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Complessità contro semplificazione. Così la cultura “si oppone” alla politica

di    -    Pubblicato il 16/04/2015                 
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Loredana Lipperini, Radio Tre PERUGIA – Cultura è dibattito e complessità. La politica invece “semplifica i concetti limitando la discussione tra ben selezionati soggetti per non fare emergere le sue contraddizioni”. Queste le parole di Wu Ming 2 intervistato dal Ducato a margine della conferenza Cult-news. L’informazione culturale fra mainstream e web, al Festival del Giornalismo di Perugia.

Wu Ming è un collettivo di scrittori che, basando il proprio lavoro sulla narrazione, sviluppa temi di politica sociale e memoria storica. Gli strumenti che utilizzano per narrare la cultura vanno dal romanzo al blog. I testi sono il frutto di un lavoro in cui le idee di una comunità, formata da scrittori e utenti, creano un unico prodotto culturale interagendo tra loro. “Ci siamo accorti – racconta Giovanni, Wu Ming 2 – che il contributo di alcuni lettori arricchiva la discussione. A quel punto abbiamo deciso di includerli nella nostra redazione informale”. Questo crea complessità intesa come approfondimento.

Per comprendere come la contrapposizione di pensieri sia importante per ottenere discussioni profonde e non banali in grado di generare cultura, lo scrittore porta come esempio il blog Giap utilizzato dal collettivo Wu Ming e nello specifico la moderazione dei commenti.

“Su alcuni temi particolarmente sentiti blocchiamo i commenti per 48/72 ore in modo da poter far digerire meglio i contenuti – spiega lo scrittore – evitando che vengano scritti a caldo e senza far maturare i concetti. Noi li abbiamo sempre moderati arrivando ad avere lettori e commentatori consapevoli. La democrazia diretta del commentare liberamente non funziona”. Ma per aprire la cultura a un pubblico più ampio è necessario “utilizzare senza dubbio la narrazione. La scrittura romanzesca, il libro in forma narrativa è uno degli strumenti con cui si può trasmettere cultura a un pubblico più ampio. Oggi la narrazione viene utilizzata un po’ per tutto dalla politica al cibo. Da Farinetti a Renzi c’è poca differenza. Qui viene attuata una semplificazione della realtà che banalizza i concetti”.

Parlando di cultura la complessità è quel processo per cui un concetto viene approfondito, pensato, capito e infine narrato. Al suo opposto c’è la semplificazione intesa come banalizzazione di pensieri che, al contrario di quanto possa sembrano, non facilita la comprensione.

Anche per Loredana Lipperini, giornalista di Radio 3, la cultura si sviluppa dalla complessità. “Il primo passo è iniziare a usare parole pensate. Molte persone vivono nell’inconsapevolezza di utilizzare parole sbagliate. Bisogna ridare il giusto peso alle parole. Gramellini dice che un tweet è solo un tweet ma invece è molto di più. Nel web ho notato che c’è molta più consapevolezza tra i giovani che tra quelli che dovrebbero essere i loro modelli”. Per la giornalista si può aprire la cultura a un pubblico più vasto partendo dalla scuola. In pratica essere istruiti alla cultura e ottenere così strumenti per ricercarla in ogni contesto. “La rete è utile – spiega – se ci si arriva con consapevolezza perché altrimenti ci si può smarrire. Parlare di cultura del web è sbagliato mentre è giusto parlare di cultura nel web”.

Loredana Lipperini ha anche analizzato lo stato attuale dei lettori in Italia: “Il 46% legge un libro all’anno e la percentuale dei lettori forti è in drastico calo. In Italia oggi ci sono più scrittori che lettori perché con i social network è facile farsi pubblicità. E’ più difficile conquistare il pubblico. Si sta sempre di più allargando la forbice tra produzione di libri culturalmente alti e quelli meno. Tra di loro in passato si inserivano i libri popolari, narrativi. Oggi sono praticamente scomparsi. In Italia per il momento non abbiamo libri del genere Cronache di ghiaccio e di fuoco“.

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