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Accademia e Isia, tagliati i fondi nella legge Stabilità. Perondi: “A rischio la qualità”

di    -    Pubblicato il 3/02/2015                 
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accademia2URBINO – Accademia di Belle Arti e Isia, Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Urbino sono allo stremo, strette dalla morsa di Provincia e ministero dell’Istruzione, rimane solo la Regione a cui chiedere aiuto. Il decreto di stabilità per il 2015 taglia un milione di euro. Lo ha denunciato mercoledì in Accademia il presidente Giorgio Londei durante la presentazione di un libro di incisioni dedicato a Paolo Volponi. Abbiamo risentito Londei e Luciano Perondi direttore dell’Isia per avere cifre precise.

I due poli artistici fanno parte delle scuole Afam, istituti di alta formazione artistica e musicale, svolgono attività nei settori delle arti visive, musicali, coreutiche, drammatiche e del design. In tutta Italia quarantaquattro accademie di belle arti e tre Isia, Roma, Firenze e Faenza, oltre a quella di Urbino.

I tagli dal ministero. La legge di stabilità del governo Renzi, in vigore dal nuovo anno, ha un paragrafo a loro dedicato. Alla voce “Riduzioni delle spese e interventi correttivi del ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca” si legge: “Le disponibilità sono ridotte di un milione di euro per l’anno 2015”.

Un taglio del 10%: di 10 milioni, quest’anno ne rimangono 9. La differenza dovrà essere spalmata su tutte le 132 istituzioni di alta formazione. Ma il decreto risponde anche a questo, il criterio scelto dal ministero per le riduzioni prende di mira le “istituzioni con più elevato fondo di cassa”.

Un principio che non va giù a Londei: “Chi amministra meglio è penalizzato, noi partivamo con un fondo cassa di 300mila euro che se non speso sarebbe stato perso. Con quei soldi abbiamo messo a posto i locali di scenografia, ora servono fondi per sistemare il cortile per l’ora d’aria”.

Fino a oggi l’Isia ha ricevuto dal ministero 400mila euro l’anno, “insufficienti perfino a coprire i corsi di base che ammontano a 440mila euro” racconta Perondi. Soldi che coprono il cosiddetto “contributo indistinto”,  riscaldamento, luce e stipendi dei professori a contratto, quasi la totalità dell’istituto perché professionisti quindi senza cattedra. Si parla di 62 docenti a contratto e solo 3 a tempo indeterminato. “Sono le tasse degli studenti a permettere che il sistema non collassi – aggiunge il direttore – il design è uno degli elementi che ci rappresenta, è come se la Germania smettesse di investire nella tecnologia o gli Stati Uniti nell’informatica. È un suicidio non pensare ad Accademia e Isia”.

Niente più fondi dalla provincia. A livello provinciale la situazione non migliora. Il contributo per le utenze normalmente erogato,  intorno ai 70-100mila euro per l’Isia, non è più versato dal 2012. Stesso problema per l’Accademia, a secco dal primo gennaio 2014, un taglio di oltre 100mila euro. E non ha paura il presidente Londei a batter cassa alla regione: “Ho chiesto all’assessore alla Cultura Pietro Marcolini che ci sia una divisione di competenze tra regione e provincia, anche le Marche devono fare la loro parte”.

Per Londei, anche ex presidente dell’Isia, una soluzione sarebbe accedere al piano “La Buona Scuola” del decreto di stabilità: “1.000 milioni di euro per l’anno 2015, 3.000 milioni di euro a decorrere dall’anno 2016″. Una fetta della torta che riguarda però solo gli istituti scolastici e lascia fuori università e centri di alta formazione.

“Per noi rientrare nel piano sarebbe un problema – fa notare Perondi – vorrebbe dire abbassare il valore del nostro titolo di studio, ora equivalente a una laurea. A noi interessa invece accedere ai fondi di ricerca anche per poter attivare dottorati, a oggi possibili solo grazie a finanziamenti privati”.

I problemi secondo Londei non finiscono qui: “I nostri 500 studenti non possono studiare online, hanno bisogno di aule e quelle dell’Accademia sono troppo piccole. Stiamo pensando di restaurare i sotterranei per fare delle classi. Spazi più grandi vorrebbe dire più iscritti, la qualità non dipende dal numero degli studenti”.

Di idea opposta è invece Perondi: “Non vorremmo essere costretti ad aumentare le tasse (circa 1400 euro per il triennio, 1800 per la specialistica) o il numero degli studenti per classe, andrebbe a discapito della qualità dell’insegnamento. Già senza tagli saremmo al limite della sopravvivenza”. L’istituto infatti nasce con il numero chiuso, 250 posti disponibili, e anche se si potrebbe triplicare il numero degli studenti, l’Isia preferisce rimanere un’isola felice, soddisfacendo solo il 10-20% delle domande che giungono ogni anno.

Due importanti centri riconosciuti anche all’estero: l’anno scorso l’Isia ha accettato 11 professori con il programma Erasmus per docenti. Stesso discorso per gli studenti: Cina, Grecia, Turchia, Lettonia, Inghilterra e Irlanda, sono solo alcuni dei paesi di provenienza. Talenti che una volta diplomati hanno successo internazionale: “Siamo una parte fondamentale del made in Italy e produciamo lavoro, da noi le percentuali di assunti sono tra più alte” conclude Londei.

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