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Tribunale Urbino, Nitri: “Situazione precaria”. E fa tre richieste al Governo (Videointervista)

di e    -    Pubblicato il 20/02/2015                 
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Il presidente del tribunale di Urbino Francesco Nitri

Il presidente del tribunale di Urbino Francesco Nitri

URBINO – Tre richieste per il ministro della Giustizia Andrea Orlando: la copertura del personale amministrativo, ora sostituito dagli stagisti, il passaggio di alcuni comuni dal circondario di Pesaro a quello di Urbino, e la manutenzione dello stabile di via Raffaello, danneggiato dal passare degli anni e dal maltempo.

Il presidente del tribunale di Urbino Francesco Nitri prova così ad aggiustare il guasto alla macchina giudiziaria che si è trovato a guidare lo scorso giugno. Quando, aggirato il decreto sulla chiusura dei piccoli uffici giudiziari, il palazzo di Giustizia urbinate ha dovuto fare i conti con le falle rimaste aperte. E con la pioggia, quella di procedimenti orfani di sentenza, e quella vera, che cade da un tetto ancora scoperto.

Il tribunale di Urbino è tra i più inefficienti tra i piccoli uffici giudiziari italiani. Come si spiega?
Le pendenze si sono accumulate dopo la proposta di chiusura del Tribunale, nel 2012. L’incertezza sul futuro del palazzo di Giustizia (prima nella lista di quelli da chiudere, poi depennato, ndr), ha portato il Csm e il Ministero a rimandare la copertura dei posti di lavoro. Dopo che ne è stata decisa la sopravvivenza, c’è voluto del tempo per rimettere in moto la macchina giudiziaria. L’organico dei magistrati è al completo da poco, e stiamo ora riesaminando le pendenze maggiori, quelle civili, che interessano direttamente i cittadini.

Ci sono anche sette procedimenti pendenti da prima del 2000.
Anche i sette procedimenti saranno portati a conclusione. Io stesso sto riesaminando le pendenze civili, come le udienze di separazioni e divorzi o le procedure fallimentari, e approfondirò personalmente la questione.

Qual è oggi il problema maggiore?
Il personale amministrativo è carente. In molti sono andati in pensione senza che il loro posto fosse occupato, e tiriamo avanti con personale precario. Giovani stagisti molto preparati che, nella speranza di un impiego, accettano di lavorare senza stipendio e finiscono con lo svolgere ruoli di contorno e supporto che spetterebbero ai dipendenti dell’amministrazione. Colpa della burocrazia: la cancelleria fallimentare, ad esempio, ora è scoperta nonostante la domanda di trasferimento di una collega sia stata accolta già da due mesi.

Se potesse avanzare tre richieste al ministro della Giustizia, cosa vorrebbe per il tribunale di Urbino?
Per prima cosa la copertura del personale amministrativo, che potrebbe realizzarsi sfruttando la mobilità dei dipendenti delle Province, annunciata dal Governo. Abbiamo già ricevuto diverse domande da parte di alcuni impiegati, ma i tempi sono ancora una volta dettati dalla burocrazia. In secondo luogo la revisione delle circoscrizioni: molti comuni potrebbero passare dal circondario di Pesaro a quello di Urbino, alleggerendo il primo tribunale e potenziando il secondo. Abbiamo presentato un progetto a riguardo – firmato dal procuratore della Repubblica Alessandro Cannevale – ma dal Ministero nessuna risposta. Qualche parlamentare locale potrebbe farsene portavoce, penso ad esempio all’onorevole Alessia Morani, eletta in questo circondario. E pensare che c’è addirittura chi parla ancora di una nostra fusione con Pesaro.

Faldoni in Tribunale

Faldoni in Tribunale

Cioè?
Sono circolate nuove voci su una possibile soppressione del tribunale di Urbino, ipotesi che smentisco. Anzi, posso dire che se ci fosse stata la fusione tra i due tribunali la situazione ora sarebbe davvero tragica. Perché anche a Pesaro, dove ho prestato servizio fino allo scorso giugno, c’è una lunga coda di cause sia civili che penali, e si decidono molte prescrizioni. La revisione del circondario è allora la soluzione più ragionevole, se si vuole bene alla giustizia e al cittadino.

Manca ancora la terza richiesta.
Chiederei la manutenzione del nostro stabile, che di fatto non c’è mai stata. Abbiamo infiltrazioni nei soffitti e un tetto gravemente danneggiato da tre anni. Iniziati ad agosto del 2013, i lavori sarebbero dovuti finire a giugno dell’anno scorso, ma il cantiere è ancora aperto e non so più come sollecitare la ricostruzione. Per di più, le ultime piogge hanno allagato alcuni locali che siamo stati costretti a sgomberare. Un’intera cancelleria è stata spostata nell’ufficio del Gip, e anche stringersi ora diventa difficile.

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