URBINO – Criticato, bistrattato da tutti (a parole), preso in giro dal suo stesso ideatore – l’allora ministro per le riforme Roberto Calderoni che lo definì una “porcata” - il sistema elettorale italiano andrà in pensione. Anzi no, sarà licenziato. Il 4 dicembre la Corte Costituzionale l’ha infatti definito incostituzionale in due delle sue parti, perché non rispettano il principio di democrazia.
- L’assegnazione di un premio di maggioranza (sia per la Camera dei Deputati che per il Senato della Repubblica) alla lista o alla coalizione di liste che abbiano ottenuto il maggior numero di voti e che non abbiano conseguito, alla Camera, almeno 340 seggi e, al Senato, il 55% dei seggi assegnati a ciascuna Regione. Questa parte è stata bocciata perché può portare alla formazione di un parlamento molto lontano da quello indicato dal voto degli elettori.
- La norma che stabilisce la presentazione di liste elettorali ‘bloccate’; liste cioè in cui i candidati sono indicati dal partito e non dall’elettore che non può perciò esprimere una vera preferenza.
In vigore dal 2005 e applicato per la prima volta nelle elezioni politiche del 2006, il Porcellum è il sistema elettorale che ha avuto vita più breve. Soli 8 anni. E adesso?
Adesso il Porcellum rimane, almeno formalmente perché la Corte non ha dichiarato la legge incostituzionale nel suo complesso ma solo nei due punti sovracitati. “Quello che cambia però è la sostanza. Se per ipotesi si dovesse andare a votare tra qualche mese – spiega il costituzionalista Carlo Magnani – gli italiani eleggerebbero il parlamento e il senato con una legge elettorale di tipo proporzionale puro. Del Porcellum rimarrebbe solo la soglia di sbarramento dell’8% al Senato e del 4 alla Camera”. Ma, come si sono chiesti molti (vista l’instabilità dell’attuale governo), se si andasse a votare domani come si farebbe? Esattamente come si è fatto finora. Porcellum puro, liscio, 100% porcata. La Corte Costituzionale ha infatti detto che gli effetti giuridici del suo pronunciamento si avranno solo dopo la pubblicazione delle motivazioni che avviene, di norma, dopo circa 60 giorni.