, infatti, si sostiene grazie alla fiducia di piccole aziende ed esercenti della zona, proprio perché la distribuzione in loco (dovuta anche alla tipologia dei contenuti, spesso legati alla realtà urbinate) garantisce loro una visibilità tale da giustificare il finanziamento.

All’estero gli esperimenti di questo genere sono più numerosi.

L’esperimento di Printed Blog, del quale ha parlato nei giorni scorsi un articolo del New York Times, prevede che i contenuti cambino da zona a zona, in modo da creare una pubblicazione di massimo interesse per la comunità di riferimento. E per gli sponsor locali. L’investimento iniziale è di 15.000 dollari. Trecento blogger hanno già dato il consenso per la pubblicazione dei loro scritti. L’obiettivo dell’editore, Joshua Karp, arrivare alle due uscite al giorno. Intanto, si parte con un settimanale.

A Chicago c’è anche Triblocal, creato dal Chicago Tribune. In questo caso la localizzazione della notizia si fa ancora più accentuata. Gli autori della piattaforma, lanciata nel 2007, invitano i loro utenti a raccontare quanto avviene nel proprio quartiere, oltre a segnalare eventi, incontri, ricorrenze. Materiale che viene poi messo al vaglio per la pubblicazione su carta a cadenza settimanale, rivolta alla stessa comunità produttrice di notizie.

In Gran Bretagna c’è il gruppo editoriale Trinity Mirror, che all’inizio del 2007 ha inaugurato oltre venti siti locali nel nost-est del paese, dove diversi residenti affiancano i giornalisti tradizionali. Visto il buon riscontro del pubblico, a metà dello stesso anno l’editore ha deciso di stampare gli articoli migliori su nuovi settimanali distribuiti gratuitamente a domicilio.

Stessa periodicità per un’altra iniziativa che ha preso il via il 17 ottobre scorso, in Francia, giunta ormai alla tredicesima uscita. “Vendredi” è una rivista di otto pagine venduta al prezzo di 1,50€, con una tiratura di 50 mila copie. Un aggregatore di news a mezzo stampa figlio di una selezione effettuata sulla base di oltre 400 siti.

A detta del suo ideatore, Jacques Rosselin, l’obiettivo è sfruttare l’aspetto “tagliente” della rete. “L’informazione in rete ha raggiunto la sua maturità”, afferma Rossellin, che nella presentazione del suo settimanale ha spiegato come l’obiettivo del suo giornale sia quello di “trovare, valutare e selezionare le informazioni disponibili, identificare le buone fonti, reperire i punti di vista più lontani, verificare le informazioni, evitare i falsi scoop”.
Guida alla rete:

SharedBook
Trinity Mirror
Triblocal
The Printed Blog
Vendredi
Open House
Girodivite
Articolo New York Times su Printed Blog
Articolo Lsdi sul fenomeno web/carta

NOTA BENE: Questo articolo è stato aggiornato il 26 gennaio 2009. Per inserire l’annuncio di Printed Blog sono stati aggiunti il terzo e il nono paragrafo.

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