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Diritto allo studio: così gli studenti rischiano un taglio del 20%

di    -    Pubblicato il 11/02/2013                 
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URBINO – “Noi ci lamentiamo spesso ma a Urbino si sta bene, il diritto allo studio è garantito a tutti e lo standard è molto alto rispetto alle altre università” così ha raccontato uno studente di scienze politiche. Una città e un’università che “ti fanno vivere come in una bolla fatta di collegi, mense e giovedì sera. Vedi gente giovane, parli con gente giovane e le notizie che arrivano da fuori ti sfiorano appena”.

Ma che succede se le notizie che arrivano dal “mondo vero” rischiano di far scricchiolare il mondo artificiale degli studenti di Urbino? E’ questo il caso delle parole del ministro Francesco Profumo: “Stiamo lavorando per garantire il diritto allo studio. Fra pochi giorni ci sarà un decreto che premierà chi vale”.

Il decreto in questione è il decreto attuativo sul diritto allo studio – contenuto nella riforma Gelmini – che prevede una revisione sulla base del merito e del reddito nella distribuzione delle borse di studio. Il ministro ha garantito che si cercherà di favorire gli studenti svantaggiati e fuorisede e che non sarà l’ennesimo taglio alle borse di studio.

Non la pensano così i rappresentanti delle associazioni universitarie italiane che, dopo la prima vittoria con il rinvio del provvedimento nella conferenza Stato-regioni dello scorso 7 febbraio, stanno continuando a manifestare e a fare pressione per far desistere completamente dall’approvazione che verrà ridiscussa il prossimo 21 febbraio. “Toccare il diritto allo studio significa toccare la vita degli studenti” ha spiegato Antonio Astolfi, rappresentante degli studenti ad Urbino per l’associazione universitaria Agorà. “Il rischio è quello della rinascita di un’università per censo” ha dichiarato, denunciando i nuovi e più rigidi vincoli di accesso alle borse che farebbero diminuire i beneficiari del 45%.

Il decreto agisce su due lati: il merito, con l’aumento dei crediti minimi per mantenere la borsa di studio; e la condizione economica (Isee) cioè i limiti massimi per poter ottenere la borsa. Il limite attualmente previsto sarebbe di 20.124,71 euro ma il limite fissato è sempre inferiore e varia da regione a regione:
• 20.000 euro Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna
• 17.150 euro Toscana, Umbria, Marche, Lazio
• 14.300 euro Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna

Il decreto prevede inoltre l’introduzione di limiti di età per accedere alle borse: 25 anni per la triennale o magistrale a ciclo unico e 32 per la laurea magistrale. Non è prevista alcuna distinzione per chi abbia deciso di interrompere gli studi o per chi voglia riprendere l’università alcuni anni dopo. Questo comporterà una riduzione del numero degli studenti che rispetteranno i requisiti necessari, tanto che i rappresentanti degli studenti prevedono una diminuzione da 130 mila idonei a 89 mila.
A ciò si aggiunge la diminuzione dell’importo delle singole borse che è stata stimata del 18,3%, pari a 600 euro.

Così cambiano le borse di studio:

Situazione attuale in sede pendolare fuori sede
Importo lordo 1.848,95 2.704,27 4.905,40
Importo netto con riduzioni
per mensa e alloggio
1.248,95 2.104,27 2.205,40
Previsioni sul decreto
Importo lordo 1.800,00 2.650,00 5.250,00
Importo netto con riduzioni
per mensa e alloggio
1.100,00 1.950,00 1.210,00
Fonte: Unione degli universitari

Ultima clausola: per il primo anno non sono previste due rate (come avveniva fin ora) per l’erogazione delle borsa, ma due casi differenti:
• Se le regioni garantiscono servizi abitativi e ristorativi, l’erogazione della quota monetaria potrà avvenire in un’unica rata, senza anticipi, solo quando verranno raggiunti i 35 crediti, se conseguiti entro il 10 agosto.
• Altrimenti le quote della borsa saranno erogate in 3 rate:
1. 20% entro il 10 novembre
2. 30% al raggiungimento di 10 crediti (purché raggiunti entro il 15 marzo)
3. 50% al raggiungimento di 35 crediti (purché raggiunti entro il 10 agosto)

Il primo caso è quello che interessa maggiormente l’università di Urbino, dove l’Ersu si occupa dei servizi abitativi e ristorativi. Gli studenti del primo anno – denunciano i rappresentanti degli studenti – rischiano di rimanere senza un euro fino alla fine dell’anno o di dover anticipare gran parte dei costi del mantenimento agli studi.

Il decreto si inserisce nel piano di tagli, previsto dalla spending review del governo Monti, che con l’introduzione della riforma sulla tassazione, consente agli atenei di innalzare le tasse per tutti gli studenti non borsisti senza alcun limite. La manovra, colpirà soprattutto gli studenti extracomunitari e i fuori corso che sono circa il 40% . Previsti per loro aumenti medi intorno a 600 euro.

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