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“Parla con noi”: come funziona il centro antiviolenza di Pesaro-Urbino

di e    -    Pubblicato il 31/01/2014                 
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Da sinistra: l'assessora Daniela Ciaroni, un'operatrice del Cav e Graziella Bertuccioli

Da sinistra: l’assessora Daniela Ciaroni, un’operatrice del Cav e Graziella Bertuccioli

URBINO – Rompere il circolo della violenza si può. Per affiancare le donne che decidono di chiedere aiuto la Provincia di Pesaro Urbino, grazie alla legge regionale 32 del 2008, ha istituito il centro antiviolenza “Parla con Noi” in via Diaz 10 a Pesaro.

Una struttura che assicura sostegno sia psicologico che legale alle vittime. Nei casi più urgenti la Provincia mette a disposizione una Casa rifugio, dove le donne che non possono rientrare nelle proprie abitazioni ricevono accoglienza nei primi giorni.

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Il numero di persone che si è rivolto agli operatori del centro è aumentato vertiginosamente. Ad oggi non è ancora stato istituito un registro che monitori le violenze a livello nazionale, ma stando ai dati raccolti dal Centro “Parla con Noi”, al Cav nel 2013 si sono rivolte 108 donne, 47 in più rispetto al 2012. Nonostante ogni storia differisca dalle altre, a denunciare le violenze sono soprattutto donne lavoratrici tra i 40 e i 50 anni. Sono ancora poche le straniere che si rivolgono al centro (solo 16 nel 2012), ma molto si sta facendo per la loro sensibilizzazione.

Secondo Daniela Ciaroni, l’assessore alle Pari Opportunità e Graziella Bertuccioli, referente responsabile del Cav, le barriere culturali da abbattere sono tante. “Uno dei luoghi comuni più frequenti – dicono – è che la violenza avvenga fuori casa a opera di sconosciuti. In realtà la maggior parte degli abusi avviene tra le mura domestiche e sono soprattutto da parte di mariti o compagni”.

Si potrebbe fare molto per combattere una cultura che spesso etichetta come raptus le azioni violente, ma il problema quasi sempre è di tipo economico. La Regione e la Provincia stanziano circa 30.000 euro all’anno per finanziare l’attività del centro e della casa rifugio, una somma insufficiente a mantenere in vita le iniziative di supporto e sensibilizzazione e che limita molto l’incisività degli interventi.

Nella casa rifugio c’è posto solo per 4 donne e 3 minori che possono rimanere nella struttura meno di una settimana. Anche il Cav subisce forti limitazioni sulle proprie attività. Le donne che decidono di intraprendere un percorso di sostegno, possono godere di sei consulenze con uno psicologo e di due incontri con degli avvocati per avere informazioni legali.

violenza locandina

Il centro non riesce a far fronte alla crescente richiesta d’aiuto delle donne vittime di abusi. Un altro problema è l’instabilità dei fondi. “Avremmo bisogno – dicono Ciarloni e Bertuccioli – non solo di più fondi da parte della Regione e dello Stato, ma anche di un’erogazione stabile che copra il lungo periodo. L’incertezza economica mina l’efficacia delle nostre iniziative”.

L’amministrazione provinciale di Pesaro Urbino, per dare un supporto adeguato alle vittime di violenza, ha creato una rete che coinvolge svariati soggetti, dagli ospedali alle Asur, dalle forze dell’ordine ai Comuni. La volontà è quella di formare nelle diverse strutture cui si rivolgono le donne una “rete” di sostegno che sappia come aiutare la vittima di violenza che ancora non è del tutto consapevole di ciò che le sta accadendo. Perché la violenza, diversamente da quanto si possa credere, può iniziare prima ancora che venga sferrato il primo colpo.

“Spesso – affermano – le donne che si rivolgono a noi dopo essere state ripetutamente picchiate dal partner, non si rendono conto di aver subito per anni anche altre forme di violenza”. E aggiungono: “Oltre a quella fisica e sessuale, le donne possono essere vittime anche di violenza psicologica ed economica. Queste sono spesso sottovalutate, ma il ricatto economico o la sudditanza psicologica possono compromettere la vita di una persona tanto quanto un abuso fisico”.

Come è difficile tratteggiare il profilo della donna che subisce violenza, è altrettanto difficile identificare la tipologia dell’uomo “padrone”. “Sono spesso – dice Paola, operatrice del Cav – uomini con poca autostima, che cercano di affermare la propria persona. Non esiste differenza tra ricchi e poveri, tra colti e non istruiti. Anche se c’è stato un incremento di abusi soprattutto in seguito alla perdita del posto di lavoro. Inoltre un’altra caratteristica frequente è la dipendenza da droghe, alcol e gioco d’azzardo”.

Il centro è aperto il mercoledì dalle 8,30 alle 12,30 e il giovedì dalle 14 alle 18. Nei giorni di chiusura è attiva una segreteria telefonica aperta 24 ore su 24 al numero 0721/639014.

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