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Ben Wizner (avvocato di Snowden): “A due anni dal caso Nsa non è troppo tardi per intervenire”

di e    -    Pubblicato il 17/04/2015                 
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PERUGIA – Lo scandalo Nsa risale al 2013 ma le sue conseguenze sono appena cominciate secondo Ben Wizner, avvocato di Edward Snowden che in un’intervista al Ducato afferma: “Non è troppo tardi per discutere dei metodi di controllo che gli Stati applicano sui cittadini”. A margine della conferenza “Edward Snowden e il dibattito su sorveglianza e privacy”, al Festival del giornalismo di Perugia, il legale dell’ex tecnico di Cia e Nsa ci ha spiegato come il mondo sia solo all’inizio del percorso che dovrebbe portare maggiori diritti ai cittadini.

“La cosa più importante che Edward ha fatto – ha affermato Wizner – è aver portato la questione del controllo governativo all’attenzione di tutti. Ora sta a noi decidere come spingere i governi a legiferare. La cosa fondamentale però è parlarne. Negli Usa il dibattito ha portato a delle riforme del sistema mentre in altri Paesi – come Canada o Francia – i governi sembrano aver assunto persino maggior controllo”.

Il fatto. Nel giugno del 2013 Edward Snowden rivelò al mondo intero i segretissimi programmi di sorveglianza di massa applicati dall’agenzia governativa degli Stati Uniti su milioni di persone. In seguito a questa rivelazione, l’informatico americano stato accusato di aver rubato e rivelato informazioni sensibili alla stampa. Da allora vive in Russia dove ha trovato asilo politico per scampare ad una pena assicurata. “La speranza è di riuscire a riportarlo a casa presto, senza che debba scambiare la sua libertà con una tenuta da carcerato. La sua reputazione nel mondo è straordinaria, superiore a quella che ha negli Stati Uniti”.

Snowden al Festival. A distanza di due anni dalla rivelazione Snowden ha deciso di partecipare in diretta Skype al Festival di Perugia per raccontare la sua storia. L’Italia è uno dei tanti paesi in cui ha fatto richiesta di asilo politico nonostante il suo avvocato non voglia tornare su questa vicenda:” So che quando si trovava intrappolato nell’aeroporto di Mosca ha mandato più di venti richieste ma non ricordo esattamente dove”.

L’hacking made in Italy. Diverse società private, tra le quali l’italiana Hacking Team, sono sospettate di fornire ai governi gli strumenti per spiare e controllare i cittadini. Quello della Dea, l’agenzia antidroga americana, è il primo caso comprovato di un’agenzia statunitense diventata cliente dell’azienda. Alla domanda se sia un rischio che alcune società occidentali forniscano sistemi di controllo ai governi l’avvocato di Snowden ha risposto che è “difficile regolare questo mercato così come lo è per il mercato delle armi. Dobbiamo riflettere seriamente se, come società libere, ci sentiamo a nostro agio con l’idea che alcune nostre aziende favoriscano le dittature in giro per il mondo”.

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